fbpx
Connect with us

Guide

5 film per (ri)scoprire Michele Soavi

In occasione del 30° anniversario di Dellamorte Dellamore e del suo ritorno sul grande schermo a partire dal 14 ottobre, ecco cinque film del regista da recuperare assolutamente!

Pubblicato

il

Michele Soavi nasce a Milano, classe 1957. Figlio dello scrittore Giorgio Soavi e di Lidia Olivetti, egli assiste alla separazione della sua famiglia. Successivamente, la madre sposa un pittore, il quale influirà sugli interessi artistici successivi del giovane.

Il cinema irrompe nella sua vita prematuramente: Soavi decide, dopo il diploma, di frequentare i corsi di recitazione per le Arti Sceniche dello “Studio Fersen”. La prima prova recitativa avviene all’interno di Il grande attacco (Umberto Lenzi), dove lavora con grandi personalità, quali Giuliano Gemma, John Huston, Henry Fonda e molti altri. Grazie a questa esperienza si renderà noto nel panorama cinematografico e reciterà collaborando con importanti registi: alcuni di questi sono Joe D’Amato, Lamberto Bava, Lucio Fulci e Dario Argento. Negli anni di apprendistato, quindi, Michele Soavi si forma prettamente nel panorama horror e queste figure si dimostreranno fondamentali per lui. Infatti, egli inizia a lavorare per D’Amato, diventando poi assistente alla regia di Fulci, Argento e Bava; successivamente collaborerà anche con altri registi, tra cui Carlo Vanzina e Terry Gilliam.

Michele Soavi in Dèmoni

Con Deliria, film del 1987 e prodotto proprio da D’Amato, Michele Soavi esordisce ufficialmente alla regia. Grazie al successo di questo film il regista milanese gira La chiesa, prodotto e scritto da Dario Argento.

Dopo aver girato La setta, sempre prodotto dal Maestro dell’horror, Michele Soavi realizza il famosissimo Dellamorte Dellamore. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Tiziano Sclavi (creatore del fumetto Dylan Dog) ed interpretato da Rupert Everett, attore che ha ispirato la figura dell’Investigatore dell’Incubo. Tuttavia, in Italia la pellicola non ottiene immediatamente il successo sperato; diversamente, in America diviene un cult.

Deluso dalla resa del suo ultimo lavoro e dalla situazione del proprio settore, il regista decide così di allontanarsi dal mondo cinematografico, come racconta in un’intervista su Mondo Niovo 18-24 ft/s:

La verità è che il mio settore, quando l’ho lasciato, era decisamente in crisi. È diventato sempre più raro poter realizzare il tipo di film che si facevano fino alla fine degli anni Ottanta. Questo per via del mercato estero, a causa della grande offerta internazionale che superava le produzioni autoctone. Dall’altra parte anche per i grandi nomi dell’horror che avevamo e che abbiamo è diventato, con gli anni, sempre più difficile poter mettere insieme dei budget per poter fare i loro film. Ognuno penso si sia adattato a nuove formule.

Soavi si avvicina, così, alla televisione, dirigendo varie fiction: tra le più note troviamo Caccia al Re – La narcotici, Rocco Schiavone e Màkari.

Dopo alcuni anni, però, egli decide di dare una seconda possibilità alla sua grande passione: il cinema. Realizzerà così Arrivederci amore, ciao, Il sangue dei vinti e il più recente La Befana vien di notte.

Deliria (1987)

Nella sua prima prova cinematografica Michele Soavi dimostra una grande passione per il genere horror, omaggiando il cinema che più lo ha influenzato. Giovanni Lombardo Radice, presente in Deliria, racconta in un’intervista alcuni aneddoti:

Deliria era un film a basso budget per l’epoca, girato tutto in studi abbandonati e che cadevano completamente a pezzi. La produzione, quindi, era molto scomoda e il luogo era terribile, pieno di polvere e faceva caldo. Questo, però, ha aiutato il senso di claustrofobia. Eravamo tutti un po’ isterici: il che giovava all’atmosfera del film.

Sempre secondo Lombardo Radice, Michele Soavi

aveva una cosa diversa dagli altri. Tutti questi grandi maestri che gli amanti del cinema horror amano erano tutti dei professionisti che facevano quello che il mercato gli chiedeva di fare, non è che avessero una passione per l’horror. Andava di moda l’horror e quello facevano. Soavi no: lui aveva un’autentica passione per quel genere. (…) era quello che voleva fare, non quello che il mercato gli offriva di fare. Questa era una bella differenza.

