George Clooney: fascino e purezza artistica di una voce altisonante
Un uomo che vive nella doppia versione di attore e regista riuscendo, con successo e fortuna, a equilibrarle magnificamente. Anti-Bush, non sempre politicamente corretto, capace di riportare in auge gli ammiccamenti, il fascino anni Cinquanta alla Cary Grant e l'eleganza dello smoking. Tutto questo in una sola persona: George Clooney.
George Clooney è riuscito ad evolvere la propria figura di semplice sex symbol fino a divenire volto e voce di quelle lezioni di politica e vita che non andrebbero mai dimenticate. Il suo lavoro al servizio della settima arte continua da 38 anni, prendendo parte a più di 106 opere, tra film e serie tv. Oltre al ruolo di attore, per cui ha vinto anche l’Oscar come miglior attore non protagonista, è anche un rinomato regista e produttore cinematografico.
“C’è solo un periodo breve nella vita in cui hai la possibilità di lasciare un segno. Io ci sto provando.”
George Clooney: l’infanzia inseguendo sogni e scontrandosi con dure realtà
Di origini inglesi, irlandesi e tedesche, George Timothy Clooney nasce il 6 maggio 1961 a Lexington, la seconda città più popolosa del Kentucky, dopo Louisville. La famiglia, formata dalla madre Nina Bruce, ex reginetta di bellezza, e dal padre Nick Clooney, all’epoca anchorman e presentatore televisivo, sembra indirizzarlo senza alcun tentennamento verso il mondo artistico. Soprattutto per la presenza della zia Rosemary Clooney, attrice e cantante particolarmente apprezzata da Hollywood tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Clooney ha una sorella maggiore, Adelia.
Comincia la sua educazione alla Blessed Sacrament School di Fort Mitchell, Kentucky. Trascorre parte della sua infanzia in Ohio, dove frequenta la St. Michael’s School di Columbus e la St. Susanna School di Mason. Durante le scuole medie soffre della paralisi di Bell, una condizione debilitante che paralizza parzialmente il volto. Questa condizione si è protratta per più di un anno.
“È stato il momento peggiore della mia vita, voi sapete come i bambini possono essere crudeli. Ero deriso e schernito, ma l’esperienza mi ha reso più forte.”
I suoi genitori si trasferiscono ad Augusta, Kentucky, dove George frequenta la Augusta High School e la Northern Kentucky University, con la ferma intenzione di seguire le orme paterne e di lavorare come giornalista e attore in televisione. Il suo esordio davanti a un obiettivo avviene nella serie tv Colorado (1978), accanto a Richard Chamberlain, ma poi cambia idea. Prova la strada dello sport, essendo particolarmente dotato come giocatore di baseball ma, durante un provino per i Cincinnati Reds, si infortuna.
George Clooney in ‘La scuola degli orrori’ (1987).
Percorrendo la tortuosa strada verso il successo
A questo punto, messi da parte sogni di gloria, George Clooney frequenta i corsi di storia e scienze politiche alla Northern Kentucky University. Alla laurea, però, preferisce lavori occasionali come venditore di polizze assicurative porta a porta, nell’attesa di trovare l’occasione giusta per conquistare Hollywood. A ventun anni, quando il cugino Mel si ferma nella sua città e Clooney lo aiuta a imparare una piccola parte per un film, si convince del fatto che la sua vocazione è solo quella di recitare.
“Per guadagnarmi da vivere prendevo 3,33 dollari all’ora per tagliare il tabacco. Quando ho lasciato il Kentucky ero certo di una cosa, nella vita non volevo fare il tagliatore di tabacco.”
Così, nel 1983, si trasferisce a Los Angeles per studiare alla Beverly Hills Playhouse. In questo periodo, l’attore vive miseramente in un appartamento assai modesto, in compagnia di future star del piccolo e grande schermo come Sylvester Stallone e Henry Winkler (il Fonzie della serie televisiva Happy Days). Comincia dalla televisione la sua vera e lunga marcia verso la popolarità. Appare in telefilm come Ripide (1984) e Il falco della strada(1985), muovendo i primi passi nel grande schermo in pessimi b-movie horror. Tra questi troviamo Predator – The Concert (1987), La scuola degli orrori(1987) e Il ritorno dei pomodori assassini(1987).
