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Giornate del Cinema Muto | Pordenone Silent Film Festival

Craig Barron: un Premio Oscar a Le Giornate del Cinema Muto

Grande ospite internazionale a Le Giornate del Cinema Muto. Craig Barron, effettista Premio Oscar, ha partecipato attivamente all'evento tenendo una conferenza sulle tecniche degli effetti visivi nel cinema muto

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Le Giornate del Cinema Muto continuano a regalare fantastici incontri e grandiosi ospiti. Protagonista di questo articolo, Craig Barron, effettista statunitense specializzato nel matte painting e vincitore del Premio Oscar per il suo lavoro ne Il curioso caso di Benjamin Button. Co-fondatore della Matte World Digital, azienda che si è occupata di alcuni tra i più grandi film di Hollywood come Batman Returns di Tim Burton; Bram Stoker’s Dracula di F.F.Coppola o Casinò di Martin Scorsese, giusto per fare alcuni nomi. Questo dovrebbe dare l’idea della grandezza del nome di Barron e dell’importanza de Le Giornate del Cinema Muto a livello internazionale.

Effetti…non speciali

Nell’incontro stampa, Barron ha tenuto spesso a precisare una sua visione: lui non ama particolarmente parlare di effetti speciali. O meglio, ciò che comunemente viene chiamato effetto speciale dovrebbe essere completamente assimilato alla produzione filmica tout-court. Tutto il film è un effetto speciale. E questo cambia anche il rapporto con gli effetti speciali oggi. Secondo Barron oggi si cerca sempre di più il realismo ed è perciò impossibile parlare di effetti speciali come se fossero delle entità separate dalla produzione filmica.

AI e nuove tecnologie

Barron ha sottolineato l’importanza delle evoluzioni tecnologiche nel mondo degli effetti speciali. Ma al contempo ha evidenziato come l’uomo sia ancora al centro del processo creativo, il che è fondamentale poiché la forza creativa individuale non deve cedere il passo alle tecnologie che avanzano come le AI. La cosa fondamentale è che queste tecnologie siano usate come risorse ausiliarie e non come risorse che sostituiscano l’uomo.

Il punto forte della presenza di Barron a Le Giornate del Cinema Muto è stata, sicuramente, la conferenza che ha tenuto al Teatro Verdi dove ha spiegato le tecniche degli effetti visivi nel cinema muto. Barron ha guidato la platea alla scoperta di tecniche che hanno permesso ai grandi autori del passato degli effetti speciali incredibili per l’epoca, ma che risultano impressionanti anche per noi.

Méliès, Griffith e i pionieri degli effetti visivi

La ricognizione storica di Barron è partita dai Trick Shot di Méliès, ovvero degli effetti speciali ottenuti attraverso rapidi tagli di montaggio che permettevano la scomparsa e/o la sostituzione di frame di pellicola, così da dare effetti quasi magici ai film. Dopodiché si è passati alle prime composizioni visive studiate da Griffith che nei suoi film utilizzava riprese composite, grazie alle quali riusciva a unire due differenti riprese su di una stessa pellicola. Per quanto riguarda questo argomento, fondamentale è la figura di Frank Williams, uno dei pionieri degli effetti di composizione dell’immagine filmica. Williams è stato l’effettista di Aurora di Murnau, film capolavoro del 1927 che innovò in maniera incredibile gli effetti speciali al cinema.

Chaplin, Harold Lloyd e gli effetti illusionistici

Barron non poteva non citare film dove gli effetti speciali si sono rivelati una vera e propria avanguardia: le slapstick comedy. I film slapstick si basano in gran parte nel mettere in situazioni comiche ma pericolose i protagonisti e Barron ha spiegato come quelle situazioni fossero studiate attraverso effetti visivi che, ovviamente, permettevano agli attori come Chaplin o Harold Lloyd, due giganti del cinema muto, di girare le scene in una relativa o totale tranquillità. L’uso di effetti visivi illusionistici, come nel caso di City Lights, permettevano di effettuare riprese di grandi porzioni di città ricostruite interamente in studio. Con lo stesso trucco illusionistico è stata girata la famosissima scena di Lloyd appeso ad un orologio in Preferisco l’ascensore del 1923.  Poi l’utilizzo dei cosiddetti Glass Shot, ovvero la ripresa attraverso un vetro dipinto che andava a completare la scenografia, donando effetti illusionistici incredibili (la celeberrima sequenza sui pattini di Modern Times dove Chaplin rischia di cadere. La balaustra è solo dipinta e l’attore era perfettamente in sicurezza).

Tecnologia e innovazione

Gli effetti visivi nel muto non erano solo grandi trovate artistiche o quasi magiche e illusorie, ma derivano anche da tecnologie incredibili. Rimanendo su Chaplin, Barron ha rivelato come egli girasse con una macchina da presa molto particolare che permetteva la creazione di uno split screen nascosto. Il funzionamento era molto semplice ma assolutamente innovativo: attraverso un mascherino si copriva un lato dell’ottica e si riprendeva solo un lato della pellicola. Spingendo il mascherino all’interno della macchina da presa si poteva riprendere l’altro lato in un altro momento. Ma la grande particolarità stava nel fatto che la macchina poteva riavvolgere la pellicola; cosicché in fase di post-produzione le due riprese potevano essere unite senza alcuno svelamento del trucco. Questa modalità è stata utilizzata in The Circus del 1928 durante la sequenza di Chaplin chiuso in una gabbia con un leone. Grazie a questa tecnica, e all’uso di due leoni, uno più docile e l’altro più aggressivo, Chaplin ha ridotto al minimo la sua presenza in contemporanea con l’animale, diminuendo così le possibilità di incidenti.

Le Giornate del Cinema Muto si tengono a Pordenone dal 5 al 12 ottobre.

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