In concorso nella sezione lungometraggi del Lucca film festival 2024, Across the sea, il film di Saïd Hamich, è una storia di formazione che si dipana lungo un decennio partendo dal 1990 fino agli anni 2000. Nel cast Ayoub Gretaa, Anna Mouglalis e Grégoire Colin.
‘Across the Sea’: costruirsi una casa
Across the Sea tratta delle vicende di Nour e di alcuni suoi amici che, immigrati illegalmente a Marsiglia, vivono una vita ai margini, portata avanti tramite la rivendita di oggetti rubati e la frequentazione sporadica di qualche festa. Eventualmente Nour e i suoi amici subiscono un raid della polizia nella loro abitazione, tale evento causa la separazione del ragazzo dai suoi compagni. Nour viene portato alla stazione di polizia dove un poliziotto; Serge, lo identifica come un immigrato illegale, l’uomo però, invece di rispedire il giovane nel suo paese, cerca di aiutarlo.
Un viaggio intimo e di crescita
Il film di Saïd Hamich è un viaggio nella vita di Nour che, da giovane adulto e soprattutto da immigrato, deve riuscire a cavarsela in una Marsiglia che lo vede solo, lontano dalla sua famiglia. Across the Sea infatti tratta proprio del disagio che si ha nell’essere estranei in una realtà che a volte, in maniera più o meno esplicita, vorrebbe gettare via l’individuo venuto dall’esterno. Una tematica che si lega in maniera esplicita al tema dell’immigrazione, ma che qui viene relazionata anche al più universale atto di crescita al quale va incontro ogni persona.
Il film, soprattutto nei primi minuti, riesce a contestualizzare questa doppia tematica mostrando il bello e il brutto del mondo di Nour. Ci si interfaccia con le feste che il giovane frequenta insieme ai suoi amici, con i vari furti per sopravvivere e gli scontri con la polizia. Sono messe in risalto queste condizioni di angoscia e precarietà nella vita di Nour che però riescono a non buttare la narrazione in un esasperato patetismo.
L’immagine del perdente
Nel personaggio di Nour c’è la rappresentazione dell’incertezza, di una condizione simbolo dell’essere umano in crisi identitaria. In questo senso il film di Hamich realizza un ottimo lavoro, riesce infatti a far empatizzare lo spettatore con il protagonista ma anche con il cast nella sua interezza, con le sfide e i disagi a cui va incontro. A partire dagli amici di Nour, che anche se in maniera sporadica sono una presenza costante durante tutto il film, fino alla famiglia di Serge e Noémie che, dal secondo atto, ha un ruolo fondamentale.
È infatti attraverso il rapporto con la famiglia del poliziotto Serge che Nour diventa osservatore, amico e confidente di un mondo nuovo. Il giovane constata come anche un ambiente più borghese possa risultare fragile, avere bisogno di certezze, amore e calore. È per questo che nella narrazione del film si percepisce un generale senso di solidarietà, di cura verso l’altro.
Unione e solidarietà
Oltre a tali caratteristiche, che si riscontrano prettamente nella sceneggiatura, emerge anche un certo tipo di calore a livello stilistico. A partire dalla fotografia, che nei colori risulta spesso dolce e delicata attraverso anche la presenza di una leggera grana, fino alla composizione di alcune inquadrature.
Ci sono in realtà diverse situazioni in cui sembra addirittura di vedere un fotogramma preso da un film di Aki Kaurismäki, soprattutto nelle scene ambientate nel bar Lgbt in cui Nour trova una camera in cui dormire grazie a Serge. Potrebbe essere forse un omaggio di Saïd Hamich al regista finlandese che effettivamente, anche se in maniera diversa, tratta tematiche simili a quelle espresse in Across the Sea.
Proprio come l’opera di Kaurismäki, infatti, il film di Hamich ha un amore per i suoi perdenti che lo rende un prodotto abbastanza toccante. Il tutto è impreziosito dalle recitazioni dei vari attori, tra tutti spiccano Anna Mouglalis e Grégoire Colin, che interpretano rispettivamente Noémie e Serge, la coppia di coniugi di cui Nour, interpretato da Ayoub Gretaa, diventa amico e protetto. Across the Sea è una visione piacevole che riesce a toccare numerose tematiche (formazione giovanile, integrazione, omosessualità) contestualizzandole in realtà come sfumature di un unico universale argomento: la ricerca di se stessi.