Nel frattempo continua la sua lunga gavetta sul piccolo schermo, partecipando a un’immensità di serial (L’albero delle mele, Hunter, La signora in giallo, Cuori senza età) e facendo provini per il cinema. Uno su tutti ad esempio per il ruolo di J.D. in Thelma & Louise (1991) di Ridley Scott e per il Mr. Blonde di Le iene (1992) di Quentin Tarantino, ruoli per i quali viene scartato.
George Clooney in ‘La signora in giallo’ (1987).
La fama mondiale grazie al personaggio del Dr. Ross in E. R. – Medici in prima linea
Il momento della svolta per George Clooney è proprio dietro l’angolo. Migliore amico degli attori Richard Kind e Tommy Hinkley, viene scelto per il ruolo del Dottor Ross nella serie tv E.R. – Medici in prima linea (1994), prodotta da Steven Spielberg e scritta da Michael Crichton. Il ruolo del pediatra dongiovanni gli calza così a pennello che attira da subito l’attenzione del pubblico femminile e la critica che urla al nuovo Cary Grant. Prende parte a 5 stagioni della fiction e più di 100 episodi, sino al 1999.
Plurinominato ai Golden Globe e agli Emmy, con il timore di rimanere confinato a vita dentro il piccolo schermo, sfrutta questo momento di popolarità mondiale (viene additato dalle riviste come l’uomo più sexy del mondo) per ottenere più ruoli possibili da Hollywood, che risponde immediatamente alla sua richiesta. Così eccolo accanto a Michelle Pfeiffer nella commedia romantica Un giorno, per caso(1996) o nell’horror di serie A di Robert Rodriguez Dal tramonto all’alba (1996) con Harvey Keitel e sceneggiato da Tarantino.
Seguono il thrillerThe Peacemaker con Nicole Kidman, successo sia di critica sia al botteghino, e il ruolo di Batman in Batman & Robin di Joel Schumacher nel 1997. Il film, nonostante sia stato un successo commerciale, viene stroncato dalla critica, ottenendo ben 10 nominations ai Razzie Award inclusa una come peggior coppia per Clooney e Chris O’Donnell. Nel 1998 recita al fianco di Jennifer Lopez in Out of Sight, segnando la prima delle sue numerose collaborazioni con il regista Steven Soderbergh, in Three Kings (1999) con il suo migliore amico Mark Wahlberg e nel bellico La sottile linea rossa (1998).
George Clooney in ‘E. R. – Medici in prima linea’ (1994-99).
Fratello, dove sei? : ironia e leggerezza all’insegna della “mucca su un tetto”
Uno dei primi veri film impegnati nella carriera di George Clooney è proprio la commedia scritta e diretta dai fratelli Coen, Fratello, dove sei? (2000). Presentata in concorso al 53º Festival di Cannes, la colonna sonora del film vince un Grammy Award come album dell’anno nel 2002. La pellicola è liberamente tratta dall’Odissea di Omero, nonostante nessuno dei due fratelli abbia mai letto l’epopea omerica, conoscendo solo il suo contenuto attraverso adattamenti e riferimenti all’opera nella cultura popolare.
Joel Coen si è personalmente recato a Phoenix per offrire il ruolo di protagonista a Clooney, il quale era così ansioso di lavorare con i fratelli Coen da accettare la parte senza nemmeno leggere la sceneggiatura. L’attore non riesce a capire immediatamente il suo personaggio: Ulysses Everett McGill, uomo di buon senso e con una buona parlantina appena evaso insieme ad altri due galeotti dai lavori forzati. Sotto la sua guida, i tre sono alla ricerca del tesoro da un milione di dollari, frutto di una rapina, nascosto da Everett nei pressi di un fiume sul quale si sta costruendo una diga. Hanno solo quattro giorni per recuperare il tesoro, prima che il fiume diventi un lago.
Così il chiacchierone Ulisse-Clooney spiega l’America della depressione, la vita, la speranza, la stupidità, e anche l’essenza, che forse è semplicemente una bella famiglia, magari con qualche amico sincero. I tre protagonisti sono di una bravura impressionante, e dunque i Coen sono anche direttori d’attori. Oltre alle due candidature all’Oscar, il film viene ricordato per l’interpretazione sensazionale di Clooney, tra una lacrima e un sorriso, grazie al quale vince il Golden Globe come “miglior attore in un film commedia o musicale“.
