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Nicole Kidman: paura e desiderio femminile al cinema

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Nicole Kidman viene annoverata tra le migliori attrici della sua generazione, ben sapendo che il suo contributo al cinema è distribuito in quattro decenni diversi, partendo dagli anni ’80 fino ai giorni nostri. Non esiste finzione nel suo metodo. Lei rimane Nicole in ogni pellicola: eterea e inarrivabile, col suo talento e la sua esperienza. Nominata per quattro volte ai premi Oscar, vince la statuetta nel 2003 come “miglior attrice protagonista“.

“Quando abbandoni il desiderio di controllare il tuo futuro, puoi essere più felice.”

Nicole Kidman: nasce una stella dal cielo

Martedì 20 giugno 1967, Honolulu, nelle Hawaii (Stati Uniti). Nicole Mary Hōkūlani Kidman nasce in una ricca famiglia di studiosi australiani di lontane origini inglesi, scozzesi, irlandesi e tedesche. Figlia maggiore (sua sorella Antonia  lavora come conduttrice televisiva e giornalista), i suoi genitori le impongono anche un nome hawaiano “Hōkūlani” (hoːkuːˈlɐni), che significa “stella del cielo”.

Il padre, Antony David Kidman, è un biochimico e psicologo mentre la madre, Janelle Ann MacNeille, è un’insegnate infermieristica. Al momento della nascita, il padre è uno studente laureato all’Università delle Hawaii a Manoa e si occupa delle ricerche di una cura contro il cancro a Washington, spesso costretto a trasferimenti: per questo la figlia nasce nelle Hawaii. Durante la loro permanenza nella capitale, i genitori sono soliti partecipare a numerose manifestazioni di protesta contro la guerra in Vietnam.

“Le mie origini sono molto umili. Quando ci siamo trasferiti in America, non avevamo niente. Ricordo che i miei genitori avevano ricevuto in dono dall’Esercito della Salvezza persino un materasso, sul quale abbiamo dormito tutti, perché i miei genitori venivano entrambi da famiglie molto povere.”

La famiglia Kidman si trasferisce in Australia quando Nicole ha quattro anni, nel momento in cui il padre diventa professore della facoltà tecnologica dell’Università di Sydney. A tre anni prende lezioni di balletto, abbandonando poco tempo dopo. Successivamente frequenta la Lane Cove Public School e il North Sydney Girls’ High School, per poi andare a studiare corsi di arte drammatica e mimo al Victorian College of the Arts di Melbourne e al Phillip Street Theatre di Sydney. Nel 1984, quando alla madre viene diagnosticato un tumore benigno al seno, abbandona il corso di storia e teatro greco-romano.

“Quando mio padre Antony è diventato uno psicologo, ha offerto la sua terapia comportamentale gratuitamente, anche se non avevamo nulla, perché voleva solo aiutare la gente.”

Una scena di ‘La banda della BMX’ (1983).

Il debutto: da protagonista di videoclip musicali a musa hollywoodiana

Nel frattempo Nicole Kidman conosce la cantante Pat Wilson che le consiglia di presentarsi a un provino per un suo videoclip che nel 1983 la porta ad apparire nel video Bop Girl. A 14 anni avviene il suo debutto in TV e ottiene, nel contempo, il primo ruolo riconosciuto all’interno di una pellicola. Si tratta del film La banda della BMX (1983), una piccola produzione australiana che vede Brian Trenchard-Smith alla regia.

A 17 anni passa alla Disney, recitando per Five Mile Creek. Oltre a ciò compare nella soap opera Wandin Valley (1985) e nella commedia romantica Windrider (1986), dove ottiene un ruolo per cui si esibisce nella sua prima scena di nudo. Si consacra definitivamente sulla scena televisiva nel ruolo di Megan Goddard nel telefilm Vietnam (1987), nel quale interpreta una giovane studentessa oppositrice al governo australiano nella guerra contro il Paese asiatico.

