‘Quarto potere’: una vertigine narrativa che dura da più di ottant’anni
Nel 2024 torna restaurato un ever green che insegna (e fa) la Storia del Cinema. Vi proponiamo un'analisi audiovisiva dei motivi che fanno dell'opera prima di Orson Welles un capolavoro insuperato di talento e ingegno
Quarto Potere di Orson Wellestorna nelle sale in versione restaurata. Un film colossale.
Perché colossale? Essenzialmente per tre motivi.
Il primo è che la sperimentazione del linguaggio audiovisivo proposta dal film ha segnato una rivoluzione imponente nel cinema, tanto che alcune trovate narrative ed estetiche sono state poi fortemente saccheggiate dagli autori successivi fino ai nostri giorni.
Il secondo è che il regista non solo era giovanissimo (appena 25 anni!) ma era anche al suo primo lungometraggio. Questo significa che il talento di Orson Welles quasi certamente eccedeva i limiti del mezzo d’espressione che aveva a disposizione in quel momento (poco prima aveva rivoluzionato anche la radio) e che il cinema, in quegli anni ancora giovane anch’esso, deve molto al suo giovane autore.
Terzo: il contenuto del film è ancora attuale. La riflessione sul potere dei media (sociologia) è oggi centrale per capire le dinamiche economiche e di potere, con tutti i sotto-temi che ne scaturiscono: dal tema delle fake news (giornalismo) fino a quello dell’imperscrutabilità dell’essenza profonda di ciascun individuo (psicoanalisi).
83 anni e non sentirli! Un turbinio di stimoli percettivi capaci di rinnovarsi ogni volta, non senza amore per il grottesco e per l’ironia.
Ma andiamo per gradi.
L’unica cosa che dobbiamo tenere a mente è che ogni scelta estetica contribuisce alla coerenza semantica del film: non si tratta di un esercizio estetizzante fine a sé stesso, ma contribuisce ad arricchirne il contenuto.
Confronto con alcuni capolavori coevi
Quarto Poteresegna un passaggio, un cambio di rotta, rispetto alla struttura narrativa praticata fino a quel momento nel cinema classico. Vogliamo citare alcuni film coevi, anch’essi di grande successo, ma con un livello di sperimentazione nettamente inferiore.
Piccole Volpi di William Wyler, 1941, però non fa molto testo, in quanto l’uso ambizioso della profondità di campo è dovuta in gran parte a un maestro della fotografia, Gregg Toland, che Wyler ha condiviso lo stesso anno proprio con Orson Welles in Quarto Potere.
Nell’animazione pensiamo a Dumbo, 1941, anticipatore delle visioni psichedeliche nella nota sequenza della sbornia dell’elefantino che pure evocano una animazione arcaica (se pensiamo alla tecnica, non certo allo spettro emotivo del protagonista).
Com’era verde la mia valle (How Green Was My Valley) di John Ford. Sebbene Ford fosse un regista influente e noto per la sua maestria visiva, il film usa un linguaggio cinematografico più convenzionale rispetto a Citizen Kane. La narrazione è cronologica e segue un arco narrativo tradizionale, senza sperimentazioni sul piano temporale o sull’uso dell’inquadratura.
Il Sospetto(Suspicion) – di Alfred Hitchcock: anche se Hitchcock era già noto come maestro del thriller, Il sospettosegue una narrazione più lineare, focalizzata su suspense e tensione psicologica. La cinematografia di Hitchcock, pur elegante, non esplora la stessa complessità e di gioco tra luci e ombre che si trova in Citizen Kane.
Hitchcock in questo film si attiene a un linguaggio visivo più convenzionale.
In Italia vedevamo I bambini ci guardano di Vittorio De Sica. Questo film segna l’inizio del percorso di De Sica verso il neorealismo, ma rappresenta ancora il linguaggio cinematografico pre-neorealista, più tradizionale e melodrammatico. Il film (notevolissimo) di De Sica, segue tuttavia una narrazione lineare e cronologica. La fotografia è ancora legata a un’estetica più tradizionale e melodrammatica, tipica del cinema italiano del periodo fascista. De Sica utilizza un montaggio classico e fluido, con tagli invisibili e transizioni dolci tra le scene. In generale il tono è più intimo e meno politico o filosofico rispetto alla critica sociale universale di Citizen Kane, o del De Sica che verrà.
Elementi Sperimentali in Citizen Kane
Quarto Potere è celebre, come abbiamo detto, per l’uso innovativo di molte tecniche cinematografiche. Vediamo le tecniche più in voga tra il 1930 e il 1940, e come Welles le abbia rivoluzionate:
Profondità di campo (Deep Focus): La configurazione classica per illuminare un soggetto, utilizzando una luce principale, una luce di riempimento e una luce di fondo per bilanciare ombre e luci, era definita “illuminazione a tre punti”, ed è così che i gli attori venivano illuminati. Prima di Citizen Kane, inoltre, i movimenti di macchina erano piuttosto statici e limitati per problemi tecnici e costi di produzione e molte scene venivano riprese da una distanza relativamente standard, con poca variazione nella profondità di campo. Welles utilizzò inquadrature in cui ogni piano, dal primo piano allo sfondo, era perfettamente a fuoco, permettendo allo spettatore di esplorare l’intera scena senza limitazioni. Questo era tecnicamente complesso all’epoca e ha contribuito a creare una narrazione visiva complessa e ambiziosa.
Uso di grandangoli estremi: Le lenti grandangolari permisero a Welles di ottenere inquadrature ampie e di esagerare le proporzioni, aggiungendo un senso di distorsione visiva, soprattutto negli interni.
Angolazioni di ripresa inusuali (Low-Angle Shots): Welles usò frequentemente inquadrature dal basso per dare ai personaggi un’aria di potere e dominanza, creando un effetto drammatico. Spesso venivano costruiti soffitti finti per rendere possibile questa tecnica, dato che i set di Hollywood non avevano soffitti visibili a causa della necessità di posizionare l’impianto di illuminazione.
Transizioni innovative:Citizen Kane ha usato transizioni tra scene innovative per l’epoca, come dissolvenze e montaggi temporali, ma anche un uso poetico del sonoro che legava le scene tra loro.
Sonoro sperimentale: gli anni ’30 segnarono l’adozione del sonoro sincronizzato, ma senza particolari innovazioni o sperimentazioni oltre l’uso di dialoghi e musiche di accompagnamento. Welles invece, che come abbiamo visto proveniva dalla radio, adottò un uso rivoluzionario del sonoro, creando eco, sovrapposizioni audio e passaggi sonori per enfatizzare le emozioni dei personaggi o sottolineare momenti di transizione.
Effetti speciali pratici:Welles utilizzò una combinazione di matte painting e miniature per dare al film un aspetto epico, rappresentando grandi edifici o paesaggi senza necessità di costruzioni reali. Oppure sovrappose più piani in inquadrature piuttosto artefatte per amplificare l’opulenza visiva.
Montaggio ritmico e metaforico: per facilitare la narrazione, le scene venivano montate in modo fluido, evitando salti temporali continui, seguendo il cosiddetto decupage classico, o montaggio invisibile. In Quarto potere invece, come aveva insegnato solo una ventina di anni prima Ėjzenštejn, il montaggio non era solo funzionale alla narrazione ma aveva spesso uno scopo metaforico. Per esempio, la celebre sequenza in cui Kane e sua moglie passano dalla vicinanza alla distanza emotiva è resa attraverso una serie di inquadrature in rapida successione durante la colazione.
Struttura narrativa non lineare
La trama è raccontata attraverso flashback e diverse prospettive, cosa molto rara per l’epoca. Questo tipo di struttura frammentata richiedeva una maggiore attenzione da parte dello spettatore, differenziandosi dalla narrazione lineare tradizionale e amplificando quell’effetto “barocco” già suggerito dalla densità compositiva delle inquadrature. Per uno spettatore dell’epoca il film di Welles doveva certamente stimolare una vertigine narrativa notevole. Proponiamo qui una schematizzazione della struttura che mette in relazione la linea narrativa della fabula (storia) e quella dell’intreccio (narrazione), in cui si evincono bene i salti temporali. Da notare che i frammenti di flashback non sono mai a loro volta lineari, ma introdotti da una scena relativa al presente narrativo (lente di ingrandimento).
Mappa concettuale per visualizzare meglio lo sviluppo NON LINEARE della trama di Citizen Kane.
Uso espressivo della regola dei terzi
La regola dei terzi è un principio compositivo che divide l’inquadratura in una griglia immaginaria composta da due linee verticali e due orizzontali, creando nove sezioni. Gli elementi principali della scena sono generalmente posizionati lungo queste linee o nei loro punti di intersezione. Questo approccio aiuta a creare immagini bilanciate e visivamente interessanti. Orson Welles si spinge oltre: rivela il gioco prospettico.
