Il piccolo Marcus trascina Mathias, il fratello minore, in una casa abbandonata. Affascinato da quel luogo, gli comunica che, essendo divenuti orfani, e non avendo nessun che si prenda cura di loro, possono vivere liberi in quel rifugio immerso nel verde, a due passi da un fiume.
Passano gli anni. Mathias (Simone Baroni), operatore di un Servizio di Salute Mentale, ha perso in contatti con il fratello e un giorno riceve una telefonata.
Marcus (Riccardo Canzoni), è fuggito dall’ospedale dove era ricoverato, e versa in una condizione psicopatologica alquanto precaria. Mathias, si reca, allora, nella casetta abbandonata e scopre che il fratello, dopo averla arredata alla buona, ha deciso di vivere lì.
Mathias e Marcus, storia di due fratelli che si ritrovano dopo anni
Mathias prova a farlo ragionare e gli ricorda che non può abitare in una casa che non ha né luce, né acqua. Gli fa notare, inoltre, che i mobili cadono a pezzi e che il divano ha un tessuto completamente sdrucito e impolverato.
Marcus non dà importanza ai rilievi del fratello, ci scherza su e lo invita a trasferirsi lì e a vivere con lui. Dopo un salto al fiume e qualche schermaglia giocosa tra i due, rientrati nella casetta, la tensione sale alle stelle.
Mathias prova a convincerlo a curarsi e Marcus lo irride. Avendo intuito che il fratello non gli darebbe ascolto, per stanarlo da quel luogo, dà fuoco ai mobili e alle suppellettili. Un finale drammatico e struggente chiude la vicenda.
Dall’Acqua punta sul topos della casetta abbandonata
Maurizio Dall’Acqua dirige un corto inondato di poesia, che mette in campo due fratelli, legati da un affetto profondo, ma completamente diversi tra loro.
Il regista sceglie un topos narrativo più volte proposto al cinema (una casa abbandonata), simbolo dell’impossibile e regressivo ritorno nel grembo materno, e lascia che la prima parte, grazie alla fotografia di Mirco Sgarzi, sia inondata di una luce tersa e accecante.
Da un lato Marcus, eterno bambino, sogna un’impossibile reunion con il fratello; Mathias, dal canto suo, più adulto e strutturato di lui, sin dalle prime battute, prova, invano, a riportarlo su un piano di realtà.
Nella seconda parte, girata quasi tutta all’interno della casetta-rifugio, in sintonia con gli stati d’animo dei protagonisti, l’atmosfera, più crepuscolare, è ricca di luci e ombre.
La storia del cinema è piena zeppa di storie su fratelli che si incontrano a distanza di tempo e si scontrano e si rinfacciano colpe, delusioni, frustrazioni e abbandoni.
Dall’Acqua non si discosta da questo cliché, ma ha il merito di proporre un finale inaspettato e spiazzante, che finisce per mescolare, in un colpo solo, le carte in tavola. Avvolgenti le musiche di Aldo Dursi.
Il corto sarà presentato nell’ambito del RIFF.
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