Sarà presentato al Linea d’Ombra Festival di Salerno, nel concorso LineaDOC, Olympic Halftime. Documentario di Haruna Honcoop del 2023, prodotto dalla D1 Film, che mostra il lato delle Olimpiadi di cui nessuno parla ma che tutti hanno sentito e subito.
Aruna Honcoop è una regista di documentari ceco-giapponese, ha debuttato con Buil to Last – Relics of Romanian-era Architecture, un saggio cinematografico sperimentale premiato al Festival Archfim Lund, e il suo cortometraggio True of False, che ha vinto un premio al Festival This Human World di Vienna.
Olympic Halftime: la sinossi
Olympic Halftime è incentrato sull’architettura e l’urbanistica delle città olimpiche. Si viaggerà ad Atene, Tokyo, Pechino e Parigi, tra sbalzi temporali e ambientali rappresentanti l’altra faccia delle Olimpiadi.
Haruna Honcoop, attraverso dichiarazioni di cittadini del posto, riprese inedite ed esplorazioni in luoghi ormai abbandonati, ci permetterà di conoscere ciò di cui la gente non parla ma che le città ospitanti i giochi olimpici hanno subito e sentito. I costi molto elevati per la costruzione ex novo delle residenze, degli stadi, dei centri acquatici e di tutto ciò che è necessario a sostenere l’enorme evento delle Olimpiadi, ha portato a crisi economiche, rilocazione di interi quartieri e problematiche generali alla cittadina ospitante.
Ma vediamo più nel dettaglio ciò che la regista ci ha permesso di conoscere.
The White Elephant
Il documentario inizia portandoci a Pechino, città olimpica nel 2022, dove la regista e il suo compagno di avventure Jiang, un fotografo cinese, esplorano un campo di pallavolo abbandonato.
Chiamerà queste tipologie di luoghi abbandonati post-olimpiade, all’interno del lungometraggio, White Elephant, cioè Elefanti Bianchi.
Il termine deriva da un antico detto Thailandese. Il vecchio Re di Siam (oggi la Thailandia) era solito usare gli elefanti bianchi come simbolo della loro forza, in quanto era molto costoso mantenere degli animali ritenuti così sacri senza poterli utilizzare per il lavoro. Il Re presentava, quindi, questi animali ai nemici come simbolo del loro onore e simbolo del fatto che avrebbe portato i rivali ad una certa rovina finanziaria.
Per gli edifici inutilizzati, come gli stadi olimpici, è utilizzato questo termine, in quanto vengono considerati utili per quel breve periodo olimpico per poi essere abbandonati e considerati senza futuro.
Tempi diversi, luoghi diversi, stesso risultato
Il primo conto alla rovescia olimpico è partito nell’Antica Grecia, precisamente ad Olympia nell’ottavo Secolo a.C. Sono stati dei giochi realizzati in onore di Zeus, come delle cerimonie religiose e, da quel momento, avvennero ogni 4 anni sempre ad Olympia, fin quando Teodoro non le ha vietate.
È stato costruito, in occasione di questi giochi, il Panathenaic Stadium, il più antico stadio al mondo, realizzato in maniera semplice e poco costosa, caratteristiche che gli hanno permesso di sopravvivere per oltre 25000 anni. I giochi non tornarono più ad Olympia, e lo stadio divenne un museo.
Questo “modus operandi” lo si ritrova in occasione di ogni olimpiade moderna. Si sceglie una città come ospitante e si vanno a costruire edifici, i quali però non sono più semplici e poco costosi, ma tutto il contrario.
Possiamo prendere come esempio Atene. Le prime Olimpiadi moderne organizzate nella città, circa 130 anni fa, sono state così costose da essere vicine a rovinare l’economia del paese. Quando i giochi olimpici tornarono poi nella cittadina nel 2004, è stato costruito un nuovo complesso olimpico e tutte le infrastrutture sono state modernizzate. Ora, però, molte di queste strutture sono abbandonate.
Come afferma, in una testimonianza all’interno del documentario, Panayotis Tournikiotis, Preside della facoltà di architettura di Atene:
“Il problema delle Olimpiadi è che non abbiamo mai organizzato il giorno dopo, cioè cosa succede dopo che lo sport finisce. Arriviamo ad abbandonare le strutture perché non abbiamo un piano strategico per il loro riutilizzo e, 10 anni dopo, gli edifici senza un utilizzo, sono inutili.”
Le Olimpiadi di Atene sono finite per costare 16 miliardi di dollari, dieci volte il costo stimato, portando, nel 2008, alla più grande crisi economica a colpire il paese. Alla fine, Atene si è ritrovata a vendere le tenute olimpiche abbandonate da 15 anni a delle compagnie private, ma dopo 20 anni, i greci ancora sentono il danno economico.
All’interno di Olympic Halftime, la regista Haruna Honcoop salta da una città ospitante all’altra e da un periodo all’altro, prendendo in considerazione tre città: Tokyo, Pechino e Parigi. Si sposta mostrando la costruzione dei nuovi edifici moderni che saranno dedicati alle varie edizioni delle Olimpiadi, andando ad affermare e constatare ciò che abbiamo riportato ora.
Cosa succede dopo che lo sport finisce?
Tokyo 2020
Il National Stadium, il più grande stadio giapponese, all’annuncio di Tokyo come città ospitante è stato demolito per costruirne un altro con 20.000 posti in più. A quel tempo, però, nessuno poteva aspettarsi che quell’enorme stadio sarebbe rimasto completamente vuoto a causa della Pandemia Covid.
A causa delle misure di quarantena, le Olimpiadi di Tokyo sono state rimandate a luglio del 2021. Per questo rinvio, Tokyo ha aggiunto al budget 2,8 miliardi di dollari. A questo, hanno aggiunto anche il divieto di presenza per i tifosi, portando all’azzeramento di tutti gli incassi.
Come vedremo anche in occasione delle altre Olimpiadi riportate nel documentario, in giro per il mondo esistono dei gruppi di attivisti anti-olimpici. In questo caso, però, non solo loro sono contro allo svolgimento dei giochi in uno stato di emergenza pandemica. Infatti l’80% dei 120 milioni di cittadini giapponesi ha appoggiato questo pensiero.
Otre ai problemi legati al Covid e al rinvio delle Olimpiadi, si ha la costruzione del Nuovo Stadio Olimpico a Tokyo, che porta in luce delle problematiche legate all’ambiente.
Kuma Kengo, architetto del Nuovo Stadio Olimpico, ha affermato:
“Lo schema per il nuovo stadio è quello di utilizzare il cemento prefabbricato, la cui prospettiva di vita è più di 100 anni. Utilizzeremo anche una combinazione di cemento prefabbricato e costruzioni d’acciaio, per allungare la prospettiva, e il legno, usato come principale materiale per la facciata.”
Nonostante i piani “rispettosi” dell’ambiente, il comitato olimpico ha confermato che l’87% dei panelli in compensati usati provengono dalle foreste pluviali del sud-est asiatico. In questa dichiarazione, però, non hanno riportato il fatto che questi compensati hanno causato un disastro ambientale in Indonesia.
I giochi olimpici del 2020 di Tokyo sono costati quasi il doppio di quanto previsto al momento dell’annuncio. Il budget finale è stato di 13 miliardi di dollari.
Pechino 2022
Durante la preparazione, a Pechino hanno avuto luogo demolizioni di vecchie e piccole case Hutong, cioè le tradizionali residenze con il giardino. Sono state spostate dalle aree suburbane ai grattacieli, e, per questo, più di un milione di persone, creando lo spazio per 22 nuovi siti olimpici nel Nord di Pechino.
Ni Hulan, un avvocata che difende le cause di persone ricollocate, vive ora, 14 anni dopo, su una sedia a rotelle in un grattacielo di periferia. Per il suo coraggio nel difendere le persone ricollocate, è stata picchiata ed è quasi morta.
La regista Honcoop è riuscita ad incontrarla, e le sue dichiarazioni sono state:
“Dal 2002 al 2008 hanno provato a demolire casa nostra 6 volte: 4 volte sono venuti mentre non eravamo a casa, la quinta volta sono venuti il 15 aprile del 2008. Improvvisamente, la polizia in borghese è arrivata con agenti in uniforme, portando un gruppo di persone che hanno iniziato a sfasciare casa nostra. Sapete, le vecchie strade tradizionali hanno grandi travi in legno al piano superiore, che tengono la struttura della casa, e loro le hanno tagliate in due. La casa è caduta in pezzi.”
