Guillermo del Toro, 59 anni il 9 ottobre, non smette mai di stupirci. Abbiamo raccolto 5 esempi del suo cinema da vedere assolutamente. A metà tra cinema orrorifico e fantastico, regia pulita e nel contempo mostruosamente affascinante, quasi Lovecraftiana (H.P Lovecraft), Guillermo del Toro merita di essere considerato uno dei registi più prolifici degli ultimi anni. La sua filmografia potrebbe dividersi in macro-temi, ognuno dei quali è rappresentato da uno o più personaggi immaginifici.
1. Il labirinto del fauno e il tema del fantastico (2006)
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Il Fauno, protagonista del Labirinto del fauno
“E si dice che la principessa discese nel regno paterno e che lì regnò con giustizia e benevolenza per molti secoli, che fu amata dai suoi sudditi e che lasciò dietro di sé delle piccole tracce del suo passaggio sulla terra… visibili solo agli occhi di chi sa guardare”.
Il labirinto del Fauno, pellicola del 2006, è a gran diritto uno dei film più conosciuti e apprezzati di Guillermo del Toro. La sua capacità di inserire personaggi fantastici e immaginari con una caratterizzazione psicologica così intensa non è da pochi. La storia è un giusto mix di amore, fantasia e speranza con il giusto peso di sofferenza e dolore.
Siamo nel 1944 in Spagna dove sono in corso gli scontri tra i ribelli e i fedeli alla dittatura di Francisco Franco. Tra quest’ultimi c’è il crudele Videl, il quale ordina alla moglie Carmen di raggiungerlo per dare alla luce il loro bambino. Carmen porta con sè anche la figlia Ofelia, la protagonista di questa storia. La bambina spaventata dalla situazione si rifugia sempre più nei boschi, scoprendo un antico labirinto, presieduto da uno strano figuro: il fauno. Dall’aspetto mostruoso, egli però è tutto tranne che cattivo. Al contrario il fauno vuole aiutare Ofelia, sostenendo che lei non è chi crede di essere. La bambina sarebbe infatti la principessa di un mondo incantato.
Tralasciando per intero le vicende che poi si susseguono nel film, Il labirinto del fauno è una storia tratta da eventi realmente accaduti: la dittatura di Franco e il suo esercito, unita però all’elemento Fantasy e, soprattutto, tutto descritto con gli occhi di una bambina di 11 anni.
Personalmente il film più bello e autentico di Del Toro.
2. La forma dell’acqua e il tema dell’isolamento/alienazione (2017)
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Uno degli esempi più recenti di film in cui sono presenti i mostri di Guillermo del Toro. The shape of water, La forma dell’acqua, è una delle pellicole più divisive tra i film del regista. O lo ami o lo odi. Elisa, muta ma con uno sguardo talmente espressivo da soppiantare le parole, lavora come donna delle pulizie in un centro di ricerca governativo. Elisa è l’ultima della catena, in un mondo prevalentemente maschilista e severo. Lei però non è sola perché la creatura segreta che vive nel laboratorio diventerà la sua forza, il suo motivo di vita. La forma dell’acqua è un film sull’amore, sulla vita e sulla diversità.
Il linguaggio non verbale con il quale comunicano i due protagonisti è la forza del film. Del Toro ha volutamente inserito due outsider che con la forza dell’amore riescono a sconfiggere i “cattivi” della società. La trama a tratti potrebbe sembrare disneyana e favolistica perché comunque ha un lieto fine, ma il regista non abbandona le tinte dark e a tratti violente tipiche di tutte le sue opere.
Uno dei punti di forza sono sicuramente i protagonisti. Una bravissima Octavia Spencer fa, come spesso accade, la parte dell’amica semplice ma grintosa. Michael Shannon invece ci regala una fantastica esibizione da villain. In ultimo, ma non ultima la nostra protagonista Sally Hawkins.
3. La spina del diavolo e il tema della violenza/innocenza (2001)
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Film del 2001 diretto da Guillermo del Toro in collaborazione con Pedro Almodovar. Un film molto personale, diretto dopo la delusione del precedente Mimic. La storia segue le vicende di Carlos, costretto a vivere in orfanotrofio, posto inquietante e sinistro. Qui il bambino inizia a percepire una presenza, che si scoprirà essere il fantasma di un bambino.
