Alice nella città
‘Narciso’: trama e recensione del cortometraggio di Ciro d’Emilio
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2 mesi agoon
Nell’ambito del progetto “Spina nel cuore”, il regista Ciro D’Emilio (Un giorno all’improvviso, Per niente al mondo, Suburra Aeterna) porta la sua arte e la sua macchina da presa nei corridoi e negli spazi aperti di un istituto comprensivo e ci racconta Narciso, una storia breve con protagonisti i ragazzi e i loro approcci diversi nella comunicazione con il mondo.
Distribuito da Pathos Film Narciso è nella sezione ‘Proiezione Speciale’ di Alice Nella Città, festival del cinema dedicato a un cinema giovane ed esordiente. Il festival si svolge all’Auditorium Conciliazione dal 15 al 27 ottobre.
La trama di Narciso
In una scuola romana troviamo Filippo (Alessandro Scardazza): lo vediamo in disparte ad osservare i ragazzi che giocano. L’unica persona con cui sembra interloquire è la donna che si occupa del giardino e delle piante. Felice e soddisfatta gli mostra la bellezza della sua ultima fatica: un vassoio pieno di rose, appena sbocciate.
Grazie a questo personaggio ci si rende presto conto di un dettaglio importante: il ragazzo non parla, o meglio, non sembra usare la parola come metodo di comunicazione. L’ipotesi viene confermata anche nella scena seguente che si svolge in classe. Anche lì non sembra partecipare alle attività della lezione di epica, dove si parla di eroi e guerrieri.
Fino a quando, ad un certo punto, una scintilla modificherà le cose e mostrerà a Filippo un modo diverso dal solito per agire.
Narciso: la recensione
“Mi interessava lo sguardo di un ragazzo che aveva deciso di farsi da parte. Lo stesso ragazzo che poi, inseguendo l’impulso di un sentimento puro, decide di agire e di lasciare un piccolo segno nella sua esistenza.”
Filippo non parla. Compare subito in scena nella sua solitudine, isolato dai suoi compagni, mentre li guarda giocare: un osservatore silenzioso. Questo silenzio viene poi interrotto da una figura parlante: la giardiniera che lo chiama, urla, e scherza ad alta voce. Cerca tentativi che possano avvicinare il dodicenne o che possano stimolarlo, ma con scarsi risultati.
Forse è proprio a lei che è affidato un segnale, una delle possibili chiavi di lettura di Narciso: «spesso le parole non sono sufficienti» quasi a sottintendere un rimando a forme di linguaggio diverse, a differenti e possibili modi di comunicare con il mondo e con la società, in quel momento rappresentata dalla scuola elementare.
Il ragazzo continua a restare muto, nonostante teneri tentativi e stimoli da parte degli “adulti”. Quello che romperà il suo silenzio sarà un impulso, per riprendere le parole del regista: “Mi interessava lo sguardo di un ragazzo che aveva deciso di farsi da parte. Lo stesso ragazzo che poi, inseguendo l’impulso di un sentimento puro, decide di agire e di lasciare un piccolo segno nella sua esistenza.”
Nessuna terapia che tenga: davanti all’impulso, al sentimento improvviso e non ancora codificato, la lingua del ragazzo di dodici anni si scioglie come per magia dopo un incontro nuovo e una situazione diversa, che forse non si aspettava.
Un linguaggio non verbale
Alla signora che si occupa dei fiori (Ludovica Di Donato) è forse affidata una delle possibili chiavi di lettura:
“spesso le parole non so sufficienti”.
Narciso ci fa vedere che ci sono tante altre forme per comunicare, alternative al linguaggio verbale: qui le parole della donna ne mostrano i limiti. Con delicatezza e profondità questo cortometraggio ci racconta una storia semplice: Ciro d’Emilio lascia scorrere la trama da sé, negli spazi esterni ed interni di una scuola elementare. Quello che rimane alla fine è uno stupore leggero ed un senso di candore e di sorpresa simile a quello dei bambini quando vedono qualcosa per la prima volta, o quando accade qualcosa che non riescono a spiegarsi ma che allo stesso tempo si è avverato lo stesso.
Da sfondo alla vicenda c’è una sottotrama di miti antichi e personaggi della tradizione greco-latina: a lezione, infatti, i ragazzi studiano gli eroi greci. Lo stesso titolo rimanda a Narciso, personaggio mitico proverbiale per la sua bellezza, tanto da restarne sorpreso, e per il tacito e ambiguo rapporto con sé stesso: è noto per aver dato nome a un fiore ma anche ad un atteggiamento psicologico o un disturbo della personalità.
Anche lui nel mito aveva reagito d’istinto, vedendo per la prima volta la sua immagine riflessa nell’acqua, anche lui comunicava con una creatura a lui speculare ma anche opposta: si tratta di Eco, fanciulla nascosta nei boschi ed incapace di parlare autonomamente ma soltanto di ripetere parole che ascolta. Alla vista di Narciso anche lei cerca di farsi capire e di far uscire la sua voce. Lo stesso accade, in un certo senso, a Filippo, il nostro protagonista.
Narciso: il progetto
Narciso nasce grazie al progetto “Spina nel cuore”: un progetto supportato dalla collaborazione tra Arci Solidarietà Onlus, Road To Pictures Film e Ucca, con l’Istituto Via Frignani a Roma, zona Spinaceto (per i fan morettiani, si tratta proprio della scuola costeggiata da Nanni Moretti in Caro Diario in motorino). “Spina nel cuore” è finanziato da Miur e Mibac nell’ambito del Cinema per la scuola- Visioni Fuoriluogo. Il progetto è realizzato grazie a SIAE e MIC per il programma PER CHI CREA. Il programma prevede il coinvolgimento di registi e professionisti del mondo del cinema che lavorano insieme a studentesse e studenti degli istituti ed i loro insegnanti e partecipino alla scrittura e alla creazione di un cortometraggio.
I protagonisti di Narciso infatti sono giovani studentesse e studenti dell’ Istituto Comprensivo Davide Sassoli di Roma.
Non perdetevi il resto dei titoli in concorso e il programma completo di Alice nella città, festival romano nelle sale dell’Auditorium Conciliazione, parallelo al Festival del Cinema di Roma.