“Trovo nobile quando qualcuno compie dei sacrifici senza definirli tali perché fa qualcosa in cui crede.”

Nel 1987 è a Roma per girare un film prodotto per la Rai, Un’australiana a Roma, diretto da Sergio Martino. Il suo primo successo in ambito cinematografico si riconduce al thriller Ore 10: calma piatta, datato 1989, nel quale Kidman interpreta Rae Ingram, moglie del comandante della marina australiana John Ingram. Il trampolino di lancio per la fama arriva l’anno successivo quando viene contattata da un certo Tom Cruise (che diventa suo partner e successivamente marito) per recitare all’interno della pellicola Giorni di tuono.

Una scena di ‘Ore 10: calma piatta’ (1989).

La crescente fama e l’instancabile lavoro nei primi anni ’90

Il matrimonio tra la coppia Kidman-Cruise non tarda ad arrivare: i due si sposano la notte del 26 dicembre 1990 e Nicole si stabilisce definitivamente negli Stati Uniti. Ora la carriera della giovane attrice è in ascesa ed infatti nel 1991 viene scelta per Flirting con Thandie Newton, secondo film di una trilogia autobiografica basata sulla vita di John Duigan (regista della pellicola) e parla di una storia d’amore adolescenziale.

Ancor più rilevante è la sua partecipazione nel film Billy Bathgate – A scuola di gangster (1991) al fianco di un colosso come Dustin Hoffman e Loren Dean. Si tratta della storia romanzata del gangster ebreo Dutch Schultz, nella New York degli anni Trenta. Per la sua interpretazione Nicole Kidman ottiene la sua prima nomination ai Golden Globe come “miglior attrice non protagonista“. L’anno successivo torna a recitare al fianco del marito nella pellicola Cuori ribelli, diretta da Ron Howard, uno dei primi lungometraggi registrati interamente in formato widescreen 70 mm.

Nel 1993 Kidman appare in uno dei suoi primi ruoli importanti, al fianco di Anne Bancroft in una breve parte e una ancora sconosciuta Gwyneth Paltrow in una piccola apparizione. Il film in questione è Malice – Il sospetto di Harold Becker. Diventa poi la moglie di un Michael Keaton affetto da cancro in My Life – Questa mia vita (1993), un melodramma scritto e diretto da Bruce Joel Rubin.

Una scena di ‘Billy Bathgate – A scuola di gangster’ (1991).

Nicole Kidman: un nuovo volto per il pubblico

Accusata dalla critica di interpretare sempre ruoli da nobildonna e moglie perbene, tenta di dare una luce più piccante alla sua immagine seducendo Val Kilmer in Batman Forever (1995) di Joel Schumacher. Il vero risultato lo ottiene invece nel film del regista indipendente Gus Van Sant Da morire (1995), nel ruolo di una casalinga determinata a eliminare ogni ostacolo per raggiungere il successo. Un’immagine ai limiti della cattiveria e della perfidia che le fa guadagnare una candidatura ai Golden Globe come “migliore attrice in un film commedia o musicale”. Lo stesso regista si esprime con lodi a riguardo:

“Nicole era così esperta nelle scene che era come avere un secondo regista, che aiutava con i ragazzi che avevamo scelto per interpretare i suoi studenti, ed è stato un aiuto davvero gradito quello che ha dato con loro.”

Così facendo, nel 1996, stupisce tutto il mondo indossando corsetti e vestiti antichissimi per una donna che ne aveva notato le potenzialità già da quando era adolescente: Jane Campion, che la vorrà nella trasposizione cinematografica di Ritratto di signora (1996) di Henry James. Segue il dramma sentimentale The Leading Man (1996), che rappresenta la seconda collaborazione assieme al regista John Duigan. Nel 1997 fa coppia insieme a George Clooney nel thriller The Peacemaker, primo film prodotto dalla DreamWorks SKG. Infine viene scelta come protagonista in Amori & incantesimi (1998) per la regia di Griffin Dunne.

