Dopo la presentazione al festival di Busan, Borrowed Time di Choy Ji arriva a Firenze, al cinema La Compagnia, in occasione della quarta edizione del FánHuā Chinese Film Festival.
Un viaggio, fisico e metaforico, tra passato e presente, tra due mondi lontani e vicini attraverso due personaggi più legati di quanto possano immaginare.
La trama di Borrowed Time
Un percorso sentimentale tra presente e passato che porta una donna alla vigilia del matrimonio alla riconciliazione con la figura del padre che aveva lasciato la famiglia anni prima. Tra l’entroterra cantonese e il porto di Hong Kong, un’opera sottilmente ammaliatrice che invita a seguire il cuore. (Fonte: FánHuā Chinese Film Festival)
La recensione
Un’altalena continua che oscilla in maniera perfetta, senza mai far prevaricare una parte a discapito dell’altra. Padre e figlia che si incontrano e si (ri)conoscono, in uno spazio e un tempo che sembra appartenere soltanto a loro e a nessun altro.
Una storia che si apre in un campo di litchi per mostrarci come vengono lavorati, per mostrarci una quotidianità, quella di Canton, nel sud della Cina, che pochi altri ci hanno mostrato in questo modo.
E fa sorridere il fatto che a farlo è un’opera prima, un debutto alla regia che però ha già il sapore di film navigato. Le inquadrature e le scelte registiche e stilistiche diventano importanti nell’approcciarsi ai personaggi, così diversi eppure così simili. Non servono troppe parole, bastano pochi gesti e qualche sguardo accennato per capire e per riprendere esattamente dal punto in cui ci si era lasciati.
Quanti spettatori ci sono?
Oltre al pubblico, spettatore tradizionale, sembra quasi che ci sia un altro tipo di audience all’interno di Borrowed Time. La protagonista è, infatti, spesso centrale nella storia e nelle riprese, ma la macchina da presa non indugia mai su suoi dettagli o particolari. È quasi come se anche lei fosse una spettatrice di quello che le accade. Sia in situazioni che la vedono da sola, sia in situazioni di gruppo o con più persone, appare sempre come se fosse in secondo piano rispetto allo svolgersi degli eventi.
Una volta che entri nella nebbia non sarai più la persona che eri prima.
Ed effettivamente c’è una nebbia che aleggia sull’intero film e che rende la storia opaca e, per certi versi, di non immediata comprensione. Nebbia sia fisica che metaforica che accompagna la protagonista nel suo viaggio alla scoperta del mondo, di sé e di un passato molto più presente del previsto.
Cosa significa Borrowed Time?
Non è solo il titolo del film, Borrowed Time è anche il CD che la giovane (ri)trova e dal quale viene attratta come una calamita. Non ci interessa tanto il suo contenuto, quanto piuttosto il suo valore e la sua importanza. Cos’è davvero questo tempo in prestito? Quello che lei presta alla sua vita per cercare delle radici, delle spiegazioni che non ha mai avuto e che adesso è il tempo di concretizzare? O il tempo che le era stato concesso in prestito, ma che, come spesso accade, vola via in men che non si dica?
Avvicinandosi a diversi autori classici del cinema di Hong Kong Choy Ji con il suo Borrowed Time riflette e fa riflettere sui legami e su come essi possono deteriorarsi o svilupparsi nel tempo. E lo fa con grande capacità, grande sicurezza e con tanto silenzio.
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