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Approfondimento

‘Daisy Edgar-Jones’: la It Girl di Hollywood

L’attrice inglese dopo "Normal People" sembra aver abbracciato la corrente hollywoodiana giusta. Film autoriali e blockbuster non eccessivamente patinati. Ma il suo segreto sembra risiedere in una personalità che si rispecchia nella recitazione. Una It Girl un po' naïf e un po' d’altri tempi

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Daisy Edgar-Jones

Ne ha fatta di strada la Marianne televisiva di Sally Rooney. Fresh, La ragazza della palude, Twisters, sono solo alcuni recenti titoli che inquadrano l’intelligente e versatile carriera di Daisy Edgar-Jones. Ciò che colpisce dell’attrice inglese è aver mantenuto uno stesso ruolo nell’approccio ai suoi personaggi. È sempre comunque rimasta la protagonista di Normal People. Due passi dietro al suo personaggio, e due in più rispetto alla narrazione.

Daisy Edgar-Jones sembra essere dipendente da donne inermi, statiche, per poi far venir fuori tutto il suo potenziale una volta che capisce il ruolo e lo fa suo. Una caratteristica non molto distante dal Michael Corleone di Al Pacino. Ma Daisy Edgar-Jones rappresenta anche il recupero delle It Girl. La ragazza della porta accanto e l’anti diva contemporanea.

Il successo di Normal People, l’horror dramedy di Fresh – Daisy Edgar-Jones

È difficile trovare un fidanzato e soprattutto mantenerlo, e Daisy Edgar-Jones, sia nella serie che nel film, non si distacca mai da questo problema. Normal People e Fresh sono senza dubbio due prodotti diversi. L’uno un romanzo di formazione, l’altro un body horror che gioca sul grottesco. Ma Marianne e Noa sembrano quasi derivare dallo stesso mondo, essere la stessa persona. Normal People nel 2020 fu quasi un fenomeno mediatico alla pari del successo del libro. Interpretato assieme alla co-star Paul Mescal, anche lui oggi richiestissimo, la serie Hulu affronta una travagliata storia d’amore nata nella contea irlandese e continuata a distanza di tempo nel College di Dublino. La regia neorealista  favorisce una struttura relazionale ben calzante tra i due protagonisti.

Ma l’interpretazione di Daisy Edgar-Jones è fin da subito un caso particolare. Marianne è oggetto del desiderio di Connell, manipolata, soggiogata e poi lasciata come quei passatempo segreti che prima o poi devono finire. Più però della classica evoluzione del personaggio femminile favorita dal salto temporale e dalla storia, Daisy Edgar-Jones assume fin da subito le sembianze dell’indecisione e le titubanze non solo della sua generazione.

Marianne viaggia a metà tra la nouvelle vague e l’adult drama. Una dimensione che l’avvicina a prototipi femminili alla Jean Seberg, e pur tuttavia con tutta quella forza d’emancipazione femminile dei millenials. Daisy Edgar-Jones è un’inguaribile romantica, oggetto di una mascolinità tossica, ma anche un personaggio carismatico che vuole scoprire il sesso e che non accetta di non avere il controllo. Marianne passa tutte le varie fasi della donna nella love story. Dipendente e donna da cui dipendono gli altri, brutto anatroccolo e perfetto pavone antieroico.

Due passi indietro, due passi avanti – Daisy Edgar-Jones

E in Fresh, il film Disney+ con Sebastian Stan, Daisy Edgar-Jones adotta quasi lo stesso schema. Stufa dei fallimenti su un app d’incontri, nel supermercato l’alter-ego dell’attrice inglese incontra l’uomo dei sogni. Un chirurgo dai modi gentili e dallo sguardo enigmatico. Prima di essere drogata e finire tra le merci del mercato cannibale. In Noa si vede tutta la bravura di Daisy Edgar-Jones, in un film che sembra voler citare Hostel  senza crederci fino in fondo. L’attrice inglese salva letteralmente il film con un lavoro recitativo molto interessante dal punto di vista drammaturgico. Lo straniamento brechtiano che adotta l’ex Marianne per metà film ha due motivazioni. Trasformare l’horror in una commedia romantica e Noa in un personaggio vendicativo che non ha paura di sporcarsi le mani quando serve. Due passi indietro e due passi avanti, distante e vicino al personaggio. Uno schema che Daisy Edgar-Jones ripeterà con un certo successo nella sua breve ma folgorante carriera.

Il passo verso Twisters e il cinema di genere

Prima di abbracciare il suo vero primo blockbuster, Daisy Edgar-Jones opportunamente compie scelte in linea con la carriera d’autore. È una It Girl Daisy, e non ha troppe opzioni a parte quella di essere il contrario che Hollywood vuole. Essere l’attrice sex-symbol non fa per lei proprio perché totalmente opposta ai canoni del suo tempo. Nel 2022 è protagonista di un film e un’altra serie. La ragazza della palude e Under the Banner of Heaven in coppia con Andrew Garfield. Il film di Olivia Newman è un survivor movie su una ragazza che vive e si adatta alla palude. Tra il romanzo di formazione e il legal drama, Daisy Edgar-Jones non lascia mai il suo solito ruolo: la sad girl in cerca dell’amore giusto con cui essere felice. Ma è anche una storia di violenza e libertà femminile, un film dove l’attrice inglese dimostra di sapersi ben destreggiare nel genere drammatico.

Da sad-girl ad action-girl

Under the Banner of Heaven è un’altra prova per la Jones in un ruolo impegnato. La Marienne di Normal People è una mamma morta ma più viva che mai. L’uso dei vari flashback ricostruiscono una verità di imposizione e violenza religiosa, e la Jones mette in luce tutte le ombre del fondamentalismo della fede. Di certo il grande passo per Daisy Edgar-Jones è il remake/reboot del catastrofico Twisters diretto dal regista di Minari e prodotto da Steven Spielberg. Il mirabolante blockbuster estivo ha nel suo arco più effetti da consumato disaster movie che qualcosa rilevante da raccontare, ma anche qui non si può non notare la capacità dell’attrice inglese di trovarsi comunque a suo agio con l’action e il cinema di genere. Da scienziata climatica non fatica a trasformarsi in cacciatrice di tornadi, calzante nel vorticoso dinamismo del film. E non è da tutti passare dal cinema indi ad una odierna Lara Croft.

Daisy Edgar-Jones, con in cantiere On Swift Horses insieme a Jacob Elordi, è indubbiamente una delle attrici del momento, del presente e del futuro. Con quel visino un po’ impacciato che non smette di brillare.

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