L’introspezione nel rapporto di coppia in Eyes Wide Shut

Nel 1999 Nicole Kidman torna a dividere il set con Tom Cruise nell’ultimo film di Stanley Kubrick. Tratto liberamente dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler, il film esce postumo dopo l’inaspettata morte del regista. Eyes Wide Shut è il film della crisi. Una crisi percepibile sia all’interno che all’esterno del testo cinematografico. Crisi che già è evidente nel titolo, con il contrastante accostamento tra wide e shut, due lemmi che nel normale utilizzo della lingua inglese non si trovano mai l’uno accanto all’altro.

Una giovane coppia dell’alta società newyorchese. Ricchi, di bella presenza, genitori di una adorabile figlioletta. Lui medico affermato, lei ex direttrice di una galleria d’arte, ora madre a tempo pieno. Ecco William Harford (Tom Cruise) e la sua dolce metà, la splendida Alice (Nicole Kidman). L’idillio si frantuma quando all’interno della coppia si insinua la fantasia mai realizzata di un amore extraconiugale. Alice confessa al marito un suo “sogno” ormai passato: una notte di sesso con uno sconosciuto. Incapace di reagire verbalmente alla provocazione, di inventarsi un suo “sogno”, Bill preferisce fuggire.

“Questo è un film che affronta il sesso, il desiderio, l’ossessione sessuale e la gelosia. Le scene dei flashback in cui mio marito mi immagina a letto con un altro dovevano essere per forza esplicite perché è così che funziona l’immaginazione, non potevano essere un’idea.”

Il viaggio di Bill si trasforma in un viaggio soggettivo, quasi subliminale. Un percorso ad ostacoli alla scoperta del rapporto che lega il mondo e la persona, l’individuo e la società, l’Io e l’Es. Alice è sensuale, radiosa ma dentro vive una battaglia che le impone le convenzioni ai propri desideri e, anche se il finale appare ottimistico, tutto nel rapporto di coppia è cambiato. Si alza così un polverone per i temi affrontati nel film e la coppia, che nel frattempo ha adottato due figli, Isabella Jane e Connor Anthony, annuncia il loro divorzio nel 2001.

“Dicono che la solitudine sia un grande assassino, che uccide lentamente. Provoca veramente così tanto dolore, sono stata sola, ed è stato molto difficile. La solitudine è un’epidemia.”

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Una scena di ‘Eyes Wide Shut’ (1999).

Gli anni Duemila: i film impegnati e il ritorno sulle scene teatrali

Il primo giro di boa nella carriera di Nicole Kidman avviene nel 2001, lo stesso anno dell’uscita di Moulin Rouge di Baz Luhrmann, la pellicola che sarà il faro della sua carriera. Nelle vesti della prima ballerina del Moulin Rouge, Satine, la Kidman balla, canta e recita, arrivando perfino a rompersi una costola. Questo incidente le costa l’esclusione dal set di Panic Room di David Fincher nel 2002 (che sceglie invece Jodie Foster), ma le offre la candidatura all’Oscar come “miglior attrice protagonista” e il Golden Globe nella stessa categoria.

Nel frattempo l’attrice fa le sue prime apparizioni anche in teatro. Nel 1998 debutta sulle scene londinesi, recitando nella pièce di David Hare The Blue Room alla Donmar Warehouse. Per la sua interpretazione è stata candidata al Laurence Olivier Award alla “migliore attrice“, il massimo riconoscimento teatrale del West End londinese.

“Il potere del lavoro e quello della creatività possono essere la tua salvezza.”

Ormai icona divina, duetta con Robbie Williams “Something Stupid”, originariamente cantata da Frank e Nancy Sinatra. Incanta tutti nel ruolo della madre a caccia di fantasmi nell’horror The Others (2001) di Alejandro Amenabar, accolto con entusiasmo da critica e pubblico. Dello stesso anno è anche Birthday Girl, una produzione del Regno Unito che vede la Kidman recitare a fianco di Vincent Cassel.

Una scena di ‘Moulin Rouge’ (2001).

The Hours e il personaggio di Virginia Woolf

Finalmente arriva l’Oscar tanto inseguito e sempre e solo sfiorato, quello come “miglior attrice protagonista” nel ruolo di Virginia Woolf in The Hours (2002) di Stephen Daldry. Il soggetto è basato sul romanzo di Michael Cunningham, vincitore del premio Pulitzer Le ore. Anche le altre due protagoniste Meryl Streep Julianne Moore hanno ottenuto importanti riconoscimenti. Tutte e tre le interpreti sono state premiate con l’Orso d’argento per la “migliore attrice” al Festival internazionale del cinema di Berlino.

Una vita in una sola giornata. Un arco temporale apparentemente breve sottende un segmento di vita determinante nell’esistenza di tre donne diverse ma accomunate da una latente infelicità. Tre storie montate fra di loro attraverso i movimenti, le ossessioni e le pulsioni di queste tre donne, cucendo fra di loro ottant’anni di storia, due continenti, tre modi di vivere diversi. Virginia Woolf (Nicole Kidman) mostra segni di evidente squilibrio (o di illuminata ma ermetica saggezza) che gradualmente la condurranno al suicidio e grida il suo allarme alla sorella, apparentemente incapace di offrire il suo aiuto ad una personalità troppo complessa per essere capita.

“Entrare sotto la pelle di altre donne, navigare con loro in situazioni improbabili, rischiose, mi dà vita.”

Il film si apre e chiude con il suicidio della scrittrice, “la morte del poeta” e poi scorre via con lentezza e solennità, portandosi appresso un bagaglio d’ansia che la musica di Philip Glass carica fin dai titoli di testa. Con una pennellata vigorosa e ellittica che tutto riassume e tutto compendia, sottolineando per l’ultima volta la complessità dell’universo su cui ci siamo solamente affacciati per un istante, per un giorno.

“Tanti sembrano dimenticarlo quando mi rimproverano errori. Crescere non è mai facile e posso dire che solo a trent’anni, con una prima maturità, ho letto i libri di Virginia Woolf e che, solo quando superi i quaranta, senti di avere in mano la tua vita.”

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Una scena di ‘The Hours’ (2002).

Nicole Kidman: attrice versatile e produttrice di successo

Nel 2003 è la combattiva Anna nel western di Anthony Minghella in Ritorno a Cold Mountain, film d’apertura della Berlinale di quell’anno. L’anno successivo è la protagonista di Birth – Io sono Sean, pellicola che viene accolta freddamente al Festival di Venezia, nonostante l’ottima interpretazione dell’attrice. Ormai è una delle interpreti più richieste in circolazione e registi come Lars von Trier, MinghellaOzPollack e Nora Ephron la trasformano dalla figlia di un boss a una donna delle pulizie analfabeta, da una nuova Rossella O’Hara a una moglie perfetta, fino a una strega.

“Spero e tento di fare grazie alla mia arte della differenza: occupandomi dei diritti dei bambini e lottando per proteggere le donne dalla continua violenza. Avvicinarsi alla sofferenza altrui ci rende umani.”

Si rifiuta di recitare in CatwomanMr. & Mrs. Smith e nel ruolo di Katharine Hepburn in The Aviator di Martin Scorsese, optando invece per il biopic Fur – Un ritratto immaginario di Diane Arbus (2006). Nel 2007 è in due film: Invasion, remake de L’invasione degli Ultracorpi, e La bussola d’oro che arriva ad incassare oltre 370 milioni di dollari. Interpreta poi Margot nel film Il matrimonio di mia sorella (2007) di Noah Baumbach. Recita quindi nel film epico di Baz LuhrmannAustralia, al fianco di Hugh Jackman.

