“Possono bastare quindici minuti per demolire le illusioni di un mondo e segnare il punto di non ritorno di un’epoca clamorosamente implosa su sé stessa. Tanto dura Il muratore, cortometraggio che Krysztof Kieslowski girò nel 1973 e che ha aperto la giornata conclusiva di Muri di Celluloide.”
Possono bastare quindici minuti per demolire le illusioni di un mondo e segnare il punto di non ritorno di un’epoca clamorosamente implosa su sé stessa. Tanto dura Il muratore, cortometraggio che Krysztof Kieslowski girò nel 1973 e che ha aperto – suggellando un lungo percorso di re-visione critica – la giornata conclusiva di Muri di Celluloide, serie di appuntamenti che il Nuovo Cinema Aquila ha organizzato per raccontare – attraverso le cinematografie della Germania, della Polonia e dell’ex Cecoslovacchia – la svolta epocale segnata dalla caduta del muro di Berlino e seguita/preceduta dal crollo di tutto un sistema geo-politico.
Il muratore è l’ammissione di un fallimento individuale e collettivo, la confessione in prima persona di chi racconta la sua parabola da operaio e ritorno, passando per il ruolo di fanatico attivista di partito, poi scopertosi e autosmascheratosi mero burocrate di un sistema e membro di un popolo illuso di “poter fare la rivoluzione lavorando” ed “eseguendo compiti” pianificati dall’alto.
Il tono mesto e disilluso d’una voce che ricapitola a posteriori, con freddezza, distacco, delusione, quel che è stato il socialismo reale in Polonia (e quanto ciò si sia rivelato lontano da quel che si pensava dovesse/potesse essere) fa da contrappunto al pedinamento dello stesso protagonista, registrato nel quotidiano percorso d’un corpo che appare gioviale, raggiante (gli archi in sottofondo ne fanno una evidente ironica sottolineatura), colto durante una manifestazione del Primo Maggio in cui, coinvolto negli eventi e risolutamente convinto del suo ruolo all’interno del partito e del mondo, non gli era ancora chiaro come sia più facile costruirsi solide basi facendo il muratore piuttosto che il politico, o, al contempo, di come sia più pericoloso erigere muri con le idee piuttosto che con mattoni e cemento armato.
Salvatore Insana
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