“Non mi prendo affatto sul serio, ma prendo sul serio la vita degli altri. La sola cosa che cerco oggi, sia sul piano personale che su quello professionale, è la qualità. Non resterò qui cent’anni!”
George Clooney, Tim Blake Nelson e John Turturro in ‘Fratello, dove sei? (2000).
George Clooney: il sodalizio con Soderbergh e l’esordio alla regia
Nel 2001 George Clooney collabora nuovamente con Steven Soderbergh in Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco, un remake del film Rat Pack del 1960 Colpo grosso, nel ruolo di Danny Ocean che fu di Frank Sinatra. Oltre a Clooney nel cast figurano anche altre star come Brad Pitt, Andy García, Matt Damon e Julia Roberts. Il film è subito un grande successo commerciale, guadagnando in tutto il mondo più di 450 milioni di dollari e prestandosi anche per due sequel dell’iconica trilogia.
E dato che Clooney è un tipo d’uomo che dà molto peso alle amicizie, eccolo in un piccolo ruolo in Spy Kids (2001) di Robert Rodriguez, nonché nel remake dall’omonimo titolo Solaris(2002), ancora per Soderbergh, dove si presta per la sua prima scena di nudo. Nel 2000 Clooney e Soderbergh fondano la casa di produzione Section Eight Productions, con la quale l’attore produce il suo esordio alla regia con il film Confessioni di una mente pericolosa (2002), un adattamento dell’autobiografia del produttore televisivo Chuck Barris. Il film non ottiene un buon riscontro al botteghino, ma la regia di Clooney viene definita promettente.
Nel frattempo continua a interpretare film di successo come la commedia Prima ti sposo, poi ti rovino (2003) al fianco di Catherine Zeta-Jones, seconda collaborazione con i fratelli Coen. L’anno successivo recita nel meno fortunato sequel di Ocean’s Eleven intitolato Ocean’s Twelve. Nel 2005 torna dietro la macchina da presa per firmare il politico Good night, and good luck (2005), trasposizione delle vicende circa la caccia alle streghe comuniste guidate dal senatore McCarthy con gli occhi del giornalista Ed Murrow. Viene nominato all’Oscar e ai Golden Globe per la “miglior regia” e la “migliore sceneggiatura” senza però riuscire ad aggiudicarsele.
“Sarò sincero: la mattina dell’annuncio all’Academy, io ero sveglio e per nulla indifferente. Scherziamo? Le nomination significano che sul DVD di Good Night… potremo mettere una bella scritta e che altri potranno produrre, dirigere, scrivere film che pongono domande.”
Il coronamento di una carriera: Syriana e il tanto atteso Oscar
Scritto e diretto da Stephen Gaghan, Syriana (2005) è un adattamento basato molto elasticamente sul libro memoriale di Robert Baer, See No Evil. La trama impiega molteplici storie parallele per trattare temi globali. Primo su tutti l’influenza dell’industria petrolifera, mostrando come i suoi effetti politici, economici, legali e sociali vadano a incidere sulla vita di un agente della CIA (George Clooney), di un economista dell’energia (Matt Damon), di un avvocato (Jeffrey Wright) e di un giovane pakistano disoccupato (Mazhar Munir).
Il titolo del film è piuttosto ambiguo. Alcuni hanno suggerito che provenga dal termine Pax Syriana, come allusione alla pace esistente tra Siria e USA, pace mantenuta grazie agli interessi petroliferi. Non esistono buoni o cattivi, non esistono vincitori o vinti, ma soltanto una condizione di perenne conflitto determinata da interessi economico-politici.
“La tv può avere un potere enorme, oggi l’informazione viene in maggioranza dalla televisione. Oggi c’è sempre più controllo dei capitali sulla televisione, ecco perché l’informazione è messa in un angolo, non frutta denaro ed è pure pericolosa… Chi ha creato il documento che provavamo che Saddam cercava di comperare uranio dalla Nigeria? Sappiamo adesso che era falso ma non sappiamo chi lo ha inventato. Per queste domande non c’è più spazio.
Clooney interpreta magnificamente l’eroe solitario che lotta contro il sistema, non solo uscendone sconfitto, ma anche totalmente sopraffatto. La grandezza di questa interpretazione, meritevole dell’Oscar come “miglior attore non protagonista” che gli viene assegnato, conferma una volta di più la sua propensione per il cinema impegnato, nel doppio ruolo di attore e regista. Il suo discorso alla premiazione sottintende un evidente messaggio politico: senza il rispetto per la libertà altrui, qualunque dittatura, anche la più ricca e potente, è condannata alla scomparsa.