Nel 2009 ha una parte nel musical Nine e termina di girare Rabbit Hole (2010), storia di una coppia di coniugi benestanti alle prese con la morte del loro unico figlio. Il film, prodotto con la sua casa produttrice, Blossom Films, è diretto da John Cameron Mitchell e le porta l’ottava nomination ai Golden Globe e la terza all’Oscar. A causa di giorni di riprese inconciliabili, l’attrice è costretta a rinunciare a Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni di Woody Allen.

Una scena di ‘Rabbit Hole’ (2010).

L’industria cinematografica ha bisogno di Nicole Kidman!

Nel 2010 Nicole Kidman gira il thriller Trespass di Joel Schumacher al fianco di Nicolas Cage, stroncato da critica e pubblico. A inizio 2011 è la corrispondente di guerra Martha Gellhorn nel film TV Hemingway & Gellhorn, diretto da Philip Kaufman, per il quale ottiene la prima candidatura agli Emmy. Nell’Estate 2011 gira un dramma tratto dal romanzo di Pete DexterThe Paperboy diretto da Lee Daniels. Il film suscita polemiche a causa di alcune scene con protagonista la Kidman, che nel film interpreta Charlotte, una ninfomane intenzionata a salvare l’uomo che ama dalla pena di morte.

“Raccontare le donne in questo modo è un dovere. Anche perché abbiamo aspettato per così tanto tempo di essere rappresentate nel modo giusto, che ci fosse un equilibrio insomma, che è poi quello della vita reale. Un mondo in cui le donne sono parte delle decisioni.”

In autunno entra nel cast di Stoker (2013), il debutto statunitense del regista sudcoreano Park Chan-wook. Dello stesso anno è anche il dramma Le due vie del destino – The Railway Man al fianco di Colin Firth, con il quale torna a collaborare nel successivo Before I Go to Sleep, thriller psicologico basato sul best seller di S. J. Watson. La ritroviamo nei panni di una donna perfida anche nella trasposizione cinematografica del libro per bambini Paddington (2014), mentre è una perfetta Grace di Monaco nell’omonimo biopic di Olivier Dahan del 2014.

Interpreta e produce il film La famiglia Fang (2015), mentre sostituisce Naomi Watts nel film del regista Werner HerzogQueen of the Desert (2015), in cui interpreta un’archeologa inglese vissuta agli inizi del Novecento. Sempre dello stesso anno sono anche il dramma Strangerland e il thriller psicologico Il segreto dei suoi occhi.

Una scena di ‘Queen of the Desert’ (2015).

Lion – La strada verso casa: vivere la storia per poi raccontarla

Basato sul libro di memorie La lunga strada per tornare a casa (2016), il film racconta la storia vera di Saroo Brierley che è interpretato da Dev Patel. Diretto da Garth Davis, Nicole Kidman figura nei panni della madre di Saroo,  Sue Brierley, in un ruolo che riesce a valorizzarla al meglio. Ci sono storie talmente potenti che sembrano vissute per essere raccontate. È il caso di ciò che accade a Saroo, a cinque anni solo e sperduto a 1.400 chilometri da casa.

Il film si divide in due parti. La prima racconta la vita di Saroo in India e si sofferma sul dramma del suo smarrirsi. La seconda fa un’ellissi di vent’anni e sviluppa il tentativo del protagonista, ormai stabilmente a suo agio agli antipodi, di ritrovare le proprie origini. La prima parte sembra seguire le orme del neorealismo. L’azione in esterno, l’attenzione alle classi disagiate, lo sguardo sull’infanzia, il pedinamento… La macchina da presa sceglie di privilegiare lo sguardo di Saroo e resta alla sua altezza, allargando l’orizzonte visivo solo in alcuni momenti accuratamente scelti.

Kidman riesce a destreggiarsi in un ruolo che le permette di fare della sua forte espressività un intreccio di emozioni, valorizzate dallo sguardo del regista che privilegia nella seconda parte una serie infinita di primi piani e riprese strette. Il tutto incrementato dalla colonna sonora di Dustin O’Halloran e Hauschkache che cavalca le emozioni e tocca le corde giuste per accompagnare la vicenda. Il film ottiene 6 nominations agli Oscar, la stessa Nicole Kidman non riesce però ad aggiudicarsi la statuetta come “miglior attrice non protagonista“.

