Durante la sua carriera straordinaria, Clayton Townsend ha dato vita a diversi capolavori. Come la recente serie Ripley, premiata agli Emmy, e numerosi film del leggendario regista Oliver Stone, tra cui Born on the Fourth of July e Natural Born Killers. La sua grande esperienza nel gestire produzioni complesse, tra drammi storici, commedie e serie visionarie, ha plasmato alcune delle opere più indimenticabili degli ultimi decenni.
Il MIA Market 2024, nella sua impronta estremamente internazionale, dedica un keynote al produttore hollywoodiano, regalando al pubblico un’opportunità per poter ascoltare dal vivo le idee di un produttore che ha ridefinito l’arte del cinema su scala globale. In Mastering the Craft of Epic Cinema and TV, ad accompagnare il produttore nelle veci di speaker, la direttrice del MIA – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo Gaia Tridente.
45 anni in 45 minuti, con Clayton Townsend
Si parte dagli inizi, dove la direttrice dell’evento Gaia Tridente chiede al produttore di ricordare dove tutto è cominciato.
“Quando ero un adolescente, avevo un coinquilino il cui padre lavorava nel mondo del cinema. Ascoltare quelle storie sull’industria mi affascinava. Vivevo a Cleveland, Ohio, dove sono nato, ed ero pronto a trasferirmi in California per cercare di farmi strada come falegname nell’industria cinematografica. Poi mi chiamarono per un film da New York, avevano ottenuto il mio nome dal padre del mio amico, e mi offrirono un lavoro come autista per portare in giro le persone a Cleveland con il mio pick up. Il film poi tornò a New York, e mi avrebbero offerto un lavoro se avessi trovato un divano su cui dormire, cosa che feci. Così, ho trascorso 12 anni a New York, lavorando prima come location manager, poi production manager e infine produttore. È stato il destino.”

Clayton Townsend at MIA Market 2024, all rights deserve to MIA.
Il sodalizio con il regista Oliver Stone
Natural Born Killers, Born the 4th of July e Any Given Sunday sono alcuni dei titoli iconici che hanno contrassegnato gli inizi di un matrimonio artistico estremamente intenso e riuscito, durato 12 anni.
“Ho incontrato Oliver Stone quando ero un location manager a New York. Era uno degli sceneggiatori di un film chiamato Year of the Dragon e voleva vedere il ‘lato oscuro’ di Chinatown. Da lì è nata la nostra collaborazione. Poco tempo dopo abbiamo lavorato insieme a Talk Radio. Ero ancora giovane e il produttore di Platoon mi offrì un ruolo come production manager se avessi imparato lo spagnolo. Spesi $5.000 per impararlo, ma poi il film cambiò location nelle Filippine, dove si parlava il tagalog, e non feci il film.”
“Oliver è un regista molto concentrato sulla storia che sta raccontando, cosa che apprezzo molto. Mi piace collaborare con registi che hanno una visione chiara e sono aperti a plasmare il film durante la pre-produzione. Stranamente, anche Judd Apatow, un’altra mia grande collaborazione, condivide moltissime qualità con Oliver. Entrambi sono sceneggiatori e la loro visione narrativa guida il film, possiamo dire. Sono molto legati al lavoro attoriale, e lavorare con gli attori per modellare le loro performance è fondamentale nei loro progetti. Ed è un’esperienza fantastica cercare di raggiungere l’obiettivo del regista. Noi produttori modelliamo la loro meta, supportando la loro visione, ed è questo ciò che trovo tanto sfidante quanto gratificante.”
Dal passato al futuro
Tanti sono i titoli importanti agli inizi della sua carriera, come quelli nel presente. E i gusti del passato si fondono nelle collaborazioni future.
“Ho gusti cinematografici molto vari. Amo le vecchie commedie degli anni ’40 di Preston Sturges. Le sue commedie sono divertenti ma con una grande profondità d’animo. Alla fine sono grandi storie, non semplici slapstick comedy. Come i progetti che ho fatto con Judd non sono solo slapstick; c’è sempre un filo di cuore che rende tutto più significativo, e questo penso faccia una grande differenza nel risultato.”
