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‘Dahomey’ una poetica riflessione sugli effetti del colonialismo

Dalla storia del Benin alla riflessione sul colonialismo passato. il vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2024 in esclusiva su MUBI

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Dahomey di Mati Diop (Atlantics) è il documentario vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2024. Un film prodotto da Les Films du Bal e distribuito da Les Films du Losange, proiettato al Festival dei Popoli a Firenze. Distribuito al cinema  da  Lucky Red, il Film è in streaming ora in esclusiva su MUBI .

La magia narrativa di Mati Diop trasforma un evento di scambio politico e culturale tra la Francia e il Benin, in una poetica e profonda riflessione sugli effetti del colonialismo e il concetto di identità legata alla produzione culturale di un paese. Un documentario fantasioso, dai significati inaspettati, decorato di magia narrativa da Mati Diop.

Dahomey

‘Dahomey’ di Mati Diop – in uscita per Lucky Red il 7 novembre

Dahomey di Mati Diop, la trama

In occasione della restituzione di 26 pezzi appartenenti al tesoro nazionale del Regno di Dahomey, l’odierno Benin, precedentemente custoditi dal Musée du Quai Branly di Parigi, Mati Diop filma il suo racconto inaspettato. Dietro uno degli artefatti, si svela la leggenda del Re Gezo, narrata in voce off dallo scrittore haitiano Makenzy Orcel, che racconta in prima persona il rapimento della leggendaria statua e il suo ritorno nella terra d’origine.

Una volta in Benin, gli appassionati studenti dell’Università di Abomey-Calavi dibattono su come destinare questi tesori: esporli o restituirli al ruolo originario di manufatti religiosi?

L’urgenza del racconto

Un film che tocca il tema ancora molto delicato e poco esplorato della “restituzione”, che Mati Diop ha preparato in pochissime settimane, una volta scoperto che un avvenimento di restituzione, storico e unico nel suo genere, stava per avere luogo tra la Francia e il Benin.

Ciò che rende Dahomey notevole, è il fatto che la regista sia riuscita a trasformare le opere d’arte, oggetto del trasferimento, in soggetti narranti la storia, il viaggio e la riflessione. Perciò il film oscilla sapientemente tra la documentazione, il lavoro meta-cinematografico – che sfonda lo schermo e instaura un dialogo diretto con il pubblico – ed il contributo di celebrità e studenti che commentano e inspessiscono la riflessione.

Il dibattito stesso tra gli studenti è qualcosa che la regista ha organizzato appositamente, scrutinando gli individui, le idee ed il coraggio di esporle, per strutturare così una riflessione nata dalla sua urgenza e dalle domande che la tormentavano, in quanto artista di origini senegalesi, quindi dal retroterra similare.

Dahomey Mati Diop

L’arte e il nuovo empowerment

Dahomey pertanto risulta un film indefinibile se lo vogliamo inquadrare in un perimetro preciso. Eppure, la sua fluidità di genere e di pensiero è il dato rilevante dell’opera, che non a caso ha convinto la giuria di Berlino. È un prodotto costruito su un evento che esplode in un viaggio intimo e filosofico che riporta al centro la periferia del mondo, così come i suoi abitanti. Questo lavoro di speculazione cinematografica e narrativa echeggia in un empowerment dei soggetti coinvolti, siano essi miti dal passato o agguerriti studenti del presente.

Un film che emerge da un evento singolare, che regala una visione panoramica e si sofferma inoltre criticamente sull’ammonimento di chi non ha saputo cogliere il ruolo cruciale dell’arte nella definizione dell’identità e della cultura di un Paese intero. Lo stesso Paese che adesso si trova ad ammirare queste opere, chi con perplessità e confusione, chi con timoroso rispetto.

Dahomey (2024) | MUBI

Dahomey

  • Anno: 2024
  • Durata: 68 minuti
  • Distribuzione: Les Films du Losange
  • Genere: Documentario sperimentale
  • Nazionalita: Francia, Benin, Senegal
  • Regia: Mati Diop
  • Data di uscita: 07-November-2024