Fuori concorso ad Alice nella città, nella sezione Onde Corte Panorama Italia, La buona condotta segna il debutto in cabina di regia per uno degli attori più in voga degli ultimi tempi, Francesco Gheghi. C’è chi lo ricorda in Mio fratello insegue i dinosauri, chi in Piove e chi in Familia. Fatto sta che il giovane artista, originario dei Castelli Romani, classe 2003, sta velocemente scalando le vette dello star system nostrano, e lo sta facendo con delle doti a dir poco straordinarie. Capace di cambiare pelle in maniera disarmante e sorprendente insieme, di dare l’anima a ogni suo personaggio – non ultimo quello di Luigi Celeste nell’apprezzata pellicola di Franceco Costabile – di affrontare sfide sempre diverse con la medesima solidità, Gheghi si imbarca in una nuova incredibile impresa.
Il risultato, molto poco strano a dirsi, è eccezionale. La buona condotta ha tutte le carte in regola per diventare un soggetto di studio. Innanzitutto viene da domandarsi da dove sia arrivata una simile idea, oltre che una lucidità tale per cui quello che in altri casi sarebbe potuto sembrare insensato, qui assume un valore universale.
La buona condotta | La trama del corto
La famiglia Melozzi non ha nulla di particolare, a eccezione forse di una coppia adulta con figlia adolescente al seguito ancora molto innamorata. Lucio e Anna Maria, infatti, si scambiano effusioni come fossero degli adolescenti, senza troppo curarsi dell’opinione degli altri. In fondo, dal loro amore, è nata Alma, che loro adorano e per cui farebbero tutto. Non a caso, campeggia nell’ingresso di casa loro, una bella targa che recita: “La famiglia è tutto”. E per i Melozzi è davvero tutto.
Una sera, Alma torna a casa piuttosto sconvolta, e i genitori non possono fare a meno di accorgersene subito. Ovviamente, in età adolescenziale, è successo quello che capita a tutti almeno una volta nella vita: un tradimento. Il ragazzo che frequenta, Davide, più grande di lei di qualche anno, ha avuto la (poco) brillante idea di metterle le corna. Lucio e Anna Maria prendono subito le parti della loro bambina, cercando di convincerla che alla fine è meglio così. Se non che, Alma, confessa di aver compiuto un gesto un po’ azzardato, accoltellando a morte il ragazzo.
Francesco Gheghi, un nome da tenere d’occhio
L’incipit de La buona condotta dice già molto dell’idea alla base del progetto, ma è il suo sviluppo intrinseco a lasciare letteralmente stupiti, ammaliati e colpiti. Sebbene non si possa forse parlare di originalità, la risoluzione finale ha qualcosa di geniale e di illuminante. Messo dinanzi a una situazione del genere, qualsiasi essere umano sarebbe in difficoltà sul modo di reagire. E le domande fioccano, così come i dubbi e gli scrupoli di coscienza. I figli vanno protetti a qualsiasi costo? Con l’educazione giusta è possibile evitare certi drammi? Qual è il limite da non oltrepassare?
Al pensiero della giovane età di Gheghi, fa riflettere su cosa lo abbia spinto o indirizzato verso una simile storia. E non si può non notare (e lodare) la profondità dietro al suo sguardo e al suo utilizzo del mezzo. Il cinema offre la possibilità di guardare da una prospettiva differente, spingendo anche a mettersi in gioco in prima persona. Con La buona condotta, il giovane artista scende in campo con un nuovo incredibile lavoro, tutto suo stavolta, dimostrandosi una volta ancora un nome da tenere d’occhio.
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