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Festival di Roma

‘Berlinguer – la grande ambizione’ un film sobrio e intenso

Il Film ha aperto il concorso della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma e arriva al cinema dal 31 ottobre

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Berlinguer la grande ambizione

Berlinguer – La grande ambizione diretto da Andrea Segre, e con Elio Germano miglior attore  protagonista, ha aperto il concorso della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma. È una produzione di Vivo film e Jolefilm, con RAI Cinema, in co-produzione con Taratula (Belgio) e Agitprop (Bulgaria), al cinema dal 31 ottobre.

Distribuito nelle sale da Lucky Red.

Un film necessario di politica e amore.

Enrico Berlinguer – la grande ambizione: il compromesso storico

Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia.

Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. La storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.

 

Gli anni della guerra fredda

“Grazie a tutte le persone che in questi tre lunghi e intensi anni di lavoro mi hanno permesso di entrare in silenzio e con rispetto nella vita di un uomo e di un popolo che hanno segnato un passaggio importante nella storia d’Italia e che il cinema di finzione italiano ancora non aveva raccontato”

Sono le parole di Andrea Segre (Po) che, insieme a Marco Pettenello, scrive un film colmo di passione, ambientato in un periodo storico molto complesso, per l’Italia e il mondo intero. Realizzare Berlinguer – La grande ambizione, come afferma il regista, è stato un viaggio nella nostra storia che continua a dialogare con noi.

Andrea Segre con Berlinguer – la grande ambizione ci riporta indietro nel tempo di circa mezzo secolo, quando il mondo era diviso in due blocchi contrapposti. È il 1973, in Cile la visione di socialismo democratico di Allende è stata spazzata via dal golpe di Pinochet, con il sostegno dei servizi segreti statunitense. L’Unione Sovietica, da parte sua, rafforza, in ogni modo, la sua influenza sul blocco dei Paesi dell’Est e in Italia dilaga lo scontro ideologico, che diventa sempre più violento. In questo contesto non certo semplice, un uomo di grande spessore politico prova a proporre una via d’uscita da una crisi che coinvolge ogni aspetto della vita sociale. Quell’uomo è Enrico Berlinguer, segretario del P.C dal 1972, interpretato nel lungometraggio di Adrea Segre da Elio Germano.

La grande ambizione di Antonio Gramsci

Prima di addentrarci in questo film, molto intenso, è obbligo una premessa sull’espressione che compare nel titolo: la grande ambizione. La frase si riferisce direttamente ad Antonio Gramsci, che sfidò apertamente il regime di Benito Mussolini. Non è un caso, dunque, che il ritratto di uno dei fondatori del Partito Comunista italiano viene mostrato più di una volta in Berlinguer: la grande ambizione.

L’espressione di grande ambizione appare in Quaderni dal carcere, dove il fondatore del Partito Comunista italiano sottolinea l’importanza delle grandi ambizione per il popolo. La grande ambizione è indispensabile per la lotta, ma questa deve elevarsi, prima di aver fatto il deserto ed emancipare tutto uno strato sociale. La grande ambizione è indispensabile per la collettività.

Gramsci, poi, collega alla sua riflessione il concetto di demagogia, condannando quella rivolta a rendere serve le masse ed esaltando, invece, l’importanza del capo politico capace di usare la demagogia allo scopo di raggiungere obiettivi politici organici, di cui le masse sono protagoniste. Il capo politico della grande ambizione è capace di suscitare tra sé e la massa elementi che possono sostituirlo per l’interesse generale.

Un lavoro scrupolosamente filologico

Su questa riflessione di Antonio Gramsci, Andrea Segre costruisce la sua ultima fatica cinematografica, realizzata attraverso una lunga ricerca filologica e storica, presso la Fondazione Gramsci, dove è conservato l’archivio di Enrico Berlinguer. Un lavoro non certo semplice che ha dato i suoi frutti. Il film evoca, con precisione e sintesi, quasi perfetta, i momenti salienti di un complesso momento storico, con tante forze in campo a contrapporsi senza sconti. Andrea Segre si concentra sul personaggio del Segretario dei Comunisti Italiani, tratteggiando un ritratto che coincide esattamente con l’analisi di Antonio Gramsci sulla grande ambizione.

Il film inizia da Sofia, dove Enrico Berlinguer tiene una serie di incontri con gli esponenti sovietici. E qui, il leader politico, esce miracolosamente vivo da un incidente, molto probabilmente un attentato organizzato da chi vede come una minaccia la sua proposta di provare a dare forza alla visione socialista, preservando la democrazia. Una volta in Italia, il leader politico confessa a sua moglie che è stato vittima di un pericoloso attentato. Chiede di non parlarne con nessuno. Berlinguer teme che se la cosa diventa di dominio pubblico, lo scontro politico si acuirebbe maggiormente.

In questo modo, il protagonista de Berlinguer: la grande ambizione si fa da parte, dà il suo massimo interesse alla causa comune. Così, già nei primi minuti del film, Andrea Segre riesce a tradurre in cinema le parole di Gramsci.

