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‘La cosa migliore’. Dalla violenza al rapporto umano

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La cosa migliore, passato in concorso nella sezione Panorama Italia di Alice nella Città, festival cinematografico autonomo e parallelo al Festival del Cinema di Roma (16-27 Ottobre)è un film, diretto da Federico Ferrone alla sua prima opera di finzione, è prodotto da Apapaja in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Lo Scrittoio, con il sostegno di Emilia Romagna Film Commission e Trentino Film Commission. Nel cast: Luka Zunic (Mattia), Abdessamad Bannaq, Lawrence Hachem Ebaji, Fabbrizio Ferracane, Giulia Valenti, Francesca Rabbi.

In sala da 14 novembre e Distribuito da Lo Scrittoio.

‘La cosa migliore’. Intervista a Federico Ferrone e a Luka Zunic

‘La cosa migliore’. Intervista a Federico Ferrone e a Luka Zunic

La cosa migliore – Sinossi

Mattia ha 17 anni. Nato e cresciuto in una provincia post-industriale del nord Italia, è figlio di un sindacalista vecchio stampo e di una casalinga apprensiva. Sensibile e fragile ma anche rabbioso, trova rifugio nella musica hip hop in un contesto di complessi rapporti sociali e familiari. La morte del fratello maggiore acuisce le sue difficoltà, alimenta uno straziante senso di colpa e avvia un periodo di grandi cambiamenti. Mattia lascia la scuola, comincia a lavorare in fabbrica, e abbandona la musica nonostante il suo talento. Alla ricerca di un senso più profondo dell’esistenza e tramite il suo collego marocchino Murad si avvicina all’Islam, un’alternativa autonoma e ricca di senso. Eppure questo non basta a risolvere i suoi conflitti interiori e sociali. Sospeso tra la prospettiva di una vita normale e una pericolosa deriva, Mattia scivola in un progressivo isolamento e nella radicalizzazione. Saprà resistere alla tentazione dell’estremismo?

La cosa migliore: ricerca di un’identità

Prologo. Luca e Giuseppe. Due fratelli legati dalla passione per la musica cantano i propri brani, si ascoltano e sostengono. Il momento è interrotto da un gruppo di ragazzi del quartiere che minacciano Mattia per un debito legato al fumo. Segue lo scontro, l’aggressione, la fuga. I due fratelli corrono sulla moto. In pochi secondi si arriva alla fine. L’ incidente segna un prima e un dopo, un passaggio forzato e violento verso il mondo adulto. La fine dell’adolescenza, della musica, della speranza. La fine di un sogno.

Il corpo del film indaga le conseguenze della perdita, del senso di colpa, della solitudine, della mancanza di comunicazione. L’incomunicabilità dei personaggi porta ad una voragine di sentimenti, ad una distanza incolmabile. Mattia non riuscendo a stabilire un contatto con la sua famiglia si chiude nel suo mondo, nella sua rabbia. Ma, nonostante la ferita, nei suoi occhi s’intravede ancora una scintilla, una possibilità di relazione. L’incontro con il collega marocchino Murad diviene cruciale per la catena degli eventi successivi. Grazie all’amico, Mattia si avvicina infatti all’Islam. La conversione rappresenta per lui un cambiamento. La capacità di una scelta indipendente, la scoperta di una comunità accogliente, la necessità di appartenere e di credere ancora in qualcosa. Così, il ragazzo  si reca in Marocco e immerso in una cultura diversa scopre colori, sapori, relazioni nuove. Forse non tutto è perduto. Affiora un barlume di speranza.

Bivio: dall’isolamento all’amicizia

La cosa migliore cambia faccia nell’ultima parte del film trasformandosi in una sorta di thriller psicologico ad alta tensione. Il pericolo diviene reale ed imminente. In cerca di regole, riferimenti, punti stabili della sua vita, Mattia si lascia affascinare e poi travolgere dai discorsi ideologici e ambigui di Rashid, fratello di Murad che interpreta il Corano e la religione diversamente rispetto al fratello. Senza rendersene conto Mattia viene coinvolto in qualcosa di grosso, di violento, risucchiato in un vortice di paranoie e pensieri ruminanti da cui non riesce ad uscire. Oppressione, abbandono, desolazione di affetti, delusione, paura. Come uscire da questo deserto? dalla violenza? Quando la realtà sembra disintegrarsi definitivamente, ecco che arriva un aiuto, l’abbraccio caldo di un amico, la possibilità di una salvezza. Un essere umano che  riconosce la vulnerabilità e la fragilità dell’altro. Una presenza che non chiede nulla in cambio.

Il film interessa molteplici tematiche: la ricerca dell’identità culturale, religiosa, sociale; l’indipendenza pratica ed emotiva; il valore dell’amicizia, del rapporto umano e della cultura; la famiglia, rifugio e trappola dell’individuo; la violenza dell’estremismo religioso, la necessità di appartenere a qualcosa o a qualcuno. Abbagli, riscatti, tentativi di una gioventù incerta ma in ricerca.

Luca Zunic si abbandona ad una interpretazione intensa nel ruolo di Mattia. Capace di rendere il tormento, la solitudine, l’oppressione del protagonista. Oltre l’angoscia, la rabbia i suoi occhi celano sensibilità e dolcezza, un bisogno lacerante di amore.

Federico Ferrone – autore e regista

Federico Ferrone è nato a Firenze nel 1981 e risiede da quattro anni a Istanbul. In co-regia con Michele Manzolini, ha realizzato Il Varco (2019) e Il Treno va a Mosca (2013), alla frontiera tra documentario, finzione e archivio. Lavori che sono stati selezionati, tra gli atri, ai festival di Venezia, Karlovy Vary, Shangai, Torino e Jihlava. In passato ha diretto e prodotto vari documentari, alcuni per il network Al Jazeera. Nel 2011 l’UNESCO gli ha attribuito il premio Young Artist for interculturale Dialogue between Aran and Western Worlds. La cosa migliore (2024) è il suo primo progetto di finzione.

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