“Ho amato collaborare con Justin Lin per la saga di Fast and Furious; quei film sono enormi da realizzare, ma ci si diverte molto e c’è tanta soddisfazione che ne deriva. La sfida principale delle grandi produzioni è che sono film estremamente complicati e bisogna prepararli con grande cura. Nei film d’azione, c’è molta pre-visualizzazione per pianificare gli stunt. Ci sono centinaia di persone coinvolte in ogni segmento, e tutto viene girato “in strati”. Spesso si filma con gli attori principali su schermo blu, mentre l’azione reale viene girata da un’altra parte del mondo con unità di effetti speciali. Senza contare le problematiche con le attrezzature. Su Fast and Furious 6, abbiamo distrutto circa 24 telecamere Arri, uno dei più grandi reclami assicurativi mai fatti per l’attrezzatura da ripresa! Pianifichiamo con 15-20 telecamere elicotteri, droni, go-kart, e altre attrezzature. Bisogna anche avere telecamere di riserva, perché sai che almeno cinque saranno distrutte da qualche auto fuori controllo.”
Le produzioni italiane di Clayton Townsend
Con i titoli Ripley e The Equalizer 3, Clayton Townsend ha avuto la possibilità di lavorare nella penisola.
“Ho avuto un’esperienza meravigliosa qui in Italia negli ultimi anni di riprese, e tutto è iniziato con Enzo Sisti, a cui va molto del merito. Dirò che la mia speranza è sempre quella di arrivare in un posto e immergermi nello spirito del luogo dove andremo a girare. La storia del cinema in Italia è così ricca e il talento è straordinario, sia davanti che dietro la macchina da presa. C’è un entusiasmo e una mentalità lavorativa incredibili. Un perfetto bilanciamento tra lavoro e quotidianità che noi americani dovremmo ricordare più spesso.”
“Tornando a Ripley è, ovviamente, una serie straordinaria, un progetto di altissima qualità con un valore artistico davvero elevato e importante. Steve ha scritto la sceneggiatura in otto episodi che, a mio avviso, è tra le migliori che io abbia mai letto. L’ho letta tutta d’un fiato, divorando ogni parola. Steve aveva trascorso del tempo qui in Italia da giovane e nutre un grande amore per il paese e per il neorealismo. Fin dall’inizio, aveva l’intenzione di realizzare la serie in questo modo. Era un po’ come mettere insieme un mosaico, inquadratura per inquadratura, luogo per luogo. Ma mi sento di dire che il successo di questa serie deriva dalle centinaia di persone italiane coinvolte nel progetto, artigiani veri e propri di quest’arte.”

Still from Ripley
Ostacoli e sfide delle produzioni virtuose ed incentivi fiscali
“Nel caso di Ripley, la grande quantità di effetti visivi è stata principalmente legata alla sequenza dell’episodio tre, dove avviene l’omicidio di Dickey sull’acqua. L’idea iniziale di Steven e del team era di girare quella scena realmente in acqua, con barche e telecamere subacquee, eccetera. Avendo già avuto esperienze con questo tipo di riprese in passato, ero piuttosto convinto che non sarebbe stato possibile realizzare la visione di Steven Zaillian in quel modo. Quando giri sull’acqua, sei sempre alla mercé della natura. Quindi abbiamo rielaborato il piano e abbiamo girato gran parte della scena in una piscina, creando tutti gli aspetti subacquei con effetti visivi. La post-produzione è durata due anni. Abbiamo collaborato con diverse aziende di effetti visivi per assicurarci che il risultato fosse autentico e non distraesse lo spettatore dal momento. Sono molto orgoglioso del risultato!”
In conclusione, il produttore spende due parole su un argomento piuttosto caldo, il tax credit e gli incentivi nelle produzioni.
“Luoghi come il MIA danno l’opportunità di dibattere su temi internazionali molto importanti. So che ci sono discussioni riguardo agli incentivi fiscali internazionali e locali, ma vorrei incoraggiare tutta la comunità, e sono sicuro che lo stiate già facendo, a sostenere il sistema di agevolazioni fiscali qui. Perché non appena verrà meno, scompariranno anche le produzioni cinematografiche internazionali. È davvero importante sostenere questo sistema ed è molto miope lasciarlo svanire, perché è dimostrato che contribuisce a rafforzare l’economia in ogni modo.”