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Film da Vedere

‘I dannati’ di Roberto Minervini, la poetica d’autore contro la violenza

Un autore che ha fatto della sua opera una missione divulgativa: l’ultimo film di Minervini lo consacra tra le firme più dinamiche e preziose che l’Italia offre al mondo

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I dannati di Roberto Minervini (Low Tide, Stop the pounding heart), è il primo film di finzione del regista marchigiano, che dopo il successo nella sezione Un Certain Regards a Cannes, sbarca in questi giorni a Busan (Corea del Sud) per il Busan International Film Festival nella sezione competitiva World Cinema. Dopo l’uscita in sala in Italia, il film è disponibile su Prime a pagamento.

Minervini adotta la sua dialettica unica per speculare sulla violenza e sulla guerra, raccontando le microstorie degli umili dimenticati nella guerra.

I dannati di Roberto Minervini, la trama

Un manipolo di soldati volontari parte per le terre di frontiera in missione esplorativa durante gli scontri della Guerra Civile Americana. Il viaggio è l’occasione per questi sconosciuti di legare tra loro e riflettere sulle motivazioni che li hanno condotti al fronte. Fino a quando l’accampamento subisce un attacco e gli stessi saranno costretti a prendere decisioni e strade diverse.

The Damned

‘I dannati’ di Roberto Minervini – Foto fornite dall’ufficio stampa Busan International Film Festival

L’umanità e la narrativa

Un film di Roberto Minervini è un viaggio esperienziale e sensoriale, oltre che chiaramente un percorso di arricchimento cinematografico. Dopo i lavori documentari, mai scontati, mai banali, di ricerca e denuncia, in cui il mezzo visivo viene considerato un palcoscenico per denunciare l’emarginazione, i conflitti e le situazioni di abuso, il regista approda alla fiction, se così la si può definire, con I dannati. E questa transizione avviene evidentemente con stile.

Il film profuma di Nuovo Neorealismo, così amato all’estero, quasi fosse scritta nel DNA l’impronta egregia di questa tradizione. Più che nella forma narrativa, è il rapporto con i personaggi e il tema su cui sviluppa la riflessione che attinge da questo bagaglio.

La narrazione della realizzazione è un tutt’uno con la sua visione. Ci conduce in un mondo introspettivo di solidarietà umana e stretta, strettissima interconnessione con la natura, le stagioni e il clima.

L’opera collettiva

Il film è stato realizzato in Montana con l’aiuto di un gruppo di soldati volontari, esperti tra l’altro di rivisitazioni storiche della Guerra Civile Americana. Con loro, Minervini ha instaurato un rapporto e una discussione costruttiva sui contenuti dei dialoghi e sui comportamenti dei personaggi, che gli stessi poi offrono al pubblico. Non c’è niente in quello che succede davanti all’obiettivo che non sia parte di un processo collettivo di condivisione e brainstorming. Ed è questa meravigliosa potenza della settima arte, che non a caso è legalmente definita come arte collettiva, che nel film di Minervini sublima esprimendosi in tutto il suo ascendente, sul palcoscenico della natura.

L’esordio vuole una prima sequenza quasi raccapricciante, dove dei lupi selvatici divorano la carcassa di un animale messa lì appositamente dall’autore, accovacciato poco più indietro per riprendere la scena. La sua volontà di registrare la naturalità della bestialità, della violenza di un essere vivente che scanna l’altro per la propria sopravvivenza, è il benvenuto d’impatto che il regista prepara per il pubblico che si sta per immergere nella solenne riflessione sulla violenza.

The Damned - I dannati

‘I dannati’ di Roberto Minervini – Foto fornite dall’ufficio stampa Busan International Film Festival

La violenza al centro

I dannati riflette su come l’uomo si sia appropriato di questa brutalità naturale e l’abbia resa violenza, poi guerra e massacro, declinando in forme estreme quella che era originariamente una sola necessità di sopravvivere.

Basterebbe questo a rendere il film un’opera d’arte; invece, anche il progetto così come è stato concepito e lo stile della narrazione visiva, hanno tratti distintivi ormai indiscutibilmente e inconfutabilmente autoriali. Vediamo e viviamo a strettissimo contatto del personaggio, colto sempre al centro del quadro con una vasta un’immensità alle spalle che si perde, perché il punto di fuoco, affilato, è sempre e solo concentrato sul volto e non ci lascia scorgere le montagne, i boschi e gli spazi aperti con quella libertà di respiro che vorremmo. Quella unica sensazione liberatoria, di natura sterminata, esiste perché sono i personaggi a farla vivere. Esiste perché è lì che trovano il loro angolo di pace e di assoluzione.

I dannati di Roberto Minervini

‘I dannati’ di Roberto Minervini – Foto fornite dall’ufficio stampa Busan International Film Festival

E se lo spazio ha questo vigore, il tempo ha una pesante nobiltà che ci fa intendere come le attese, i silenzi e la tensione, siano una parte integrante di questo cammino lento e miserabile verso le più profonde verità di questi uomini già condannati ad un unico destino.

Dal momento che la fonte principale di ispirazione del regista sono stati i diari di guerra, è chiaro che come ne I dannati si percepisca così forte l’umanità. Ed è altrettanto chiara come la volontà di Minervini fosse quella di ricordarci che le guerre non sono numeri, non sono definibili da numeri, così come la sofferenza patita da chi è coinvolto non è quantificabile in numeri.

Le guerre sono microstorie spezzate di individui e più ci allontaniamo dalla sostanza del loro esistere, più ci affidiamo ai numeri per quantificare questa violenza, più il quadro ci sfugge, la guerra diventa distante e impalpabile e la violenza sempre più ammissibile.

I dannati

  • Anno: 2024
  • Durata: 88 minuti
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Genere: Guerra
  • Nazionalita: Italia, USA, Belgio
  • Regia: Roberto Minervini

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