Sequenza iniziale con la finestra accesa:
Nella sequenza iniziale la finestra illuminata occupa il terzo superiore destro. Questa scelta compositiva guida lo sguardo dello spettatore verso la luce, anticipando simbolicamente l’importanza della casa di Kane (Xanadu) e, più tardi, la sua morte. Posizionando la finestra in uno dei punti di forza della griglia dei terzi, Welles crea una tensione visiva che cattura immediatamente l’attenzione. Si susseguono le inquadrature notturne da più punti di vista, ovvero una visualizzazione della stessa trama che sottende il film: la raccolta di più punti di vista.
Lo snow globe
Quando la sfera di cristallo, anche detta palla di neve, cade e si frantuma, la sua riflessione mostra l’immagine dell’infermiera che entra nella stanza di Kane. In questa scena, Welles utilizza la regola dei terzi per accentuare la composizione surreale e simbolica dell’immagine: la sfera, frammentata ma ancora riflettente, occupa una posizione centrale, mentre l’infermiera, riflessa in essa, si trova nel terzo superiore, creando una separazione visiva tra realtà e riflessione. Questo momento enfatizza l’effetto straniante dell’inquadratura e mette in evidenza l’idea di una vita vista da più punti di vista.
In una sola inquadratura: la constatazione della morte da parte dell’infermiera, il braccio riverso di Kane, il globo in frantumi e la casa ricoperta di neve, simbolo di un passato lotano. E poi, sempre la finestra di Kane, questa volta dall’interno.
Possiamo dunque affermare che Welles non usa la regola dei terzi solo per rendere le sue inquadrature visivamente attraenti, ma anche per comunicare temi profondi, coerenti tra loro. Nella scena della finestra accesa, la posizione solitaria della luce nel terzo superiore può essere interpretata come un riflesso della solitudine di Kane, mentre la sfera di cristallo in frantumi simboleggia la sua vita frammentata e la perdita di controllo.
Il mistero di Rosebud
La parola Rosebud(tradotta in italiano come Rosabella) è uno degli elementi più enigmatici e simbolici di Quarto Potere. La slitta su cui è scritto “Rosebud” rappresenta l’infanzia perduta di Kane, un periodo della sua vita in cui era felice e spensierato, prima di essere strappato dalla sua famiglia e posto sotto la tutela di Mr. Thatcher. Simboleggia la sua innocenza e tutto ciò che ha perso nella ricerca del potere e della ricchezza. Nel corso del film, Kane accumula immense ricchezze e potere, ma rimane costantemente insoddisfatto. La sua incapacità di stabilire rapporti autentici e la sua ossessione per il controllo sono controbilanciate dal desiderio di tornare a un momento più semplice della sua vita.
Un aneddoto curioso e controverso riguarda però la parola “Rosebud”.
Marion Davies era un’attrice del cinema muto e sonoro, nonché compagna di lunga data del magnate dell’editoria William Randolph Hearst, su cui il personaggio di Charles Foster Kane è parzialmente basato. Molti critici e storici del cinema hanno ipotizzato che la storia di Kane e la sua relazione con “Susan Alexander” (il personaggio del film, un’aspirante cantante d’opera sostenuta da Kane) fosse un riferimento velato alla relazione tra Hearst e Marion Davies, nonostante nella realtà quest’ultima non fosse totalemente incapace come il personaggio orchestrato da Welles.
Marion Davies in una immagine usata dal Festival del Cinema Muto (edizione 2019)
Secondo alcune voci riportate in seguito all’uscita del film, “Rosebud” sarebbe stato un termine affettuoso (ma anche potenzialmente imbarazzante) usato da Hearst in privato per riferirsi a Davies, con un significato piuttosto intimo e personale, diciamo pure scabroso. Questo avrebbe reso l’uso della parola nel film una sorta di (ulteriore) provocazione da parte di Orson Welles nei confronti di Hearst. Questo episodio diviene quasi centrale in un film di Bnejamin Ross che rievoca la gestazione di ‘Quarto Potere’ (RKO 281 – La vera storia di Quarto potere, 1999)
Tuttavia, Welles e il co-sceneggiatore Herman J. Mankiewicz non hanno mai confermato esplicitamente queste speculazioni, e Davies stessa non ha mai riconosciuto apertamente una connessione tra la sua vita e il personaggio di Susan Alexander. Ma questo aneddoto vi fa comprendere come l’uscita del film abbia sollevato all’epoca scalpore non solo per la straordinarietà del film in sé, ma anche per una rete di riferimenti sfrontati all’attualità mondana.
