Union di Stephen Maing e Brett Story è il documentario che racconta della ALU (Amazon Labor Union), l’unione sindacale dei lavoratori di Amazon New York City Staten Island. Il film è prodotto da Anonymous Contentt, Field of Vision, Impact Partners e Level Ground Productions e dopo il successo al Sundance 2024 approda in Italia al Festival Internazionale il 4 ottobre per la rassegna Mondovisioni.
Intensa cronaca della battaglia condotta da Chris Smalls, ex lavoratore Amazon licenziato, per garantire ai suoi colleghi e agli stagionali condizioni più umane. Una maratona tra cavilli legali e i potenti del capitalismo che profuma di lotta di classe vecchio stile.
Chris Smalls in ‘Union’ di Stephen Maing e Brett Story
Union di Stephen Maing e Brett Story, la trama
Dopo l’ennesimo licenziamento istantaneo, Chris e altri ex-lavoratori della sede di New York di Amazon decidono di organizzarsi e coinvolgere i colleghi per una protesta più strutturata. Il film racconta di questa forza collettiva che ha messo insieme pezzo dopo pezzo, un gruppo di leadership decisiva. Ha raccolto le firme necessarie per poter proporre la formazione di un sindacato, ha presentato domanda e ha finalmente visto riconosciuto il proprio gruppo di difesa dei lavoratori salariati: la ALU, Amazon Labor Union.
Giorno dopo giorno, sera dopo sera, con fantasiosi picchetti ai marciapiedi dell’azienda, Chris e i colleghi raccontano di una storia di resistenza e di diritto contro l’impero di Jeff Bezos.
Documentare una lunga protesta
Maing e Story non risparmiano la sofferenza e le delusioni: nel loro documentario non c’è un viaggio dell’eroe lineare e privo di sconforto. Piuttosto, la visione, per il pubblico stesso, è tormentata dai mille intoppi che Chris, e con lui gli altri ragazzi del gruppo, continuamente si trovano a dover gestire. Tra meeting online e orari impossibili, condizioni climatiche deliranti e distribuzione di erba gratuita, le strategie per poter affermare il proprio diritto all’associazione, sono fantasiose e caparbie.
La marcia in più che Union di Stephen Maing e Brett Story ha rispetto ad altri film sullo stesso tema, è prima di tutto, che chiaramente interessa un gigante, una azienda iconica: tant’è che il film stesso si apre con il lancio nello spazio del satellite di Bezos. Lui, che punta allo spazio, mentre sulla terra chi non raggiunge la quota viene lasciato a casa.
You are not a robot. [uno degli slogan di ALU]
In secondo luogo, la cronaca puntale delle giornate di sit-in e protesta è rinforzata dalle immagini catturate all’interno dello stabilimento. E coronata da un arresto con colpo di scena. Il girato è sempre nitido, la regia pulita, nella migliore delle tradizioni documentarie statunitensi: neanche nei momenti di maggior scomodità e precarietà si cede sulla qualità e sulla completezza del quadro.
La missione
Questa produzione, che ovviamente non verrà messa in streaming su Prime, è il frutto della visione dei due registi che sin dagli inizi della protesta sono presenti al fianco dei lavoratori. Pertanto è un lavoro esaustivo, che non scivola nel melodramma nel raccontare dei “poveri” salariati, ma piuttosto documenta una impresa: la nascita di ALU. E che a capo di questa truppa ci sia un animale da palcoscenico come Chris Smalls mostra di essere, è visivamente accattivante e rende Union uno spettacolo della forza umana, della solidarietà e della caparbietà che si raggiunge quando a muovere l’individuo ci sono battaglie condivise.
Un film che rilascia una grande carica, e un documento di diritto del lavoro americano che resterà negli archivi.
Gli altri documentari presentati a Mondovisioni, rassegna del Festival Internazionale di Ferrara