1976, Palazzo Nardini, via del Governo Vecchio 39, Roma. Un gruppo di donne occupa il palazzo fingendosi una troupe cinematografica. Nasce il primo luogo in città liberato, autonomo, autogestito, unicamente dalle e per le donne. Le cose in frantumi luccicano mostra i resti di quelle stanze, le scritte sulle pareti, le tracce di un movimento straordinario ed unico. Spazio ormai sfibrato, stanco eppur vivo nelle memorie che riaccende. Un luogo pregno di vita, storia e ricerca, la cui anima non si esaurisce tra le sue mura.
Le immagini del passato dialogano con lo stato attuale del posto, mentre le diverse voci femminili narrano un pezzetto della loro storia, accompagnando la nostra visione e perlustrazione del luogo. Testimonianze di resistenza, dolore, solitudine, ma anche di una collettività ritrovata. Una soggettività nuova che si nutre di molteplici identità. Costellazioni di corpi di scoperta e confronto. Le donne non sono più sole, condividono problematiche, desideri, paure, violenze. Il personale diventa politico. Una battaglia necessaria per la libertà, la giustizia, il diritto di espressione, di essere viste e riconosciute. Tra le iniziative portate avanti: la lotta per il diritto all’aborto e per la legge contro la violenza di genere, il consultorio e il self help, la redazione di un giornale e radio, i collettivi politici, artistici e intellettuali.
Femminismo è Festa
Ne Le cose in frantumi luccicano la volontà delle donne di ieri e di oggi d’incontrarsi, condividere e farsi collettivo emerge più che mai. Dapprima ascoltiamo delle giovani adolescenti discutere su maternità, stereotipi sociali e violenza di genere. Poi, un gruppo di donne adulte riflettono sulla spinta rivoluzionaria, sui propositi e le criticità del Movimento di Liberazione della Donna, di cui erano parte. Successivamente, scopriamo le realtà di alcune donne trans della città, uno scorcio autentico al di là di ogni stereotipo. Il movimento femminista evolve, riflette su se stesso, ed acquisisce facce nuove, altre battaglie. Un flusso che travolge le diverse epoche. Un onda che porta a galla necessità antiche ed attuali. Una rivoluzione culturale indispensabile tanto nel passato quanto nel presente, nella difesa dei diritti conquistati e nella lotta per ciò che ancora manca, ferisce, uccide.
Entriamo nelle case delle donne di oggi, comunità vitali e fondamentali del territorio romano: Donne de Borgata, Lucha y Siesta, ex Occupanti del Governo Vecchio, le studentesse del Liceo Virgilio, la comunità di Alexandra, la Tenda Rossa e la doula. Ognuna di queste realtà si è fatta protagonista per una porzione di film, fino a confluire, tutte, nella scena finale di partecipazione e sorellanza nel corteo del 25 novembre. Coro unico di voci, genealogia viva, cicatrici che luccicano.