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Festival di Roma

‘The Dead Don’t Hurt’ il western di Viggo Mortensen

Il secondo lungometraggio dell'attore, compositore e regista newyorkese è una storia d'amore trainata da un personaggio femminile impossibile da dimenticare

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Il programma di venerdì 18 ottobre

«Questo film è dedicato a mia madre, una donna forte, indipendente, libera, ma anche ordinaria». Viggo Mortensen introduce così al pubblico in sala la sua pellicola The Dead Don’t Hurt, un western d’altri tempi, un progetto in cui Mortensen crede fermamente, arrivando a produrlo, girarlo, interpretarlo e a curarne la colonna sonora. Si tratta di una storia di vita e di morte, dunque un racconto amoroso che l’ambientazione e l’appartenenza al genere specifico contribuiscono ad intensificare. Ci sono i vivi da una parte e i morti dall’altra, il confine è labilissimo e, soprattutto, sono i vivi a struggersi per l’impeto delle proprie emozioni.

Nel solco della grande cinematografia di Jane Campion, David Cronenberg e Ron Howard, a cui Mortensen si ispira chiaramente, il cineasta realizza un’opera lineare, scritta sapientemente e che, trattando temi universali e che da sempre commuovono il grande pubblico, ha il dono di parlare a tutti, senza rinunciare all’eleganza della messa in scena e ad una sensibilità artistica percepibile anche dai più cinici.

Il film è magistralmente intrepretato da Vigo Mortensen nei panni di Holger Olsen e da Vicky Krieps in quelli di Vivienne Le Coudy, la donna che gli cambierà la vita. Splendida la colonna sonora composta dallo stesso regista, austera e imponente a corollario degli splendidi e inospitali paesaggi del Nevada.

Distribuito da Movies Inspired,The Dead Don’t Hurt dal 24 ottobre.

The Dead Don’t Hurt: la sinossi ufficiale

Vivienne Le Coudy è una donna indipendente, che stringe una relazione con l’immigrato danese Holger Olsen e si trasferisce con lui a Elk Flats, Nevada. Quando Olsen decide di combattere nella Guerra Civile, lascia Vivienne a cavarsela da sola, in un luogo controllato dal corrotto sindaco Rudolph Schiller e dal suo spregiudicato socio in affari Alfred Jeffries.

The Dead Don’t Hurt: Vivienne e l’etica dell’amore

Come ogni western che si rispetti, anche il film di Mortensen non si sottrae alla scia di sangue e violenza che era spesso la sola legge esistente nel vecchio West. In un andirivieni temporale ben costruito, la storia vede una donna dal forte temperamento, unica sovrana delle proprie decisioni, austera, colta e indubitalmente intelligente, incontrare in un mercato alimentare un uomo apparentemente rozzo, taciturno e poco incline alle relazioni interpersonali. I due si guardano, o meglio, lei guarda lui e poi si avvicina.Chiacchierano e, nonostante le differenze linguistiche – lei francese, lui danese – si capiscono, sono già nel terzo della loro unione.

Quando Olsen e Vivienne sono insieme, la regia predilige inquadratura larghe, in cui ci sono loro e c’è lo sfondo: una radura, una casa da ristrutturare, un gruppo di persone. Quando Vivienne è in solitaria, occupa tutto lo spazio possibile: primi e primissimi piani sono scelti accuratamente per esaltare la bellezza armionosa di una donna oltre quei tempi. Oggi la definiremmo “una donna contemporanea”. Eppure, Vivienne è solo un personaggio che sa praticare l’etica dell’amore e per questo, forse, lontana dall’essere rappresentativa di qualsiasi epoca, passata o attuale.

Ogni giorno che passa ti dimostri più abile.

Vivienne è una combattente, ma conosce molto bene anche la resa. Sa imprecare, struggersi, enunciare a gran voce le ingiustizie, ma anche praticare il silenzio e il tarlo dell’attesa. Ha esperito la sofferenza del distacco, ma è disposta ad offrire la pazienza e la lealtà di chi resta: Vivienne è una colonna che guarda al cielo e che fa venire voglia anche ad Olsen di “vivere come le cose che dice”, anche se questo significa abbracciare il dolore della separazione.

The Dead Don’t Hurt: nella speranza che il perdono sovrasti ogni desiderio di vendetta

Il genere western contribuisce ad esacerbare, nel film di Mortensen, quei dilemmi senza tempo che continuano ad attanagliare l’esistenza dell’uomo. Quanto conta avere ragione? Ha ancora senso battersi per un ideale? L’amore è davvero l’unica cosa per cui vale la pena vivere? È necessario vendicare i torti subiti? Abbiamo realmente il potere di allontanare la mente dai rimorsi e dai rimpianti e cercare di realizzare una piena felicità?

Ci sono momenti nella vita che diventano sempre più luminosi man mano che passa il tempo.

Vivienne ha le riposte e le mostra allo spettatore, poi a suo figlio, infine ad Olsen. The Dead Don’t Hurt non è certamente un film perfetto: manca l’epica dei luoghi, il dramma della guerra (presente solo ai fini narrativi) e l’intricata riflessione sulla legge del più forte. Ciononostante, la pellicola resiste grazie all’aderenza ai suoi propositi: raccontare una storia d’amore ordinaria trasportata da una donna stra-ordinaria in una cornice che rendeva assai difficile tutto questo. Un racconto che alla violenza risponde con la genuinità di un sentimento autentico e senza veli, destinato a riverberare oltre i due che lo hanno generato.

In uno dei dialoghi meglio scritti dell’intero lungometraggio, Vivienne e Olsen si rivedono dopo tanto tempo ed i piani tematici si confondono (si parla della guerra o del rientro a casa?), i tempi cinematografici si dilatano e l’emozione divampa. Continuiamo a recarci in sala, restiamo in attesa sulle nostre poltrone rosse, sperando che prima o poi assisteremo a momenti come questo.

Il trailer di The Dead Don’t Hurt

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

The Dead Don’t Hurt

  • Anno: 2024
  • Durata: 129'
  • Genere: western
  • Nazionalita: Stat
  • Regia: Viggo Mortensen

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