Quanto può essere difficile fare un degno funerale al proprio gatto? Con Do it Right, cortometraggio in concorso alla 21 edizione di sedicicorto, il regista Yaroslav Lebedev prova a darci la sua personale e atipica risposta a questo quesito.
Grazie a una sceneggiatura semplice ma mai banale, il cineasta russo dirige una commedia nera capace, in soli sedici minuti, di sorprendere più volte lo spettatore strappandogli risate laddove meno se lo aspetta.
Sinossi
Da quando la moglie l’ha abbandonato, Ivan vive in una sorta di stasi autoimposta. Le sue giornate scorrono lente e inutili, buttate davanti alla televisione nella passività totale. A rompere questa monotonia sarà la morte di Anton, il gatto che l’uomo aveva cresciuto insieme alla moglie fino a prima che lei se ne andasse.
Di fronte all’inaspettato lutto Ivan e Pasha, il suo migliore amico, decidono di dare degna sepoltura all’animale costi quel che costi…
Il bello di farsi sorprendere
Quando si parla di comicità, specialmente nell’ambito dei cortometraggi, uno dei rischi più grandi e diffusi è quello di cadere nel già visto. Poche cose prevengono infatti una risata quanto il vedere una gag arrivare da lontano.
Yaroslav Lebedev non solo dimostra di essere molto cosciente di questo rischio, ma anzi lo sfrutta a suo vantaggio proprio per sorprendere lo spettatore. Le battute e le gag sono spesso inaspettate, improvvise e del tipo opposto a quelle che ci si immaginerebbe. Do it right gioca un po’ con l’assurdo e un po’ con strumenti spesso poco sfruttati nella comicità audiovisiva, come ad esempio la colonna sonora, che qui diventa elemento comico inaspettatamente funzionale.
Ovviamente la loro efficacia è strettamente correlata alla sensibilità personale di ogni spettatore, ma ciò non toglie che il cortometraggio riesce a regalare un quarto d’ora pieno di sorprese continue e spunti creativi.
Una scrittura semplice ma profonda
Do it right è il tipico esempio di scrittura semplice ma brillante. Un incipit all’apparenza leggero, ma che si rivela portatore di tematiche importanti e delicate come quella della solitudine e dell’abbandono.
Pur saltando da un siparietto comico all’altro infatti, fin dai primi attimi del film è evidente come Ivan e Pasha siano personaggi portatori di un malessere più profondo. La missione funeraria a cui prendono parte si rivela ben presto anche un viaggio catartico per i due, in particolare per la necessità di Ivan di esorcizzare il divorzio dalla moglie.
E proprio in questo che probabilmente si nasconde il valore più grande di Do it right, un cortometraggio che riesce a far ridere costantemente, dal primo all’ultimo secondo, ma che nonostante questo non sminuisce mai la componente più drammatica della sua storia.
Il nero dietro la commedia
Tutto in Do it Right è immobile. Il corpo congelato del gatto deceduto, le scenografie, la posizione dei personaggi all’interno dell’ambiente e perfino le inquadrature scelte dal regista. Tutto è fisso e inamovibile, a rappresentare l’incapacità di Ivan di andare oltre il suo matrimonio fallito.
Il mondo all’interno del quale si muovono i personaggi sembra sempre più piccolo rispetto alle loro esigenze. Lo spazio è inadatto, decadente e soffocante. L’utilizzo del 4:3 alimenta ulteriormente questa sensazione di claustrofobia, smorzata solo grazie a una scenografia talmente caratteristica e assurda da diventare elemento aggiuntivo all’involontaria comicità di Ivan e Pasha.
Ogni singolo elemento scelto dal regista Yaroslav Lebedev concorre a creare una messa in scena in perfetta sincronia con la storia raccontata, i cui unici scopi sono quelli di divertire e, allo stesso tempo, di trasmettere lo stato d’animo pieno di nostalgia e malessere del protagonista.
Il risultato finale è un cortometraggio in cui l’insieme del tutto sembra perfettamente coerente con quel che vediamo, proviamo e immaginiamo. Una commedia nera che fa ridere anche e specialmente mentre ci tocca più nel profondo, portandoci a volte a non saper distinguere dove finisce l’ilarità e dove inizia la malinconia.