In concorso a Euro Balkan Film Festival, On The Way di Samir Karaoda racconta la complessa situazione del Kosovo attraverso gli occhi di un padre e un figlio.
On the Way: l’intervista
In questo cortometraggio, On the Way, e ancora di più nel tuo lavoro precedente, Pa Vend, emerge chiaramente il tema dello sport. Che rapporto hai con lo sport e come lo sport può aiutare in un contesto politico così complesso?
Per me, lo sport significa prima di tutto resilienza. È una forma sottile di ribellione, in cui nonostante le sfide, le persone continuano a impegnarsi, competere e distinguersi. Questa perseveranza rispecchia le lotte che si compiono soprattutto nelle regioni politicamente più instabili.
Il mio rapporto con lo sport è profondamente legato alle mie esperienze con mio figlio, con cui ho trascorso molto tempo ad aspettare e osservare durante le sue sessioni di allenamento. Sia Pa Vend che On the Way sono stati ispirati dai momenti in cui lo guardavo allenarsi con i suoi amici e con gli allenatori. Quando ho realizzato Pa Vend, mio figlio stava giocando a tennis. Durante le riprese di On the Way, dopo aver rinunciato al calcio, aveva iniziato a giocare a basket.
Non c’è nessun posto come casa. Questo è il pensiero del padre all’inizio del cortometraggio. Bisognerebbe educare e incoraggiare le nuove generazioni a rimanere? O è meglio lasciare che lo capiscano da sole? O, al contrario, trovi giusto che lascino un Paese dove la burocrazia rende difficile persino il ritiro di un prodotto?
Questa è una domanda complessa e persino io non sono del tutto sicuro che ci sia una risposta definitiva. Credo che sia importante che le generazioni più giovani capiscano entrambe le parti. Rimanere in un posto dove le opportunità sono limitate, l’instabilità politica è costante e la mancanza di supporto persiste può essere frustrante. Personalmente, ne ho discusso a lungo con la mia famiglia. Dopo una certa età, diventa difficile prendere la decisione di iniziare una nuova vita in un nuovo Paese. D’altro canto, restare potrebbe significare lottare per il cambiamento, mentre andarsene potrebbe offrire una maggiore crescita personale. Quindi forse le generazioni più giovani dovrebbero decidere da sole. Sosterrò mio figlio in qualsiasi decisione prenderà per il suo futuro.
Un altro punto degno di nota è che, come società, siamo stati isolati dall’Europa per anni, con restrizioni di viaggio dovute ai requisiti per il visto. A partire da gennaio 2024 potremo finalmente viaggiare liberamente. Ciò offre ai giovani maggiori opportunità di esplorare l’Europa e scoprire possibilità per il loro futuro.
Nella scena finale del film finalmente la camera esce dall’abitacolo. Una piccola apertura, uno spiraglio di positività sul futuro. Considerando che la storia ha un retroscena realistico, una discussione che hai avuto con tuo figlio, qual è il tuo augurio per il futuro, per il tuo Paese e per le nuove generazioni?
L’ultima inquadratura vuole far riflettere sulla realtà che, nonostante le lotte e le limitazioni, c’è sempre un barlume di speranza. La mia speranza per le giovani generazioni è che ereditino un Paese in cui sono libere di sognare, innovare e creare un futuro migliore senza le stesse restrizioni che abbiamo dovuto affrontare prima e dopo la guerra.
I giovani spesso pensano che vivere in un piccolo paese come il Kosovo sia limitante, perché si sentono vincolati e non competitivi con il resto del mondo. Tuttavia, attraverso la mia esperienza personale come regista, ho dimostrato che è sbagliato. Sono cresciuto e vivo ancora in Kosovo e da qui ho avuto l’opportunità di realizzare tre cortometraggi e di partecipare e vincere ad alcuni dei festival cinematografici più prestigiosi del mondo, tra cui Cannes, Berlino, Toronto e Sundance. Una cosa che mi rende orgoglioso del mio Paese è la libertà di espressione di cui godiamo, che è un forte simbolo della democrazia in cui viviamo. Essere critici nei confronti della nostra burocrazia e del nostro sistema e avere politici che guardano e applaudono il film è qualcosa che non puoi sperimentare ovunque nel mondo.
Questo è il tuo terzo corto. Stai pensando alla realizzazione di un lungometraggio?
Sì, al momento sto sviluppando il mio primo lungometraggio, che si sta rivelando un’impresa piuttosto impegnativa.