La Confessione, il cortometraggio di Nicola Sorcinelli, scritto insieme ad Andrea Brusa e interpretato da Romana Maggiora Vergano e Andrea Arcangeli, è in concorso in Cortometraggi Panorama Italia in prima assoluta alla 22esima edizione di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma. Con la fine del mondo che incombe, due giovani amanti persi in un passato sospeso si ritrovano a mettere in discussione i loro sentimenti.
Per approfondire i tanti spunti derivanti dal cortometraggio abbiamo fatto alcune domande al regista, Nicola Sorcinelli.
– Foto di copertina di Alessandro Cantarini –
La genesi de La confessione di Nicola Sorcinelli
Com’è nata l’idea di questo cortometraggio e come mai hai deciso di trattare un tema come la fine del mondo?
Tra i miei lavori precedenti diversi anni fa, quando ero proprio un ragazzino, avevo provato a cimentarmi con un lavoro che poteva in qualche modo richiamare l’idea della fine del mondo. Mi riferisco al periodo in cui andava molto di moda fare le web series e io avevo provato a fare realizzare questo progetto che si chiamava, appunto, I sette giorni della fine del mondo. Un film che era ambientato in un futuro post-apocalittico, mentre ne La confessione racconto il prima. E poi quella è stata una cosa estremamente ambiziosa che, poi, purtroppo è finita là.
Poi, in realtà, anche se si parla di fine del mondo, non vediamo esattamente che il mondo finisce, anche perché comunque il corto è ambientato nell’Ottocento (o almeno i costumi ricordano quell’epoca, anche se non abbiamo voluto precisare per forza il periodo storico) ed essendo adesso ancora tutti vivi nel presente, questa fine del mondo poi non è arrivata. E per me era anche un po’ il messaggio del corto, nel senso che questa fine del mondo che non arriva era un po’ il racconto della fine di un amore. Tutti questi turbamenti all’interno di pochi minuti sono in parte anche una mia esperienza. Alla fine quando un amore finisce, quando una persona si lascia (o viene lasciata) sembra la fine del mondo e quel preciso momento diventa una bolla estremamente totalizzante dove non si vede altro che quel dolore, sia per chi lascia sia per chi viene lasciato. All’interno del corto volevo raccontare entrambi questi dolori.
Questa fine del mondo, per come l’ho vissuta io nella mia esperienza, aveva un grande significato, nel senso che in fondo sono esperienze e parentesi di vita, che magari in futuro puoi addirittura apprezzare.
Sono d’accordo con quello che hai detto, anche perché questo corto dà molte suggestioni.
Sì, anche secondo me. Soprattutto in base a quello che stai vivendo in quel momento o anche a esperienze passate puoi empatizzare con lei oppure anche con lui, ma anche con entrambi.
Dicotomie, contrasti e libertà
È vero. E infatti io l’ho visto, proprio per questo, anche come un film di contrapposizioni e dicotomie. I due protagonisti sono contrapposti, un po’ come il bianco e il nero. Sono una coppia abbastanza classica, però sono in contrapposizione: lei cerca una libertà, una sorta di astrazione, lui, invece, che continua a fare domande, è un po’ più concreto, vorrebbe capire molte cose. Poi, se vogliamo, c’è anche un’altra cosa quando parlano di questa fine del mondo che è stata comunicata loro da un sacerdote, Don Ignazio. Mentre lui dà per assodata la cosa, visto che l’ha detto don Ignazio, lei, invece, è più scettica e non si fida ciecamente. In qualche modo, quindi, c’è anche un rapporto tra la fede e la non fede.
Sicuramente sono caratterizzati in modo estremamente diverso: uno è più concreto e l’altra meno. Lui è più spirituale, ripete la parola di questo prete, Padre Ignazio, quindi è stato molto interessante dargli questa caratterizzazione in poco tempo. Non era, però, mia intenzione parlare di spiritualità o di fede all’interno del corto. È solo che l’arrivo imminente di una cosa così grande ti mette un po’ davanti a quelle domande che ti sei fatto per tanto tempo e per le quali ora hai poco tempo per rispondere (tutti i nodi vengono al pettine). Lui ha sicuramente più fede, ma lei ha questa voglia di libertà che sicuramente si trascina da un po’, ma non ha mai avuto modo di confessare.
A tal proposito a un certo punto lei dice una frase significativa Voglio morire da sola, e poi anche Ho bisogno di sentirmi libera. Quindi c’è questa cosa che dicevi, questa ricerca della libertà, che io ho notato anche attraverso le immagini. Il paesaggio non ha confini, è sconfinato e indefinito (non sappiamo dove siamo), e lei vaga, senza una meta, in questo spazio che non finisce mai perché ha bisogno di liberarsi e di confessare.
Assolutamente sì. E infatti è esattamente per questo che abbiamo scelto Campo Imperatore, in Abruzzo, questa distesa meravigliosa e infinita che, in qualche modo, racconta la vastità. Poi questa location così aperta, così infinita mi serviva anche per raccontare un po’ anche l’isolamento di questi due ragazzi, e quindi serviva proprio una bolla in cui si ritrovano solamente loro due.
Il luogo del cortometraggio di Nicola Sorcinelli
In effetti il luogo e molto bello e spettacolare e si presta bene a questo tipo di cosa.