Il film narra di una compagnia teatrale che sta provando uno spettacolo a tema horror. Improvvisamente, la protagonista Alicia (Barbara Cupisti) si infortuna e Betty (Ulrike Schwerk) la fa visitare presso l’ospedale più vicino. Il luogo si rivela, però, una clinica psichiatrica: proprio la stessa da cui fuggirà Irving Wallace, un pericoloso e folle omicida. L’uomo riuscirà ad intrufolarsi nel teatro ed inizierà così una sanguinosa carneficina.

La pellicola è da Filmirage, casa di produzione fondata nel 1980 da Joe D’Amato. La sceneggiatura, invece, è opera di Luigi Montefiori (alias George Eastman), celebre attore, regista e sceneggiatore.

Lo slasher movie ottiene risultati favorevoli (forse più all’estero che in Italia), vincendo anche il premio di Miglior Film al Festival Internazionale del Film Fantastico di Avoriaz nel 1987. Con il tempo, anche in Italia riesce ad acquisire consenso, diventando un classico dell’horror italiano.

La chiesa (1989)

Secondo film di Michele Soavi, La chiesa originariamente avrebbe dovuto essere il terzo episodio della saga cinematografica Dèmoni, diretta da Lamberto Bava. Tuttavia, a causa di alcuni impegni televisivi di Bava, la direzione passa a Soavi, che cambia scena iniziale e titolo. Tra il cast è presente anche la giovanissima ed esordiente Asia Argento, a cui viene affidato il suo primo ruolo importante.

La chiesa si sviluppa attraverso due linee temporali. La prima si svolge durante l’epoca medievale, dove alcuni cavalieri radono al suolo un villaggio di streghe e gettano i corpi massacrati in una fossa comune. Questa viene benedetta e sigillata con una croce. Successivamente, sopra questo terreno verrà costruita una cattedrale.

La seconda linea temporale è ambientata diversi secoli dopo. Un bibliotecario viene assunto per catalogare i libri della chiesa, in fase di restauro. Non appena trova un antico manoscritto che sembra rivelare dei segreti relativi alla cattedrale, inizia ad investigare. In questo modo, egli troverà la croce su cui è sorta la chiesa, ma libererà anche tutto il male finora racchiuso.

Il film è girato in due cattedrali di Budapest, che risultano particolarmente suggestive. Inoltre, in alcune scene Soavi manifesta la propria passione per l’arte. Infatti, sono presenti alcuni omaggi, come a Boris Vallejo e Hieronymus Bosch.

La seconda prova registica di Soavi, quindi, si dimostra essere un film dalle atmosfere suggestive, utilizzando anche soluzioni come riprese in piano sequenza e soggettive inusuali.

La setta (1991)

Scritto e prodotto da Dario Argento, La setta è il terzo lungometraggio horror diretto da Soavi. In realtà, originariamente il regista sarebbe dovuto essere Dario Argento, in quanto Soavi all’epoca si stava dedicando a Golem (progetto, però, mai realizzato).

Come protagonista Dario Argento individua Kelly Curtis, sorella della più conosciuta Jamie Lee Curtis (protagonista dei primi due Halloween).

In un articolo a riguardo, Michele Soavi spiega:

Charles Manson c’entra anche col nostro film, o almeno ne ha ispirato il prologo. Su una spiaggia della California si consuma infatti una strage di hippy (lo sterminatore si presenta citando Sympathy for the Devil dei Rolling Stones), che vagamente ricorda quella compiuta dalla Famiglia. Ne vediamo i preliminari per poi riprendere la storia vent’anni dopo in Germania, alla ricerca di un complicatissimo bandolo della matassa.

Il prologo si svolge negli anni ’70, presso gli Stati Uniti. Una setta (chiamata “Setta dei senza volto”) compie alcuni omicidi a sfondo satanico, prelevando il volto da ciascuna vittima.

Vent’anni dopo, la stessa setta cerca di portare su questo mondo l’Anticristo. Per raggiungere il proprio obiettivo, essa sceglie Miriam Kreisl (Kelly Curtis), giovane insegnante di Francoforte, come madre del futuro figlio di Satana. A seguito di un incidente (in realtà appositamente organizzato), Miriam incontra Moebius Kelly (Herbert Lom), capo della setta. Starà, quindi, a Miriam scegliere da che parte stare.

