Arsa ha circa diciotto anni, è bella, chiusa e selvatica. Vive da sola in una casupola fatiscente che guarda, sul mare, da qualche parte lungo il perimetro di un’isola. In questo paesaggio si muove sicura, è qui che ha costruito il suo mondo sospeso. Il canneto è la soglia tra il suo spazio di solitudine e la vita sociale dei turisti che osserva a distanza. Un giorno arrivano sull’isola tre ragazzi in vacanza che prendono una casetta in affitto. All’improvviso il mondo di Arsa viene invaso. Andrea, uno dei ragazzi, soggiogato dalla figura enigmatica di Arsa, tenta di migrare nel suo mondo e scopre il suo desiderio sconvolgente…
Sentire, immaginare, trasformare
Incanto, sogno, magia irradiano il nostro sguardo dalle prime immagini. Una natura selvaggia e potente nei colori, nelle forme, in tutte le sue espressioni. Il suono delle onde, melodia dolce e profonda, culla i nostri sensi soggiogati e totalmente immersi nella visione. La potenza sensoriale è forte al punto da poter toccare, annusare, provare tutto quello che Arsa sente nella sua realtà. Il sapore del sale sulla pelle, il calore del sole lungo il corpo, l’odore del pesce crudo, il vento tra i capelli, l’acqua fresca e rigenerante del mare.
Mentre Arsa si tuffa nel mare, nel blu intenso e brillante, noi sprofondiamo insieme a lei in quel mondo sommerso. Alla ricerca di noi stessi, di altri esseri viventi, di ciò che possiamo scoprire nell’immensità del fondale. Segreti, tesori, memorie dimenticate. Arsa custodisce e rielabora tutto quello che vede e trova. Una realtà che riesce a trasformare continuamente perché ascolta, vede e afferra ciò che la incuriosisce.
Sulla terra, raccoglie gli oggetti smarriti e dimenticati dai turisti dell’isola. Raduna pezzi di plastica non solo come atto ambientalista ma come possibilità di rinascita. Ogni oggetto viene infatti fuso, mutato e dotato di nuovi significati in una sorta d’atelier artistico. Un luogo di creazione intimo e protetto dove Arsa libera la sua immaginazione, scompone e ricompone ogni pezzo raccolto, dona agli scarti e ai rifiuti una nuova possibilità.
Il lutto come possibilità di cambiamento
Ascoltiamo i pensieri di Arsa, entriamo nei ricordi della sua infanzia, nei sogni che la scuotono o negli incubi che la tormentano. Proprio attraverso queste immagini e questi racconti scopriamo la figura del padre. Una presenza che diventa presto assenza, un uomo che non c’è più. Eppure esiste in ciò che Arsa ha appreso e conservato. Ovvero la capacità d’immaginare, osservare il mondo e rinnovarlo con le proprie mani, proprio come faceva lui, mentre modellava le proprie sculture con le dita. Arsa non ha paura di abbandonarsi al tempo, agli incubi, alla solitudine, che al contrario diventa sinonimo d’ identità e d’ indipendenza. Non teme i mostri di cui tanto parlava il padre. Anzi sono proprio loro che rendono magica e straordinaria la sua esistenza.
Il lutto non la porta alla chiusura come invece accade per Andrea, che, orfano di padre, si tormenta nella tristezza e nel rimpianto. Il ragazzo, in vacanza sull’isola con degli amici, rimane profondamente affascinato e turbato dalla figura enigmatica di Arsa. Tra i due scatta una scintilla, tanto che l’equilibrio della giovane vacilla. Lei, che dialoga più con la natura che con gli altri esseri umani, è costretta a fare i conti con nuove emozioni, onde inaspettate di pulsioni. Mentre Andrea prova un desiderio sconvolgente per quella sconosciuta unica e inafferrabile.
Riflessione sulla società contemporanea
Entrando nella vita di Arsa ci scopriamo nostalgici di fronte alla visione di una vita totalmente immersa nella natura. Una vita che avvalora i sensi, l’ascolto, la fantasia. Dove la lentezza permette la riflessione, ma anche la nascita di un desiderio.
Un mondo che abbiamo abbandonato eppure dallo schermo sembra così speciale e così affascinante. Il mondo perduto che cerchiamo di riconquistare ogni volta che andiamo in vacanza in un bel posto e ci concediamo il lusso di stenderci sui nostri teli e godere del sole, del mare, della vita. Un attimo di sospensione, la brezza marina di qualche giorno prima di rituffarci nella smania del lavoro, del consumo, della corsa contro il tempo. Si delinea dunque una differenza tra noi ed Arsa che quasi come un sogno, una figura mitologica viene a scuoterci, redimerci e a ricordarci qualcosa che abbiamo dimenticato e lasciato lì, tra le onde del mare e della sabbia.
Arsa è radicata come la terra ma sognante e leggera come il vento, profonda e misteriosa come il mare ma anche passionale come il fuoco che arde vicino casa sua. Figura marina e terrestre. Sirena ed essere umano, reale e immaginaria. L’attrice Gala Zohar Martinucci riesce a rendere la purezza della bambina, la ribellione dell’adolescente, la sensualità e la forza della donna.