“Gli attori hanno il privilegio di regalare sogni e amore a persone che non conoscono, che non hanno mai incontrato, ma la vita è un film molto più grande di uno spettacolo cinematografico.”

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Una scena di ‘Lion – La strada verso casa’ (2016).

La consacrazione definitiva nell’olimpo dello spettacolo

Il lavoro di Nicole Kidman continua instancabile, insignita di premi che le rendono omaggio come attrice. Dal 9 settembre al 21 novembre 2015 interpreta Rosalind Franklin nel dramma Photograph 51 al Noël Coward Theatre di Londra e per la sua performance riceve recensioni molto positive e l’Evening Standard Award alla “miglior attrice“. Per la sua strepitosa interpretazione nella serie Big Little Lies (2017-19) ha vinto il Golden Globe.

“È stata una sorpresa vedere quanto la tv sia diventata forte, come riesca a intercettare pubblico diverso in tutto il mondo. Quando si riesce a tenere il livello del cinema, è una grandissima opportunità per registi, attori e scrittori.”

Partecipa inoltre a numerosi film tutti quanti usciti nelle sale nel 2017. Tra questi troviamo L’inganno di Sofia CoppolaIl Sacrificio del Cervo Sacro di Yorgos Lanthimos e, in ruolo secondario, prende parte alla pellicola La ragazza del punk innamorato. Quest’ultima rappresenta la seconda collaborazione con il regista John Cameron Mitchell dopo Rabbit Hole. Dividendo i suoi impegni tra serie TV e film, Kidman appare in un ruolo secondario nel remake del film francese Quasi amici – Intouchables al fianco di Bryan Cranston e Kevin Hart.

Gli anni ’20: Babygirl e la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile

La sua presenza nelle pellicole è sempre più richiesta da registi di spessore come Joel Edgerton, James Wan, Robert Eggers e Jay Roach. Nel 2021 è la protagonista del biopic A proposito dei Ricardo, dove ricopre il ruolo di Lucille Ball, che insieme a Desi Arnaz, interpretato da Javier Bardem, negli anni ’50 erano protagonisti della sitcom Lucy ed io. Questo ruolo le permette di vincere un Golden Globe come “miglior attrice in un film drammatico“. Dopo le serie Expats The Perfect Couple (2024) interpreta Brooke Harwood nel film A Family Affair (2024), una commedia sentimentale che vede Kidman al fianco di Zac Efron nel ruolo principale.

“Il cinema e la TV hanno una precisa responsabilità quando scelgono che tipo di storie raccontare.”

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Il suo ultimo progetto in uscita è proprio Babygirl, un thriller erotico presentato in anteprima alla 81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Scritto e diretto dalla regista olandese Halina Reijn, al suo terzo lungometraggio, e prodotto dalla A24, vale a Nicole Kidman la Coppa Volpi per la “migliore interpretazione femminile“, premio che non potrà ritirare a causa di un grave lutto familiare.

La regia del film è influenzata dai thriller erotici degli anni ’80 e ’90, in particolare Basic Instinct (1992) di Paul VerhoevenProposta indecente (1993) di Adrian Lyne. L’attrice australiana si presta con coraggio in questa analisi del piacere femminile, da un orgasmo mancato a uno finalmente portato a casa. In mezzo molta seriosità teorica nel raccontare presunti oscuri segreti da non confessare (e come il sesso sia potere), questa volta con la donna in cima alla piramide sociale e l’uomo umile stagista.

“Ho dedicato la mia vita al cinema, alla recitazione, a girare il mondo alla ricerca di storie da raccontare, a supportare i registi. È la mia passione, sono molto fortunata a farlo da così tanto tempo.”

Una scena di ‘Babygirl’ (2024).

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