Pur contenendo diversi riferimenti ad altri film (quali Rosemary’s Baby), La setta riesce a mantenere una propria peculiarità, confermando l’efficacia stilistica di Michele Soavi. Inoltre, anche in questo caso sono presenti gli immersivi piano-sequenza e le particolari soggettive che costituiscono i tratti tipici del regista. Fondamentali poi sono le musiche di Pino Donaggio, che accrescono il senso di angoscia nello spettatore, facendolo perdurare per tutto il film.

Dellamorte Dellamore (1994)

Riguardo al suo film più noto ed apprezzato, Michele Soavi racconta:

Era un film anomalo. Non solo era un film di genere, poteva riuscire un fiasco micidiale per la sua stupidità; nel senso che, comunque, aveva come background un umorismo da fumetto… Puoi pure pensare di trasportarlo uguale nel cinema, quel tipo di umorismo, ma non è così: se lo rifai uguale fai una cazzata. Quindi, il racconto doveva essere tutto giocato sul filo di un rasoio, senza scadere nella commedia, nella consapevolezza di far ridere (nello stesso tempo doveva far ridere, perché se non avesse fatto ridere sarebbe stato un fiasco), né nel film di paura, perché non voleva essere un film di paura o di effetti speciali: la gente o vuole ridere o vuole aver paura, in mezzo non c’è niente, se ci vai esplori una terra di nessuno.

Dellamorte Dellamore è un’efficace fusione di horror, romanticismo gotico e commedia nera. Personaggio principale è Francesco Dellamore (Rupert Everett), un custode presso il cimitero della fittizia Buffalora. Ben presto egli si trova coinvolto in eventi soprannaturali: infatti, alcuni defunti entro sette giorni dal decesso riescono a tornare in vita. L’incontro con una vedova bellissima e di cui si innamorerà (interpretata da Anna Falchi) lo porteranno a riflettere su morte e amore e come queste si intreccino.

Il lungometraggio ha vinto diversi premi: il David di Donatello e il Ciak D’oro per la migliore scenografia del 1994, ma anche il premio della giuria e quello del pubblico presso il Festival Internazionale del Film Fantastico di Gérardmer (1995).

Con Dellamorte Dellamore Soavi riesce a creare ed alternare momenti di tensione a situazioni grottesche e surreali, creando un’atmosfera originale ed evocativa anche alla presenza delle musiche di Manuel De Sica. Oltre a ciò, la pellicola segna la nostalgica fine di un’era del cinema italiano.

Il film circola internazionalmente con il titolo di Cemetery Man e all’epoca è molto apprezzato, soprattutto sul suolo americano. Tra i vari appassionati troviamo Martin Scorsese, che ha addirittura definito il film

una delle migliori produzioni italiane dell’epoca.

Arrivederci amore, ciao (2006)

Arrivederci amore, ciao segna il ritorno di Michele Soavi al cinema, dopo ben 12 anni di lontananza dal mondo della Settima Arte.

Il film è tratto dal romanzo omonimo di Massimo Carlotto e ha come protagonista Giorgio Pellegrini (Alessio Boni), ex terrorista fuggito dall’Italia per evitare l’ergastolo e rifugiatosi in un avamposto guerrigliero nel Centro America. Con il crollo del muro di Berlino del 1989 e le smobilitazioni che ne conseguono, Giorgio decide di tornare in Italia, stavolta per poter essere un uomo normale. Consegnatosi alla polizia italiana e scontata una pena minima in carcere, Giorgio dovrà passare cinque anni con una buona condotta per poter ottenere la riabilitazione. Tuttavia, tornato ad un’apparente vita ordinaria, Giorgio si rende conto che i fantasmi del passato continuano a perseguitarlo.

Nonostante i diversi anni trascorsi distante dal cinema, con Arrivederci amore, ciao Soavi riesce ad ottenere ottimi risultati da pubblico e critica. Il film ha ricevuto alcune candidature al David di Donatello come Migliore attrice non protagonista e come Miglior scenografia nel 2006. Oltre a ciò, ha vinto come Miglior canzone originale (Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli). Sempre nel 2006 Alessio Boni ha ricevuto il Globo d’oro come miglior attore.

Arrivederci amore, ciao vanta di un ottimo cast, che senza dubbio ha contribuito al successo della pellicola. Oltre al già citato Alessio Boni, troviamo Michele Placido, Carlo Cecchi e Isabella Ferrari.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers