Il mondo è perduto, la via è smarrita. Il digitale domina, prende il sopravvento e fa smarrire la strada a chi non si adegua alle sue implacabili regole. Fa sentire soli come un insetto.
The Bug, cortometraggio della regista russa Daria-Elena Dashunina, ha la sua anteprima europea al Lucca Film Festival che si tiene nella città toscana dal 21 al 29 settembre.
Il film combina – e contrappone – la resistenza alla modernità di un entomologo démodé e la voglia di libertà, il desiderio di vivere con le proprie abitudini e regole, di fronte a un mondo che ne impone altre. Un mondo che detta come essere e cosa fare.
C’è un grande cambiamento nell’umile e solitaria vita di un ex insegnante ed esperto di insetti: sta per essere intervistato per un importante programma televisivo.
L’intervista è programmata nel suo umile, umido e solitario appartamento, ma all’improvviso si spengono le luci. Tutto si ferma.
Si scopre che ha un grosso debito, ma nessuno sa spiegarsi come sia possibile. L’uomo entra, quindi, suo malgrado, nel sistema della contabilità automatica, delle rateizzazioni, delle multe e delle istruzioni: più si divincola in questa rete, più si sente incapace e impotente. La realtà supera l’immaginazione.
Il vecchio e colto entomologo si sente come un insetto in un mondo digitale.
The Bug, intelligente gioco di parole
The Bug, dunque, è un titolo che è anche un intelligente gioco di parole: in entomologia significa ‘insetto’, in un linguaggio moderno ci ricorda il millenium bug, il baco, il buco, l’errore, il guasto, il difetto, il virus, l’infezione. Nelle mille sfaccettature della lingua inglese, the bug significa fanatico o pazzo, ma anche microspia e cimice.
Lo sprovveduto entomologo del cortometraggio si trova a fare i conti con tutto ciò.
Non ha un computer, ha un telefono cellulare obsoleto, non ritrova il numero della tessera sanitaria, nessun pin: senza identità digitale non è nessuno. Una situazione in cui molti, soprattutto anziani, si ritrovano nella società moderna. Senza e-mail o QR-CODE non si esiste o resiste. Urge un Internet Café per registrarsi a un qualche ennesimo portale. Con tre tentativi al massimo, che se sono di più diventano un incubo infernale. Disagio.
Sentirsi anomali, persi, soli e isolati è un attimo.
Un’atmosfera da kommunalki
Anche i luoghi del film portano ad una sorta di estraniamento. Il nostro entomologo vive, infatti, in un appartamento umile, scuro e polveroso. L’atmosfera è quelle delle kommunalki, gli appartamenti in condivisione che in Russia comparvero dopo la Rivoluzione del 1917, quando tutte le abitazioni vennero statalizzate e il potere cominciò a insediare nuovi inquilini negli appartamenti dei ricchi abitanti delle città, spazi condivisi dietro facciate da cartolina.
Vengono alla mente alcuni ambienti del film del 2013 The Age of Kommunalki di Francesco Crivaro e Elena Alexandrova, con Aleksey Khashkovsky, Lilija-Elizaveta Alexandrova, Varvara Alexandrova, Ilya Alexandrov, Larisa Gromova, Evgeny Ilmer, Antonina Kharlamova, Evgeny Yalovegin e Tatyana Sigolina.
Le camere hanno tinte scure, molta ombra che porta con sé polvere, stropicciate carte da parati che lasciano ricordi di un bel tempo che fu, ragnatele, spazi bui, umili ma semplici e, nonostante tutto, sereni. Sembra di vedere le babushke aprire i portoni dell’edificio.
La camera si sofferma sui dettagli, i primi piani del nostro gentile entomologo fanno parlare occhi azzurri che si sentono perduti e soli. Lui è solo come il suo insetto nel barattolo di vetro. Un insetto cui magari, un giorno, dare libertà nella natura più verdeggiante.
Mentre scorrono le immagini, la musica spazia nella storia. Si odono canzoni e melodie più diverse. Con una potenza inaudita. Un’energia che ridona energia e speranza.
Dalle parole del cantautore ed attore Vladimir Semënovič Vysockij alla meravigliosa voce di Maria Callas nell’aria Casta Diva, tratto da Norma di Vincenzo Bellini. Fino alle note della Sinfonia n.1 in Re maggiore Il Titano di Gustav Mahler.
La musica con la sua forza dirompente accompagna tanta tenera solitudine, rendendola magica e dandole un suo perché. Fino a quando…
Daria-Elena Dashunina si è diplomata al liceo di San Pietroburgo e successivamente si è diplomata in regia teatrale all’Accademia Russa d’Arte Drammatica di Mosca. Alla fine del 2018 ha preso parte a un concorso per sceneggiatori debuttanti e, come vincitrice, ha avuto l’opportunità di studiare nel dipartimento di sceneggiatura dello studio “Mosfilm”. Dal 2018, lavora con lo studio cinematografico indipendente Nerpa Film Studio come sceneggiatrice, regista, oltre che membro del gruppo di produzione e attrice.