Un Woody Harrelson diverso da quello che siamo abituati a vedere è il protagonista di The Walker, film del 2007 di Paul Schrader.
In occasione della masterclass e della premiazione del regista e sceneggiatore al Lucca Film Festival 2024, sono stati riproposti alcuni dei titoli dell’autore. Tra questi ha trovato spazio anche il suddetto film che, mettendo al centro dinamiche tipicamente alla Schrader, cerca comunque di scavare all’interno di tutti i personaggi, anche quelli non protagonisti, che si raccontano sempre attraverso dialoghi serrati e densi di informazioni.
La trama di The Walker di Paul Schrader
Carter Page III è un uomo che passa le giornate ad accompagnare ricche signore annoiate. Lynn Lockner, moglie infedele di un senatore liberale e molto amica di Carter, è una di queste. Il rapporto tra i due, però, si trasforma quando quest’ultima, dopo aver scoperto che il suo amante è stato ucciso, coinvolge l’amico in una vera e propria indagine.
La recensione di The Walker
Una lunga carrellata iniziale, intenta a mostrare sfarzo ed eccesso tra mobilia e carta da parati, introduce a una storia solo all’apparenza normale. Alle immagini si sovrappongono le voci dei personaggi principali fino ad arrivare a mostrarceli. Più precisamente il primo elemento che vediamo è la giacca di Carter Page III (un Woody Harrelson quasi irriconoscibile) che si confonde, come a mimetizzarsi, con la parete per dare un primo indizio sulla personalità versatile del protagonista.
A questo elemento, però, se ne somma un altro: l’attenzione ai particolari. Sono svariate le immagini che passano sullo schermo, dalle cravatte ai libri, che fanno percepire non soltanto un’attenzione all’ordine, ma anche una precisa metodologia nell’affrontare qualsiasi tipo di avvenimento. E il culmine di questo ordine è rappresentato, in maniera quasi epifanica, dalla riposizione della parrucca, come se fosse una maschera che cela al mondo il vero Carter.
Un’attenzione maniacale ai dettagli
Niente è lasciato al caso nei film di Paul Schrader e The Walker non è da meno in questo senso. Dalla palette dei colori che si alterna continuamente, tra sfumature calde e fredde in base alle circostanze, alla macchina da presa che, come già fatto inizialmente, continua, per tutta la durata del film, a soffermarsi sui dettagli: un modo per far prestare ulteriore attenzione a ciò che succede sullo schermo.
The Walker è, infatti, un film nel quale sono i dettagli a fare la differenza. Basti pensare che la maggior parte delle azioni ruota intorno al ritrovamento di un oggetto che costringe i personaggi a un lavoro certosino di ricerca e indagine. Con richiami ad altri titoli, sia tra quelli di Schrader sia tra quelli di altri autori, il film si sviluppa come un thriller nel quale, però, il disvelamento del colpevole sembra essere surclassato dagli intrecci che legano i personaggi.
L’importanza della memoria
Se i dettagli sono parte integrante del film di Schrader, un altro aspetto centrale in The Walker è quello della memoria.
La memoria è un sistema abbastanza inaffidabile.
I lunghi dialoghi che il regista inserisce all’interno del suo film, e che caratterizzano da sempre il suo cinema, possono, infatti, portare alla riflessione presente in questa citazione. Sviando, solo in parte, dalla retta via, i dialoghi cercano di tratteggiare il carattere dei personaggi, focalizzandosi soprattutto sul protagonista, e lasciando apparentemente in disparte il resto della narrazione. Motivo per cui lo spettatore deve concentrarsi maggiormente per riuscire a seguire la pista centrale dell’indagine.
Se a questo si mescola una capacità di dirigere degna dei grandi autori (l’inseguimento in obliquo è solo uno dei tanti escamotage ai quali ricorre Schrader) ecco che si arriva alla buona riuscita di The Walker.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli