Un viaggio emozionale verso un popolo che merita di più. Lebanon About Hope, diretto da Marc Janho, cattura l’anima di un paese intrappolato fra una grande tradizione storica e un presente incerto. E che, nonostante tutto, continua a cercare speranza. Il cortometraggio è in concorso al Sedicicorto International Film Festival di Forlì e verrà proiettato il 9 ottobre.
Poco tempo dopo l’uscita di Dancing on the edge of a volcano (C. Aris, 2023), un altro documentario ci parla della situazione inaccettabile del Libano. Stavolta, però, non attraverso una storia. Lebanon About Hope descrive un popolo, legato al suo paese, presentato in tutta la sua complessità. Rovine storiche accanto a palazzi distrutti. Strade piene di vita accanto quartieri abbandonati. Musiche tradizionali dopo silenzi funebri. Tutta la messa in scena è studiata per esporre la contraddittorietà di questo paese. Un’istantanea sul suo presente.
In circa venti minuti, Lebanon About Hope costruisce un racconto poetico che dà voce alle persone comuni. É il popolo che parla, alla ricerca di speranza. Inseguita, sognata, ma anche abbandonata e bistrattata. Ognuno degli intervistati ha la propria idea, espressa nei dialoghi con persone di opinioni diverse. Per alcuni la speranza è fuori dal Libano, per altri neanche lì. Per altri ancora, non si è mai spenta. Il documentario è costruito per far emergere chi non viene ascoltato. Si cerca speranza, non una soluzione. Non una semplice e univoca, perlomeno, dato che decenni di tragedie non si possono risolvere così. Serve il dialogo.
L’intervento didascalico è ridotto al minimo, quasi assente. Lebanon About Hope non vuole insegnare nulla. Lo spazio è tutto per il popolo libanese, che deve trovare speranza anche dove non c’è, darsi la forza che non ha. Non sono i governi corrotti, le associazioni violente, i paesi stranieri approfittatori. Janho restituisce al Libano il potere che gli spetta, attraverso la speranza che gli è stata tolta.
In conclusione, Lebanon About Hope è un documentario poetico e affascinante che riesce a trasmettere un messaggio potente senza mai cadere in una retorica banale. Un omaggio alla resilienza di un popolo, chiamato a sperare ancora.