Io ci sono stato in vacanza tante volte e ho sempre sognato di girarci qualcosa. Finalmente ci sono riuscito.
Hai fatto bene perché è un luogo che non ha connotazioni nel senso che potrebbe essere la location per una storia, come dici tu dell’Ottocento, ma anche per una storia del 2024.
Esatto. E quello era un elemento importante. Poi ha influito anche il gusto personale (ci ho messo quello che anche visivamente mi appartiene di più), che ha toccato anche la scelta dei costumi, per esempio. Credo, però, che ambientarlo in un passato indefinito lo renda ancora più universale perché loro sono in una bolla che potrebbe essere passata, presente o futura.
Sono d’accordo. E, a tal proposito, guardando La confessione mi è venuto in mente il modo di dire l’amore rende ciechi perché è un po’ come se a loro, essendo in questa bolla, non interessasse nient’altro.
Esatto. E addirittura anche la fine del mondo, in qualche modo, tra loro due passa quasi in secondo piano: iniziano a litigare, poi a un certo punto torna la passione, la tenerezza che poi si trasforma in rabbia, e poi ritorna la passione di nuovo e la tenerezza. Quindi tutti questi sbalzi di temperature tra di loro fanno sì che ignorino quello che in realtà sta per succedere.
I due protagonisti
La contrapposizione dei personaggi li rende una coppia di amanti perfetta, come nelle migliori delle tradizioni. Come hai scelto i due protagonisti? In un film che ruota completamente intorno alle due interpretazioni era fondamentale trovare degli interpreti in grado di restituire tutte queste emozioni e sia Romana Maggiora Vergano sia Andrea Arcangeli riescono a farlo nell’intensità che mettono in ogni istante e soprattutto credo abbiano una fisionomia adatta a questo tipo di ruoli, in costume.
Hanno una bellezza antica, come si dice. Sono due attori talmente eccezionali che ho pensato subito a loro. Nella loro generazione sono tra i più bravi in assoluto. E sono talmente versatili che, secondo me, qualsiasi cosa metti loro addosso diventa credibile. Potevo mettere loro addosso anche due tute spaziali e sarebbero comunque sembrati giusti, sempre.
E poi anche l’intensità che mettono nei dialoghi.
Sì, è stato molto bello vederli lavorare, recitare, vedevo proprio come si aggrappavano al talento l’uno dell’altro. Quando un attore recita c’è sempre azione e reazione tra gli interpreti. E vedevo tra di loro esattamente questo, cioè come l’uno, col proprio talento, aiutava l’altro a essere ancora più bravo. Anche perché comunque erano battute difficili da far pronunciare ed ero un po’ preoccupato all’inizio, poi in realtà tutto è sembrato estremamente naturale.
La morale del corto di Nicola Sorcinelli
Volevo tornare sul concetto di libertà che, in qualche modo, si lega anche al titolo. Io ho visto La confessione come una ricerca della libertà che forse viene raggiunta da entrambi nel momento in cui si confessano, o comunque si parlano, chiariscono.
Sì, è esattamente questo, nel senso che il titolo deriva da questa cosa che lei cova sicuramente da tanto tempo e di cui, in qualche modo, deve liberarsi perché non ha più tempo per tenerla per sé. E, in parte, libera anche lui, con quel gioco di quando uno si innamora e poi si lascia, purtroppo.
Quindi, alla fine, nonostante la spada di Damocle della fine del mondo, c’è speranza?
Direi di sì, l’obiettivo è riuscire a convincersi di essere sinceri con sé stessi. A proposito del finale, che non cito per non fare spoiler, ti posso, però rivelare che avevo girato anche un’altra scena che poi non abbiamo montato, anche in accordo con il mio sceneggiatore, Andrea Brusa, e con la produzione, per lasciare un qualcosa di più aperto, meno definito.
Le aspettative per questo meteorite sono alte perché fin dall’inizio incombe su di loro.
Sì, carichiamo molto questo meteorite che arriva, anche con degli effetti speciali molto forti per renderlo, anche metaforicamente, qualcosa di potente.
Aspettative
Adesso il cortometraggio è in concorso alla Festa del cinema di Roma. Quali sono le tue aspettative?
Parto col dirti che sono contento del risultato del corto. Anche se, riguardandolo avrei fatto cose diverse (ma quello mi capita sempre con qualsiasi progetto e penso capiti un po’ a tutti, anche in altri ambiti), sono contento.
Spero che venga accolto bene anche perché è una selezione di corti estremamente alti e sono felice di essere all’interno di questo gruppo, di questa bellissima selezione. Sicuramente sono molto emozionato perché è una vera e propria prima e vederlo su uno schermo come quello dell’auditorium dev’essere una bella sensazione. Anche a livello di suono, dal momento che c’è un grande lavoro di sound e di effetti speciali ne La confessione.
Progetti futuri per Nicola Sorcinelli
Qualche progetto futuro?
Al momento sto lavorando per la mia opera prima, un po’ rallentata per una serie di questioni tecniche. Spero, però, che sia solo una parentesi, che stiamo un po’ vivendo tutti, soprattutto per film piccoli, indipendenti, con produzioni indipendenti, e che spero si sblocchi il prima possibile.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli
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