Nel corso dell’81 della Mostra del Cinema di Venezia abbiamo intervistato Athina Rachel Tsangari e Caleb Landry Jones per conoscere alcuni retroscena del film Harvest, presentato in concorso.
Harvest: l’intervista
Caleb quali sono state le difficoltà nell’interpretare il ruolo di Walter in questo film ambientato in un villaggio medievale? In una scena per esempio mordi la corteccia di un albero……
Caleb: sorprendentemente è stato molto facile. Quella scena è stata girata durante la prima giornata di riprese. Eravamo solo in pochi perché il resto del gruppo doveva ancora arrivare sul set, ma nonostante ciò c’era già l’entusiasmo di girare un film. Naturalmente sarebbe cambiato molto nei giorni seguenti, ma quel giorno mi sentivo libero.
Athina: quella scena non era nel copione. Quando Cale è arrivato abbiamo iniziato a muovere insieme i primi passi, a parlare e a visitare il suo cottage. Ha iniziato fin da subito ad abitare quella che nel film è la sua dimora. E allora ci siamo detti: Perché non iniziare a prendere confidenza con l’ambiente che ci circonda?
Caleb: per me quello è stato il miglior dono. Poter iniziare ad interpretare il mio personaggio in quella maniera e lavorare insieme nel suo sviluppo. Poi naturalmente arriva la cruda realtà con le persone che arrivano dalla città e snaturano questo luogo. Con l’incedere del film è interessante notare l’evoluzione o l’involuzione del mio personaggio e mi sono sentito smarrito perché non sapevo più chi fosse veramente Walt man mano che sempre più elementi entravano in gioco e determinavano il suo essere. Il sentimento di libertà e sperimentazione provato il primo giorno è svanito presto perché tutto si è sviluppato più velocemente di quello che potevo capire.
Durante il progredire della storia il tuo personaggio evolve e affronta la diffidenza che caratterizza gli abitanti del villaggio. Un elemento caratterizzante è costituito dalla cultura: Walter è un viaggiatore e come lui il cartografo. Sono questi gli elementi che ti hanno ispirato ad adattare il libro al grande schermo?
Athina: mi è stato offerto di adattare questo film. Il mio primo pensiero è stato che non sarebbe stato possibile trasporre la stessa esperienza al cinema. La parte più complessa era il monologo di Walt perché è denso di narrazione: non sai cosa è reale e cosa non lo è, ma al tempo stesso è al centro di questa storia a proposito dei cambiamenti radicali del mondo, il cui primo passo è il capitalismo. Il personaggio è fondamentalmente “inattivo”, è la definizione di un anti eroe. Che cosa fai con qualcuno che non è mai li? È sempre assente nonostante stia cercando di essere presente e di appartenere al luogo.
Ma non può. Non è nato li, viene tradito dal suo maestro e amico, perde la moglie e perde praticamente tutto. Il senso di perdita lo rende consapevole di cosa vuol dire essere “un uomo moderno”. Per me è stato fondamentale lavorare con Caleb nel ruolo di Walt perché sapevo che si sarebbe immerso completamente nel suo ruolo senza fare domande inutili. È una persona brava e coraggiosa che si abbandona alla sua parte, una cosa che avviene raramente al giorno d’oggi.
Nel film il cartografo è una figura particolare il cui scopo e dare nomi “migliori” alle cose. Sembra quasi che quest’atto sia come rovinare lo stato della natura, perché porta a conoscenza dell’uomo ciò che prima era sconosciuto. È cosi?
Si è cosi! Come regista e come scrittrice nel copione cerchi sempre il tuo alter ego. In questo caso il cartografo è il mio (ride). Incarna la mia paura della responsabilità come artista di essere chiamato e commissionato per lavori e progetti, per portarli a termine devi sempre sacrificare qualcosa. C’è una sorta di ingenuità e romanticismo in Quill (cartografo), perché è un artista. Deve fare mappe per vivere, ma si vede dal suo lavoro che è un artista; qual’è la linea sottile che separa il fare arte e la mera riproduzione di luoghi?
Mentre stavi girando questo film è cambiato in qualche modo il tuo legame con la natura?
Athina: Ho fatto Harvest per via della mia connessione con la natura. Vivo in una piccola isola nel mar Egeo. Vengo da una famiglia di agricoltori che hanno perso la loro terra a causa dell’autostrada, quindi c’è molto di mio in questa produzione. Il processo di fare un film ti richiede costantemente di pensare alle tue decisioni, perché è un grande impegno. È il prezzo che esige essere immersi in qualcosa in cui credi e in cui ti identifichi.
E per te Caleb? Hai una forte connessione con la natura?
Caleb: (Ride) Penso che più a lungo vivi a Los Angeles più difficile sia sviluppare il legame con la natura, a meno che tu non lo cerchi in un altro modo. Sono cresciuto sparando agli uccelli e vivendo in una periferia del Texas, non vivendo nel paese e percependo l’atmosfera solo una volta compiuti i diciotto anni. All’epoca passavo la maggior parte dei miei giorni a dormire perché non mi sentivo a mio agio, soprattutto a causa delle persone a scuola. Quello di recitare nei panni di un personaggio completamente immerso nell’ambiente che lo circonda è un aspetto del film che mi ha attratto fin da subito. È una figura che ancora si stupisce quando vede una farfalla o una lumaca e riesce ancora a trovare la bellezza in ciò che lo circonda.
Athina: per un ragazzo di città era incredibile perché non avrei mai creduto che si potesse ambientare cosi bene con il terreno. Era un perfetto cacciatore di insetti, come un bambino piccolo dice “guarda mamma cosa ho trovato”; erano farfalle, vermi e via dicendo (ride). Sembrava avere un connessione segreta con la terra.