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Tutto su Dune: Messiah, il terzo capitolo della saga di Villeneuve

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Tutto su Dune: Messiah. Le dichiarazioni di Villeneuve.

Denis Villeneuve rivela che tornerà dietro la macchina da presa più velocemente di quanto si pensi per girare il terzo capitolo dell’universo di Dune di Frank Herbert.  Il regista ha dichiarato di essere nella fase di scrittura al momento, riferendosi a Dune: Messiah, guardandosi bene dal chiamarlo Dune: Parte Tre.

Per lui Dune: Parte Uno e Parte Due sono infatti un’unica entità, un film diviso in due che è ormai concluso.

Il regista franco-canadese avrebbe potuto fermarsi a Dune: Parte Due, ma che pensa che, come fece Herbert con Dune: Messiah, sia una grande idea fare qualcosa di completamente diverso.

Chi ci sarà e cosa succederà nel terzo film di Dune?

La storia si svolgerà circa 12 anni dopo dove abbiamo lasciato i personaggi alla fine della Parte Due. Il loro viaggio sarà diverso questa volta: un nuovo film con nuove circostanze, ma nello stesso mondo.

Questo film porrà anche fine all’associazione di Villeneuve con l’universo di Dune, anche se Herbert scrisse altri quattro seguiti dopo Dune: Messiah.

Per Dune: Messiah  torneranno Timothée Chalamet nei panni di Atreides; Zendaya nel ruolo della guerriera tribale Fremen Chani, che cercherà di guidarlo; Florence Pugh e Anya Taylor-Joy.

“Devono tornare. Sono il cast principale. E ci saranno più vermi.” ha confermato Villeneuve.

Il nuovo film concluderà anche l’arco narrativo di Paul Atreides.

Il regista non ha invece dichiarato una data precisa, se non un generico 2026, per l’uscita del terzo capitolo della saga, in quanto questi film richiedono molto tempo.

Ha affermato però: “Pensavo che dopo la Parte Due mi sarei preso una pausa, sarei tornato nei boschi e ci sarei rimasto per un po’ per riprendermi. Ma i boschi non facevano proprio per me, e tornerò dietro la macchina da presa più velocemente di quanto pensassi. Ma questo è tutto ciò che posso dire.”

Dune: Parte Due, un capolavoro artistico travestito da blockbuster.

Dune: Parte Due è uno di quei rari casi in cui un capolavoro artistico cinematografico si traveste da blockbuster.

Sebbene siano ovviamente completamente diversi, il successo di Dune: Parte Due può infatti ricordare i successi artistici e al botteghino de Il Padrino Parte II di Francis Ford Coppola.

L’intimità all’interno della dimensione epica potrebbe invece rimandarci a Lawrence d’Arabia di David Lean. Entrambi vinsero l’Oscar come Miglior Film.

Villeneuve, che è nel pieno della campagna per la stagione dei premi con il film di Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures, ha accolto con favore tali confronti. “Se ci pensi, Dune: Parte Due non riguarda veramente la tecnologia. Quindi non è davvero fantascienza. È più un viaggio umano e un film d’avventura. E quindi la tecnologia rimane più sullo sfondo.”

L’elemento essenziale di Dune è il desiderio dei Fremen di trasformare la loro terra desolata in una terra fertile e Villeneuve ha sostenuto che questo possa essere più attuale ora rispetto a quando Herbert scrisse le sue storie.

Amore e cultura in Dune: Messiah

Ciò che ha anche interessato il regista sono state le culture esplorate da Herbert e “lo scontro tra quelle culture, il gioco politico tra esse, e il viaggio di questo ragazzo adolescente, Paul Atreides, che diventa uomo entrando in contatto con una nuova cultura attraverso Chani, questa giovane donna.

La relazione fra Paul e Chani sarà infatti il centro del film, il nucleo narrativo su cui l’opera sarà strutturata.

Parlando del romanzo, ha affermato: “Mi piace l’idea che, attraverso gli occhi di Paul Atreides, scopriremo una cultura, cominceremo ad innamorarci di questa… e ciò che mi ha colpito nel libro all’inizio è stata l’idea che un giovane possa consolidare la sua identità in un’altra civiltà e ritrovare se stesso. È bellissimo.”

È evidente che Villeneuve ami profondamente i personaggi che popolano l’universo di Dune, e particolarmente l’amore fra Paul e Chani.

In Dune: Messiah però, sfortunatamente, la politica del mondo lo riporterà alle sue origini, e questa sarà la tragedia di Paul Atreides, perché, in definitiva, dovrà fare qualcosa di terribile e tradire l’amore della sua vita.

E’ una storia molto intima che coinvolge l’intero ambito del film.

La lavorazione artistica del film

Per Villeneuve, creare i mondi in cui il film si muove è stato stimolante: “Costruire mondi è divertente,” ha detto a proposito del lavoro con il grande scenografo Patrice Vermette, con cui ha collaborato per la prima volta su Prisoners 12 anni fa.

Si tratta di cercare di creare visivamente, senza parole, la profondità delle tribù che vivono in quei mondi in modo che si possa percepire la radice del loro modo di pensare, dei loro comportamenti, delle loro usanze culturali.

“Ogni film, grande o piccolo, è difficile da realizzare, ma i blockbuster possono richiedere diversi anni di lunghi viaggi, lunghe ore di lavoro”– ha affermato.

Il test del caffè

Per il regista è fondamentale trovare persone con cui possa lavorare per lunghi lassi di tempo.

Non sono lì per fare nuove amicizie, ma la creatività comporta vulnerabilità. Comporta fiducia. E se voglio dirigere, il mio cuore deve essere assolutamente aperto e devo essere in totale comunicazione con le persone che mi circondano.

Infatti, la sua regola numero uno è di non lavorare mai con qualcuno di intrattabile o che abbia una presenza tossica.

Quando faccio casting, ovviamente cerco i migliori attori, ma anche qualcuno con cui posso assicurarmi di poter comunicare.

Il metodo di Villeneuve per capire se ci sia intesa è “il test del caffè.

Ha spiegato che c’è sempre un momento prima di tutti i progetti in cui prendi un tè o un caffè con l’attore o l’attrice. In quel momento, ci sono molte cose che puoi percepire: sai come la persona ascolta, che tipo di essere umano hai di fronte. Per lui quel momento è tremendamente importante, più di qualsiasi audizione.

Vale lo stesso per i capi reparto e il personale chiave, ha aggiunto. “Devi assicurarti che chi hai davanti non sia una persona narcisistica, ma qualcuno che sia lì per amore del cinema, e con cui puoi condividere la creatività.

Il cinema come atto di bellezza collettiva

Riguardo ai migliaia di nomi nei titoli di coda di Dune: Parte Due e alla coordinazione di tutte quelle persone, il regista ha asserito: “Se hai più persone nei titoli di coda di quante ne vivano nella tua città natale, sei nei guai. Quei film sono le nostre bestie.”

Non conosce il numero esatto di persone che hanno lavorato al film, ma stima che siano tra le tre e le quattromila, o anche di più. Per questo si appoggia a grandi capi reparto per suddividere le responsabilità.

Villeneuve ha anche parlato recentemente con il regista Joe Wright (Espiazione, L’ora più buia) per discutere la realizzazione di Dune: Parte Due, e ha descritto con commozione il cinema come “l’atto collettivo di creatività” che non può essere realizzato solo al computer.

La collaborazione per lui è infatti una delle meravigliose possibilità del cinema. La sua idea è che si tratti di una forma d’arte collettiva e ciò che gli sta a cuore è lavorare con altri esseri umani per creare poesia.

I progetti futuri di Denis Villeneuve

Tra la sua pausa e i preparativi per Dune: Messiah, Villeneuve sta tenendo d’occhio diversi altri possibili progetti futuri, tra cui il film su Cleopatra, a lungo atteso, basato sulla biografia bestseller del 2010 di Stacy Schiff sulla regina egiziana. Krysty Wilson-Cairns (1917) sta scrivendo la sceneggiatura.

È un progetto molto difficile, un progetto fantastico, ma molto ambizioso, a lungo termine, e la scrittura deve essere perfetta.” – ha detto il regista, definendolo una “bestia da affrontare.

Dune: Parte Due è stato originariamente rilasciato a febbraio, e Villeneuve di recente ha attraversato l’Europa e gli Stati Uniti per ricordare agli elettori della stagione dei premi che il film è un serio contendente che può competere con diversi grandi progetti. Finora, però, non c’è un chiaro favorito.

È tutto ancora da scoprire.

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