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‘Transformers One’: come tutto ebbe inizio tra Orion Pax e D-16

Le origini riguardanti la lotta tra gli autobot Orion Pax e D-16. Dal 26 Settembre al cinema

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Tutto era cominciato nel lontano 1984 del secolo scorso e quest’ultimo Transformers One (2024), diretto da Josh Cooley, altro non è che un altro tassello che va ad ampliare e rilanciare uno dei più redditizi media franchise creati.

Un roboante cartoon, distribuito dalla Eagle Pictures, che mette nuovamente in scena i mitici robot antropomorfi capaci di trasformarsi in scattanti e accattivanti automezzi. Amicizia, coming of age, tonitruanti battaglie, simpatiche battute e il bene che trionfa sul male sono gli elementi che farciscono questo ottavo capitolo.  Al contempo un prequel/reboot dei precedenti Live Action.

Ad accrescere questo blockbuster animato, ma soltanto nella versione originale, le voci di Chris Hemsworth (Orion Pax), Brian Tyree Henry (D-16), Scarlett Johansson (Elita), Steve Buscemi (Starscream) e Laurence Fishburne (Alpha Trion). Che per 3/5 danno un tocco Marvelliano ai personaggi.

Transformers One, la sinossi

I robot Orion Pax e D-16, legati da leale amicizia, sono giovani minatori costretti a lavorare instancabilmente nel sottosuolo di Cybertron, pianeta nel quale è proibito raggiungere la superficie. Tuttavia, spinti dalla foga di Orion Pax, i due infrangono le regole e insieme ad Elita-1 e B-127 raggiungono il suolo terrestre.

In superficie, dopo essere scampati alla distruzione degli alieni, scovano in una grotta vecchio saggio Alpha Trion, che donerà loro i mezzi per raggiungere il vero potenziale che nascondono.

È l’inizio del percorso che li porterà a trasformarsi da amici in acerrimi rivali, da Orion Pax e D-16 a Optimus Prime e Megatron.

Cine-merchandising, poi fantasmagorico spettacolo

Prima di approcciarsi a un’esegesi di Transformers One, è necessario mettere in rilievo che tutto nasce da una fortunata linea di giocattoli, prodotti dalla Hasbro a metà anni ’80. Spettacolari balocchi con cui i bambini fantasticavano storie di duelli e gare automobilistiche.

Simili prodotti, già cinematografici di loro (la trasformazione da robot ad automezzo e viceversa) erano perfetti per creare sfolgoranti storie in movimento per bambini sempre più abituati a “favole” cibernetiche e battagliere.

Infatti fu creata la serie animata nippo-statunitense Transformers (1984-1987), trasposta poi al cinema con Transformers – The Movie (1986) di Nelson Shin e con la sontuosa partecipazione, nella versione originale, di Orson Welles, che prestava la sua mitica voce a Unicron.

Un tratto animato oggi certamente ritenuto obsoleto, ma a quel tempo straordinario e utile per alimentare l’interesse nell’acquisto dei Transformers giocattoli e dar modo ai bambini di provare nella realtà a ricreare quelle sfide e quelle rapide trasformazioni.

Infatti, il merchandising fu molto fruttuoso, tra giocattoli, videogame, fumetti e occorrente per la scuola.

Dopo un periodo di “oblio”, mentre l’effettistica, con una CGI sempre più avanzata, era migliorata, i robottoni combattivi sono stati ripresi e narrati in versione Live Action. Una pentalogia (2007-2017) diretta totalmente da Michael Bay che, oltre a sfoggiare i sopraggiunti livelli tecnici raggiunti dalla Settima Arte, trasformava i Transformers in personaggi muscolari, mastodontici.

Una serie di forte impatto, che ha reso alti utili economici e rilanciato la vendita dei giocattoli Hasbro (rinnovati), ma accolta a livello critico malamente. Fantasmagorici dopati film senza una vera anima. E, dopo il “piccolo” spin-off Bumblebee (2018) di Trevor Knight e Transformers – Il risveglio (Transformers – Rise of the Beasts, 2023) di Steven Caple Jr., giunge ora Transformers One.

Transformers One: si ricomincia

Cosa è Transformers One? Secondo la cronologia, o se vogliamo dire l’universo Transformers (che nelle intenzioni produttive potrebbe assumere la struttura del mastodontico MCU), è l’ottavo capitolo. Come specificato nell’introduzione, un tassello che è al contempo un prequel e un reboot.

E per rilanciare la serie – e il merchandising – si è tornati all’animazione. Un formato certamente più adatto e meno dispendioso per raccontare un universo robotico sempre più propenso all’espansione. E, in aggiunta, l’animazione consente una maggiore fruizione da parte di spettatori sotto i dodici anni.

Transformers One è un cartoon completamente lontano dall’avo animato del secolo scorso. Non soltanto per il massiccio uso della CGI, che consente di poter creare il colossale mondo cibernetico, ma anche perché nei cartoon di queste ultime decadi si fa ampio utilizzo a rimandi cinefili.

Strizzate d’occhio utili per quel pubblico adulto fan della serie oppure della fantascienza tout-court. E, infatti, si possono scorgere richiami a Blade Runner (la megalopoli di Cybertron). Ma anche a Star Wars, praticamente il serial seminale da cui hanno poi attinto le successive saghe cinematografiche. Il fascino del male che acquisisce D-16 ricorda Darth Vader, come ugualmente lo spirito d’avventura di Orion Pax è simile a quello di Luke Skywalker.

Ma non manca nemmeno il rimando al MCU. Non soltanto per i doppiatori originali, ma anche perché lo sceneggiatore Eric Pearson ha collaborato a diverse sceneggiature dei Marvel Movies. E sotto questo aspetto, il cartoon funziona. È un tassello perfetto che rientra nel nuovo concetto economico di blockbuster cinematografico.

E a lato di queste strizzate d’occhio ormai classiche e “abusate”, stupisce però quella a Metropolis (1927) di Fritz Lang. L’organizzazione oligarchica che governa Cybertron e la sua urbanizzazione fantascientifica sono l’esempio più evidente. Però è molto più interessante – e avvincente – il discorso prettamente socialista che Orion Pax fa agli ex colleghi minatori. Una lotta di classe in versione robotica.

Il problema del malfunzionamento si presenta a livello di script, sotto diversi aspetti. Quello di redigere uno storytelling di facile lettura per i bambini (fruitori diretti), ma al contempo con un racconto stratificato per gli adulti (probabili spettatori). E questo si nota tra una prima parte più “infantile” e una seconda parte nel quale si cominciano a inserire basi descrittive per i – probabili – seguiti.

In secondo luogo, c’è l’intricata questione prequel/reboot. La difficoltà di riavviare un franchise vincente tramite altro “medium” visivo, nel quale però bisogna convogliare novità narrative a quelle già esistenti. Nuovi accorgimenti che non deludano i fan della saga.

Pertanto, Transformers One soddisfa a metà proprio perché è un rilancio parziale. Sotto il rombante tratto animato, che  non lascia requie allo spettatore, c’è la difficile (ri)costruzione di un’epopea  di cui già conosciamo lo sviluppo finale. Ma certamente non danneggerà il merchandising dei giocattoli.

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