Il teorema di Margherita, da poco disponibile su RaiPlay, è un film datato 2023 della regista Anna Novion. Il lungometraggio nei suoi centododici minuti ripercorre la vita e carriera di Margherita Hoffmann (interpretata da una brillante Ella Rumpf), studentessa all’ultimo anno del suo dottorato in matematica, presso l’École normale supérieure di Parigi.
Ascesa e caduta di una ricercatrice
Il film si concentra fin dall’inizio quasi unicamente sulla sua protagonista: Margherita. La camera, in movimenti dall’effetto quasi claustrofobico, riprende la vita di una giovane studentessa di 25 anni, impegnata nel suo grande e costante sogno, che è quello di affermarsi nel mondo della ricerca universitaria, con specifico riferimento alla disciplina della matematica.
Il film non racconta, dunque, la vita antecedente all’esperienza del dottorato, di Margherita (per eccezione dei ricordi), ma presenta allo spettatore la protagonista – proprio nella prima scena – già all’interno di aule universitarie. È quello tutto il mondo di Margherita e non c’è molto altro al momento.
All’ultimo anno del suo dottorato, la ragazza dovrà presentare parte della tesi sul teorema di Goldbach – uno dei pochi problemi che negli anni di ricerca è sempre rimasto irrisolto – ad un convegno di esperti del settore. Margherita nutre diversi dubbi nei confronti del proprio lavoro, che però non vengono ascoltati dal suo relatore, né risolti. La tragedia è in qualche modo annunciata: la presentazione si conclude con l’attestazione di un errore, il che pregiudica l’intera ricerca della studentessa.
Il piccolo, ordinato e rigido mondo di Margherita è crollato e da questo momento comincia un’altra storia. Quella della vita di Margherita.
La matematica come strumento di sguardo verso di sé
Che cosa significa la matematica per Margherita? Questa è una domanda che sorge spontanea durante gran parte della durata del film, almeno fino a quando la stessa protagonista non comincia a fornire delle risposte in merito a tale quesito.
Si ritorna ai primi anni di vita di Margherita, quando la protagonista, bambina, ha dovuto fronteggiare momenti particolarmente difficili all’interno della sua famiglia; ha dovuto, cioè, fare ordine nel caos che prendeva vita intorno a lei, nella forma di una separazione turbolenta dei suoi genitori, che si è presto trasformata in abbandono paterno.
La matematica le ha dato accesso ad un mondo perfetto, con una soluzione oggettiva ai problemi, con la possibilità di confronto a livelli sempre più alti con le proprie capacità di trovare diverse risoluzioni a fatti/eventi concreti. Ma non solo questo, perché la matematica ha anche incastrato Margherita in schemi comportamentali rigidi, figli della paura di quel primo abbandono vissuto sulla propria pelle; dei quali disfarsi risulta tuttavia opera molto complessa.
La nuova vita di Margherita attraverso l’espediente narrativo della storia d’amore
Ne Il teorema di Margherita lo spettatore assiste a una trasformazione interiore della protagonista di particolare rilevanza: la giovane ha passato tutta la sua vita dedicando anima e corpo alla matematica, allo studio e alla ricerca. Ma quando quel mondo crolla in mille pezzi, la protagonista deve necessariamente ripartire da zero.
Il teorema di Margherita in questo senso fa dell’elemento della scoperta uno dei suoi punti cardine: la protagonista deve scoprire la vita – la sua vita – oltre l’orizzonte della matematica. Chi è Margherita? Cosa le piace fare? Come vuole vivere? Ogni domanda apre un possibile orizzonte di avventure, tutte utili a portare la giovane a un bivio: vivere ancora una vita dedicata alla matematica, o farla da parte per sempre?
Il film di Novion assume le fattezze del racconto di formazione, mostra la crescita interiore della sua protagonista, i suoi inciampi, le sue difficoltà, ma soprattutto il suo desiderio di scoprirsi, di accedere alle parti di sé più nascoste, di affrontare il suo passato e le sue paure. Solo attraverso il confronto con gli altri, e soprattutto con un ragazzo di cui si innamora (Lucas, interpretato da Julien Frison), Margherita riuscirà a definire se stessa, i propri desideri, accettare i propri difetti e smussare la propria corazzata rigidità.
Tra punti deboli e la forza di un’idea
Il teorema di Margherita è un film con un’idea narrativa alla base indubbiamente interessante: il personaggio di Margherita non è affatto statico, subisce al contrario innumerevoli trasformazioni, si trasforma per propria volontà ed è ancora causa di trasformazioni nel microcosmo nel quale agisce. In più, è psicologicamente approfondito: le sue azioni non rispondono ad un banale binomio bianco/nero; c’è molto di più, con costante riferimento al suo passato.
Eppure, qualcosa non convince. Si tratta, perlopiù, della velocità con la quale gli eventi più importanti della vita di Margherita ed insieme dolorosi si susseguono, senza un adeguato spazio di assorbimento emotivo degli stessi. Tale rapidità delinea un quadro affatto realistico, che si traduce in un effetto straniante e da ultimo fastidioso.
Al contrario, il film riesce perfettamente a tracciare i contorni di una storia di crescita personale, tra sconfitte amare e delusioni cocenti, unitamente alla grande passione per una causa: la ricerca. Con momenti, anche, di grande commozione interiore.