George Clooney in ‘Syriana’ (2005).
George Clooney: un divo hollywooddiano come non si era mai visto
Nonostante sia uno degli attori viventi più famosi sulla terra, George Clooney preferisce ritagliarsi, nella cinematografia moderna, uno spazio personalissimo e inconfondibile, come autore e interprete. Fortemente antimilitarista, rifiuta il ruolo di John McLoughlin in World Trade Center (2006), scegliendo ancora Soderbergh per il thrillerIntrigo a Berlino(2006), film noir ambientato nella Germania post-seconda guerra mondiale. Nell’ottobre dello stesso anno riceve l’American Cinematheque, un premio assegnato alle personalità del mondo dello spettacolo che hanno dato “un contributo significativo all’arte del cinema”.
“Io non sono contro la Hollywood dell’intrattenimento e dei film di forte spettacolarità. A patto che ci sia la libertà di produrre, dirigere, interpretare ben altro.”
Nel 2008 viene nominato nuovamente all’Oscar, e ad altri premi, per la sua interpretazione in Michael Clayton nel quale Clooney interpreta un brillante avvocato con una difficile vita privata. Nello stesso anno recita inoltre nel terzo e ultimo capitolo della serie di Ocean’s intitolato Ocean’s Thirteen insieme con il cast originale (con la new entryAl Pacino). Il film, a differenza del primo sequel, riesce a recuperare un grande successo al botteghino e riceve ottime critiche.
Segue l’uscita nelle sale di In amore niente regole (2008), una commedia romantica ambientata nel mondo del football americano degli anni Venti. Diretta per la Universal questo è primo film prodotto dalla Smoke House, la società di produzione da lui fondata insieme a Grant Heslov. L’anno successivo lo ritroviamo in Burn After Reading – A prova di spiadei fratelli Coen, al fianco di Frances McDormand, Brad Pitt e John Malkovich.
L’irrefrenabile esigenza di raccontare il nostro mondo
Sempre al centro dei riflettori, la sua vena artistica non sembra venir meno, anzi. Nel 2009 George Clooney recita insieme a Kevin Spacey, Ewan McGregor e Jeff Bridges nell’intelligente commedia di guerra L’uomo che fissa le caprediretta dall’amico Grant Heslov, un’altra importante produzione della Smoke House. Grazie a questo film vince il Central Ohio Film Critics Association Awards come “miglior attore dell’anno“. Per la sua interpretazione in Tra le nuvole (2009) di Jason Reitman, viene nominato al Golden Globe e ottiene la sua quinta candidatura all’Academy Award. Segue il drammatico The American (2010) di Anton Corbijn.
Alla Mostra di Venezia 2011 presenta l’intenso Le idi di marzo, che ha scritto, diretto e interpretato al fianco di Ryan Gosling. Basato sulla piéce teatrale Farragut North, il suo quinto cortometraggio come regista si rivela un grande successo di critica e incassi, ottenendo tre nominations agli Oscar e vincendo a Venezia il Premio Brian al “miglior film“. Il 2012 inizia, per l’attore, con una commedia dal sapore agrodolce, tanto commovente quanto profonda, interpretando un marito e un padre in crisi in Paradiso amaro. Ritorno alla regia di Alexander Payne, il film ottiene un enorme successo facendo anche guadagnare a Clooney la sesta candidatura all’Oscar.
“Ho sempre fatto molto sport, mi ha convinto ad accettare il film l’immagine di me che corro in ciabatte per le Hawaii, è una forma di demascolinizzazione. La moglie del mio personaggio ama un altro, i figli non hanno sintonia con lui. Ho adorato il mio personaggio e lavorare con Shailene Woodley è stato così semplice. Ancora oggi la tratto come una figlia.”
All’inizio del 2014 esce il suo nuovo film da regista, The Monuments Men, in cui racconta la storia di un gruppo di storici dell’arte che durante la Seconda Guerra Mondiale si mette alla ricerca di tutti i capolavori finiti nelle mani dei nazisti, per salvaguardare il patrimonio culturale dell’intera umanità. La pellicola ottiene risultati discreti solo al box-office, mentre a livello di critica si rivela un flop.