Che cos’è un fantasma? si chiede la voce fuori campo, ed è quello che indirettamente i due registi richiedono anche allo spettatore. Domanda alla quale è difficile dare una risposta chiara e definitiva.
La spina del diavolo è un film che parla di violenza ma allo stesso tempo di solitudine. Carlos è un bambino all’apparenza solo, vessato dai compagni, che famigliarizza con i fantasmi che abitano quel luogo. Come già avviene con altri film sui fantasmi (The Others, film di Alejandro Amenàbar) i fantasmi non sono sempre presenze negative, al contrario.
Piccola curiosità. Forse non tutti sanno che il titolo deriva da una credenza popolare nella cultura spagnola, una superstizione che nasce da una malformazione che colpisce i bambini alla nascita: la spina detta del diavolo.
4.Pinocchio e l’importanza dell’infanzia (2022)
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Considerato a pien diritto uno dei capolavori di Del Toro, ove la parte dell’immaginazione e dell’infanzia coincidono alla perfezione. Chi non conosce la storia di Pinocchio, il burattino che diviene un bambino vero, grazie all’amore del suo creatore: Geppetto.
Bene, dimenticatevi per un momento il Pinocchio di Collodi (che è anche ricalcato dal Pinocchio di Matteo Garrone) per abbracciarne una nuova versione, meno per bambini e più per adulti.
Il Pinocchio di Del Toro è ambientato prima di tutto nell’Italia fascista e questo lo porta ad essere meno infantile e più sovversivo. Geppetto ha un bambino vero che però muore durante un bombardamento e per cercare di alleviare il suo dolore inizia a bere alcol, entrando ben presto in una spirale di autodistruzione senza via di ritorno. Una chance però gli viene concessa perché in un impeto di rabbia creerà un bambino di legno per cercare di rimpiazzare il suo. Egli verrà così animato ma creerà non pochi problemi al povero Geppetto. Pinocchio infatti vive secondo le sue regole, non rispetta l’autorità (nemmeno quella fascista) e non ascolta il padre.
Consigliatissimo per coloro che amano le storie animate, coloro che sanno volare con la fantasia e che riconoscono il potere di Pinocchio.
5.Hellboy e l’amore spassionato per le creature mostruose (2004)
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Ultimo ma non ultimo in termini di importanza, Hellboy, film che vede come protagonista un carismatico demone divenuto investigatore che lavora per il Bureau for Paranormal Research and Defense (BPRD, organizzazione immaginaria creata nei fumetti di Mike Mignola) al fine di sopprimere le minacce soprannaturali. Hellboy, anche detto Red per via del colore della sua pelle, è in realtà un personaggio dei fumetti, creato dallo stesso Mignola e riadattato poi da Del Toro.
La pellicola è stata spesso criticata per via dell’attinenza così stretta al fumetto da cui trae la storia, tanto da definire l’intero film una copia, insomma non farina del suo sacco. Commenti a parte l’ambientazione e i personaggi sono ben definiti grazie anche alla tecnica usata che unisce l’animazione 3D a riprese dal vero.
Sicuramente non uno dei suoi migliori film, ma che vale la pena vedere, soprattutto se si ha letto il fumetto originale.
Guillermo del Toro è uno dei registi più visionari degli ultimi tempi. Questo non si vede solo dai film; ultimamente abbiamo avuto il piacere di vedere la serie tv Cabinet of Curiosities, disponibile su Netflix. La costante di ogni suo prodotto sono i mostri, sotto ogni forma. Ogni mostro evoca esperienze e sensazioni differenti. A volte sono mostri negativi ma tante altre volte sono mostri positivi, quasi amici.
“Ho sempre considerato i mostri qualcosa di affascinante, in grado di evocare grandi emozioni, qualcosa di potente, misterioso, intrigante e spaventoso al tempo stesso. Da sempre hanno influenzato l’immaginario collettivo e l’umanità perché, in fondo, rivelano le sfumature più dark che si celano in ognuno di noi”.
Guillermo del Toro: l’ossessione del meraviglioso