Il pubblico e il privato

Il ritratto del Segretario del PC prende sempre più esplicitamente i connotati gramsciani, in una sorta di passaggio di testimone tra i più significativi leader della Sinistra italiana. Da Gramsci a Berlinguer, per inoltrarsi in un viaggio fatto di politica, passione e amore, che commuove.

L’impresa del compromesso storico è la grande ambizione del protagonista, per la quale deve lottare contro avversari interni ed esterni. Una realtà storica rispettata nel Berlinguer di Segre, con una prassi filologica scrupolosa, che non si trascina mai passivamente. Il regista non si limita a restituire i fatti accaduti, in maniera didascalica. Incrementa il ritmo del suo film, proponendo un’immagine dell’esponente politico, con un continuo rispecchiamento tra vita pubblica e privata, salvaguardando la morale etica di Enrico Berlinguer, che da grigio funzionario, diventa il Segretario del Partito Comunista più votato nei Paesi del Patto Atlantico.

Berlinguer tra la gente

Il privato e il pubblico si alternano in Berlinguer – la grande ambizione in modo naturale, senza forzature e drastici mutamenti. Il discorso politico prosegue nelle mura domestiche, con la moglie Letizia (Elena Radonicich) e i suoi quattro figli: Bianca, Marco, Maria e Stella. Una conferma dell’impianto gramsciano, nel senso di collettività che corrisponde, sull’aspetto pubblico, alla collettività del Partito, mostrato nel film in un momento di crescita elettorale, ma con i pericoli di una crisi interna che rischiano di far saltare tutto.

E la gente comune, operai lavoratori delle periferie a cui Berlinguer non fa mancare la sua vicinanza. Si fa portavoce delle istanze di chi abita nelle periferie, partecipa alle assemblee nelle fabbriche e non fa mancare il suo contributo per sconfiggere il tentativo di Amintore Fanfani di stringere accordo tra D.C e la Destra, con il referendum abrogativo della legge sul divorzio. In questi momenti affiorano ancora i riferimenti gramsciani. È il concetto di demagogia che, come l’ambizione, si distingue in grande e piccola. Il capo politico della grande ambizione utilizza una grande demagogia, capace di suscitare uno strato intermedio tra sé e la massa, per creare elementi che possono sostituirlo.

La grande ambizione Gramsci . Segre

Un biopic del tutto originale

Questo concetto elaborato dalla penna di Antonio Gramsci, prende forma e sostanza nel film di Andrea Segre, raggiungendo il suo apice nell’incontro con Giulio Andreotti (Paolo Pierobon) che chiede al Segretario del P.C l’astensione alla fiducia del suo governo.

-Spero di convincerla…!

– Non è me che deve convincere, ma tutti i lavoratori italiani!

Il film è in crescendo senza strafare, senza farsi mai tentare dalla mania del grandioso, neanche quando il carismatico leader politico è circondato dalla gente. Si predilige una forma sobria, attraverso la quale, tuttavia,  si riesce a restituire lo spirito di una stagione politica, caratterizzata da innumerevoli contraddizioni.

Questa restituzione del ritratto di un uomo politico e dello spirito di un’epoca, molto più vicina di quanto possiamo credere, fa di Berlinguer – la grande ambizione un biopic del tutto originale, probabilmente, unico per il cinema italiano degli ultimi anni.

Un film necessario

Andrea Segre non romanza il materiale a sua disposizione, ma lo rielabora secondo il linguaggio cinematografico proponendo un prezioso dialogo con il presente. La macchina da presa è sempre molto vicina all’azione, è al fianco del protagonista, dando l’impressione di essere all’interno di un film che, in alcuni momenti, strizza l’occhio al reportage, con l’uso di preziose immagini d’archivio. Ma non si tratta di una semplice riproposizione del passato. Nel tessuto narrativo del film, il materiale di repertorio diventa uno strumento utile, per ri – vivere la partecipazione alla vita politica della gente comune, oggi sempre più rara.

Grazie anche all’ottima interpretazione di Elio Germano, il quale ha studiato a lungo le movenze del Segretario P.C, senza mai cadere nella parodia, Berlinguer – la grande ambizione riesce a commuovere, perché straripa – anche in questo caso con sobrietà – di passione politica e umana. Un amore sconfinato per le proprie idee, capace di unire milioni di persone a sostegno di una causa, di un ideale. Quello di Andrea Segre, dunque, è un film necessario, oggi, perché ci ricorda quando la politica era di tutti.

Intervista a Elio Germano e Andrea Segre (youtube.com)

 

Berlinguer - la grande illusione

  • Anno: 2024
  • Durata: 122'
  • Distribuzione: Luchy Red
  • Genere: biopic
  • Nazionalita: Italia . Belgio - Bulgaria
  • Regia: Andrea Segre
  • Data di uscita: 31-October-2024