Gravity: una discesa mozzafiato nel concetto di origine della vita
Presentato in apertura della 70ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Gravity (2013), è un film fantascientifico diretto da Alfonso Cuarón. Il film ottiene 10 candidature agli Oscar, vincendo 7 statuette, mentre la critica loda le interpretazioni dei due protagonisti, George Clooney e Sandra Bullock. La pellicola è stata girata per essere proiettata nelle sale nel formato 3D, conferendo un senso pieno e solido, adulto e consapevole alle immagini.
L’idea drammaturgica è decisamente radicale: due astronauti che fluttuano nello spazio per raggiungere una navetta e tornare sulla Terra. La storia si svolge quasi in tempo reale, in uno spazio che lo spettatore abbraccia con lo sguardo sin dall’inizio e l’azione è tutta esaurita nell’esecuzione di un unico specifico compito. Il film contiene circa 155 inquadrature, con una lunghezza media di 45 secondi ognuna, molto più lunghe rispetto agli standard moderni. Lo spazio è terreno di visioni interiori che diventano realtà e di incontro con il sè più profondo.
I personaggi di Clooney e Bullock sono gli unici che vediamo nell’intero film e che scambieranno pochi dialoghi proprio perchè l’immagine in movimento basta quasi a sé stessa, in una specie di cinema radicale. Il legame tra spettatore e personaggio si nutre di un semplice movente basico (la sopravvivenza) ed è interamente costruito sul movimento nello spazio virtuale tridimensionale e sull’esperienza sinestetica. Ci muoviamo con loro, tendiamo alla soluzione del gioco con loro: in un certo senso, siamo quei due personaggi esattamente come lo sono i due attori.
“Avevamo delle difficoltà a capire come legare certe emozioni. È stato un film difficile da fare, non potevi cambiare le battute, se cambiavi una sola parola o ci mettevi due secondi di più a dire una cosa sballavi tutto.”
George Clooney e Sandra Bullock in ‘Gravity’ (2013).
George Clooney: ancora, ancora e ancora…
Per George Clooney gli impegni dentro e fuori dal set continuano imperterriti. Nel 2014 esce nelle sale Annie – La felicitàè contagiosa, una commedia musicale diretta da Will Gluck e prodotto anche da Jay-Z e Will Smith. Segue il fantasy della DisneyTomorrowland – Il mondo di domani, film che racconta le vicende di un’adolescente che viaggia assieme a un inventore per scoprire i segreti di una terra incantata.
Nel 2016 torna al servizio dei Coen per il film Ave, Cesare!, inoltre partecipa nei panni di sé stesso nel film natalizio diretto da Sofia CoppolaA Very Murray Christmas (2016). Protagonista di Money Monster – L’altra faccia del denaro (2016) diretto da Jodie Foster, interpreta un esperto di finanza e brillante presentatore televisivo. Nel 2017 dirige Matt Damon e Julianne Moore nel film Suburbicon, dove affronta il problema del razzismo negli anni Cinquanta.
“Ho avuto una carriera interessante, ho vissuto grandissimi successi ed enormi fallimenti. Il non essere mai catalogato mi ha permesso di interpretare ruoli molto diversi, e anche da regista ho avuto la libertà di sperimentare.”
Nel 2020 torna dietro la macchina da presa in The Midnight Sky, in cui recita anche al fianco di Felicity Jones. Inoltre adatta Il bar delle grandi speranze di J.R. Moehringer nella pellicola The Tender Bar (2021). L’anno successivo è diretto da Ol Parker in Ticket to Paradise. Il suo nono lungometraggio da regista Erano ragazzi in barca (2023) racconta della squadra di canottaggio statunitense che vinse la medaglia d’oro nei Giochi olimpici di Berlino 1936.
Il prossimo film in uscita per George Clooney è il thriller d’azioneWolfs – Lupi solitari (2024), scritto e diretto da Jon Watts e interpretato assieme a Brad Pitt, con il quale collabora per la sesta volta (l’ultima pellicola insieme risale al 2008). Presentato in anteprima fuori concorso all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, la storia ruota intorno a due fixer professionisti specialisti nel ripulire le scene del crimine.
“Mi piace ancora recitare, mi diverto. Ho appena fatto un film con un attore emergente, Brad Pitt”.
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