Continua dicendo:
“Ho chiesto loro di mostrarmi il documento legale che permette la demolizione, ovviamente non me l’hanno mostrato, e il poliziotto ha cominciato a colpirci. Ci hanno picchiato e perseguito. Sono stata sdraiata fuori pensando di essere morta, potevo muovermi a stento. Il poliziotto venuto a distruggerci casa ha affermato che l’ho aggredito fisicamente. Mi ha trascinata per il pavimento per oltre 40 metri per farmi entrare nell’auto della polizia.”
Il costo finale delle costruzioni olimpiche fu di 40 miliardi di dollari, quasi 3 volte il costo delle Olimpiadi di Atene. Il Bird’s Nest Stadium, lo stadio nazionale di Pechino, non è stato più utilizzato fino al 2017. Quattro anni dopo ha ospitato uno spettacolo per il centenario del Partito Comunista Cinese.
Parigi 2024
A Parigi, nuovi villaggi olimpici e nuove strutture sono state costruite nella periferia della Città. Una grande colonia di giardini della comunità locale, Aubervilliers, è stata rasa al suolo per fare spazio ad una nuova piscina per le Olimpiadi.
Aubervillieurs era un quartiere povero, e i cittadini locali affermano che dopo i giochi olimpici non hanno potuto permettersi neanche l’ingresso in piscina. È così diventato un White Elephant al servizio dei ricchi cittadini parigini.
Alcuni, però, la pensano contrariamente ai gruppi anti-olimpici. Le Olimpiadi vengono considerate da molti la giusta scusa per rinnovare i quartieri, come ad esempio Saint Denis. Il quartiere è stato rinnovato per ospitare 14.500 atleti, ed è stata costruita, appunto, una piscina per permettere a coloro che vivono in periferia di poter raggiungere un centro sportivo senza, magari, oltrepassare l’intera cittadina.
In conclusione
“Dopo Parigi ’24, ci saranno le Olimpiadi invernali a Milano nel 2026, i giochi estivi a Los Angeles nel 2028, poi quelli a Brisbane nel 2032.
A causa del conto alla rovescia olimpico che continua a scorrere, questo film non avrà mai una fine.”
Queste sono le parole della regista Haruna Hancoop. Frasi che sembrano ingenue ma che in realtà nascondono dietro l’intero documentario.
Le Olimpiadi sono un evento che, negli ultimi anni, sta ingigantendo il suo seguito, soprattutto grazie ai Social Media. Alla base dei giochi c’è lo sport, e sono seguiti per quel lato competitivo, ugualitario e sportivo. La televisione da cui li guardiamo, però, non mostra tutto. Dietro agli atleti e agli sport che tanto amiamo c’è un altro mondo. Ci sono ingiustizie, problematiche economiche e problematiche legate al sociale. Ci sono famiglie rilocate, persone perseguitate ingiustamente, crisi economiche e grandi gruppi di attivisti che cercano di cambiare la situazione. A tutto questo, si legano anche delle controversie politiche, come nel caso delle Olimpiadi di Pechino 2022. Molti paesi hanno optato per un boicottaggio diplomatico, in quanto il Presidente cinese Xi ha invitato Vladimir Putin come ospite speciale alla cerimonia di apertura. La Russia, solo due settimane prima, aveva invaso l’Ucraina.
Olympic Halftime mostra un lato dei giochi olimpici a cui si pensa in maniera molto astratta. Haruna Honcoop ha deciso di rendere il tutto concreto. Ha mostrato ciò a cui le persone pensano soltanto, e ha mostrato le persone, per far toccare concretamente ciò che un evento così bello ha dietro.
La regista ha mostrato l’altro lato della medaglia, e lo ha fatto in maniera semplice e coincisa. La fotografia ci porta a viaggiare in paesi diversi, lontani tra loro per tradizioni, società e politica. Tutti e tre però sembrano avere, così, qualcosa in comune oltre al contesto delle Olimpiadi. Non è facile mostrare il “lato oscuro” di qualcosa di così grande come i giochi olimpici, capostipite dello sport in tutto il mondo. La regista ci è riuscita, e lo ha fatto in maniera tanto delicata quanto schietta.