La slitta diventa cenere: l’ironia tragica di Citizen Kane
L’ironia tragica è una forma di ironia in cui il pubblico è consapevole di un destino o di un’informazione che i personaggi ignorano, creando una tensione emotiva. Questa consapevolezza amplifica il dramma, poiché lo spettatore anticipa il tragico esito inevitabile, mentre i personaggi agiscono inconsapevolmente verso la loro rovina. É ciò che succede alla parola Rosebond quando lo spettatore comprende essere il nome della slitta di Kane. È una tecnica potente che accentua il contrasto tra ciò che è conosciuto e ciò che è vissuto, e spesso sottolinea la vulnerabilità umana di fronte a forze superiori o al destino inesorabile.
Il fatto che la slitta venga bruciata senza che nessuno ne riconosca l’importanza, sottolinea l’idea che il vero significato di una vita può sfuggire agli altri, anche a coloro che cercano di indagare a fondo. I giornalisti e gli investigatori del film cercano di decifrare il significato di “Rosebud”, ma alla fine non lo trovano, lasciando lo spettatore con la consapevolezza che nessuno può realmente capire un’altra persona nella sua totalità.
Ognuno dei testimoni del passato di Kane dà una versione frammentaria della sua vita, ma nessuno coglie la verità profonda: Kane non è definito dal suo potere o dalla sua ricchezza, ma dal desiderio insoddisfatto di tornare a una felicità perduta.
Questo dettaglio evidenzia anche l’ironia della condizione umana: spesso ci concentriamo sugli aspetti esteriori e visibili di una vita, perdendo di vista ciò che veramente la anima, come i ricordi, i desideri e i rimpianti che restano nascosti.
La slitta gettata al macero simboleggia il fallimento collettivo nel comprendere l’anima di Kane. L’oggetto chiave del suo passato e del suo dolore viene distrutto senza che nessuno ne riconosca il valore, sottolineando la distanza tra ciò che le persone vedono e ciò che una vita significa veramente per chi l’ha vissuta.
Questo finale aperto mantiene la complessità del personaggio di Kane e lascia allo spettatore il compito di riflettere sul significato profondo della sua vita e delle sue scelte.
Il titolo: QUARTO POTERE
Il concetto di Quarto Potere in relazione alla stampa e ai media risale a ben prima del film. La nozione di stampa come potere separato e influente era già consolidata nel XIX secolo, soprattutto nel contesto delle società democratiche. In Inghilterra, ad esempio, il politico e scrittore Edmund Burke attribuì la definizione di Fourth Estate (Quarto Stato/Potere) alla stampa nel Parlamento britannico già alla fine del XVIII secolo, sottolineando il ruolo cruciale dei giornali nel controllo delle autorità pubbliche.
In Italia, l’idea che i media possano rappresentare una forza indipendente e di grande influenza ha iniziato a circolare nel corso del XX secolo, man mano che il giornalismo e i mezzi di comunicazione di massa guadagnavano maggiore rilevanza politica e sociale. Per definirla dunque, abbiamo usato a lungo la locuzione quarto potere.
Tuttavia, la vera diffusione e popolarizzazione dell’espressione “Quarto Potere” con riferimento ai media in Italia è avvenuta in seguito alla traduzione del titolo del film di Orson Welles. L’associazione tra i media e il “quarto potere” si consolidò ulteriormente grazie all’enorme impatto culturale del film, che, come abbiamo accennato all’inizio, tratta anche della manipolazione dell’informazione e del potere dei media nella società.
Infine, la traduzione inglese del titolo del famosissimo quadro di Pellizza da Volpedo (Il Quarto Stato, olio su tela 1901) Fourth Estate, fa sì che per un bizzarro gioco associativo della memoria, Quarto Poteredi Orson Welles venga associato a tematiche politiche progressiste e rivoluzionarie.
É successo anche a voi? Forse una ragione c’è, e va oltre il titolo.
Quarto Potere / Citizen Kane
Anno: 1941
Durata: 119
Distribuzione: RKO
Genere: drammatico
Nazionalita: USA
Regia: Orson Welles
Data di uscita: 01-May-1941
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