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Euganea Film Festival

Euganea Film Festival: una manifestazione tra natura e cultura

Per conoscere meglio l’Euganea Film Festival abbiamo intervistato il suo neodirettore artistico, Giovanni Benini

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Giovanni Benini

Qual è la specificità di una manifestazione come l’Euganea Film Festival?

Sicuramente l’itineranza. È un Festival che si muove, tutti i giorni. L’idea dell’Euganea Film Festival nasce, storicamente, dalla dolorosa chiusura dei cinema di provincia, dalla volontà di portare il cinema dove non c’è. Il principio di muoversi continuamente credo sia il punto più forte e rappresentativo di questa manifestazione. Da diversi anni, l’Euganea Film Festival sta emergendo con una proposta cinematografica e culturale molto attenta a uno dei problemi più rilevanti del mondo contemporaneo: la questione ambientale e climatica. Lo fa tenendola connessa ai temi dei diritti, non solo umani, ma anche degli animali, delle piante, dell’esistenza della natura tutta.

Quanto è complicato organizzare un Festival come questo?

Molto, moltissimo, perché è un Festival piccolo e deve essere fortemente agile. Quindi ci sono tante persone che fanno una miriade di cose. La grande difficoltà è intercettare sia le risorse economiche che quelle umane.

Come nasce la tua personale passione per il cinema fino ad arrivare a dirigere l’Euganea Film Festival?

Per quanto mi riguarda, il cinema nasce da una fascinazione. Non solo e non tanto dal punto di vista delle immagini, del linguaggio audiovisivo, ma proprio della pratica. Io vengo dal documentario, anzi, nella mia prima vita, da studi di ingegneria. Un giorno, andando in sala, ho visto un film che mi ha folgorato e ho detto io voglio fare quel mestiere lì, il regista. Il film era Unfinished Italy, di Benoit Felici. Un documentario che parla di un viaggio sull’infinito architettonico italiano, sulle infrastrutture che sono la cifra dell’architettura. Quindi tutto nasce da questa fascinazione sul fare cinema, andare a pescare storie, entrare in altre realtà. Ho fatto una scuola di cinema e ho iniziato a frequentare sempre di più il mondo dei Festival, prima come videomaker, poi come programmatore, adesso come direttore artistico.

Unfinished Italy Benoit Felici

Che bilancio puoi fare di questa edizione dell’Euganea Film Festival?

Un bilancio molto buono, nonostante la sfortunata contingenza meteorologica. Come dicevo, l’Euganea Film Festival è una manifestazione itinerante che porta il cinema in ville, giardini, boschi e quest’anno il maltempo ha un po’ influenzato i nostri programmi. Però abbiamo visto che il pubblico ha voglia di contenuti di qualità, di parlare di tematiche ambientali, di politica, ha voglia di dialogare attraverso lo strumento del cinema. Questa è la cosa più importante e significativa per noi.

Quali sono i momenti che più porterai dentro di te di questa edizione dell’Euganea Film Festival?

Gli incontri con le persone, sia con il pubblico che con i tanti collaboratori. L’Euganea Film Festival è molto radicato nel territorio, in contatto con le associazioni che fanno attività culturali e ambientali tutto l’anno. È stato molto stimolante fare da ponte con chi fa cinema su certi temi. E poi gli incontri con gli ospiti internazionali che siamo riusciti a portare. Per me, queste sono le cose più belle.

Come avviene la selezione dei film in concorso?

Tramite una Call for Entry del tutto gratuita. Abbiamo questa politica dell’accesso gratuito anche per agevolare giovani filmmaker che, magari, hanno pochi soldi per promuovere le loro opere e nessuna distribuzione. Tra lungometraggi e cortometraggi ci arrivano all’incirca mille film. Poi c’è, a fianco, un lavoro di frequentazione di Festival nazionali ed europei che ci permette di arricchire il programma. L’Euganea Film Festival ha una matrice popolare e tutti gli eventi sono a ingresso libero.

Euganea Film Festival

Che annata è stata questa per la vostra selezione?

Siamo stati contenti di aver avuto molte anteprime italiane, la possibilità di mostrare per la prima volta in pubblico film di grande interesse. Credo che l’offerta cinematografica sia stata molto ricca, con diverse opere che sicuramente faranno strada come circuitazione, sia festivaliera che nelle sale.

Quest’anno c’è stata anche una cospicua programmazione per bambini.

Al debutto come direttore artistico, principalmente il mio lavoro è stato ripensare la struttura dell’Euganea Film Festival a partire dal palinsesto cinematografico. Ho mantenuto i due concorsi principali, cortometraggi e lungometraggi, a fianco ho voluto potenziare un’attività di sensibilizzazione nei confronti del pubblico più giovane, con l’apertura di due sezioni: Kids 6+ e Kids 10+. L’idea è stata quella di diversificare il programma partendo dai bambini. Tra l’altro, l’Euganea Movie Movement, l’associazione che organizza l’Euganea Film Festival, lavora attivamente con gli istituti scolastici del territorio, anche in altri progetti sostenuti dal Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola.

Anche nella selezione dei cortometraggi in concorso è stata molto presente la componente del cinema d’animazione.

Nella selezione dei corti abbiamo mantenuto uno storico molto importante di questa manifestazione. Tradizionalmente, l’Euganea Film Festival ha sempre avuto uno spazio d’eccellenza per il cortometraggio d’animazione, che compone il 50% circa della selezione dei corti. Lo spazio del cortometraggio diventa anche la ricerca e la sperimentazione di nuove narrazioni. I temi che affrontiamo pure qui sono ambientali, ma anche il mondo contadino, quello che è il post-ruralesimo. L’Euganea Film Festival è molto attento alle culture dei popoli; uno dei filoni che c’è all’interno del programma è il recupero della tradizione come sapere ecologico.

Euganea Film Festival

Dentro il programma dell’Euganea Film Festival non c’è, però, solo il cinema.

Infatti, ci sono anche le altre arti, che vengono intersecate. Parte del ripensamento del programma ha incluso questa diversificazione, per creare una manifestazione culturale a tutto tondo. Ci sono stati concerti, abbiamo creato delle sottosezioni con talk, laboratori e presentazioni editoriali molto belle, che hanno approfondito i contenuti della parte cinematografica. Un’altra cosa particolarmente apprezzata sono state le escursioni, un modo per guardare, osservare, attraversare il paesaggio. Attività per vivere il territorio e fare un’esperienza collettiva, perché lo stesso cinema, alla fine, è sia un’esperienza individuale che collettiva, in cui ci si insegna a vicenda. L’Euganea Film Festival aspira a far guardare e vivere l’esperienza cinematografica festivaliera in maniera diversa, a cambiare prospettiva. Questa, per noi, è una cosa importante.

Da anni vivi a Bruxelles. Che visione si ha del cinema italiano all’estero?

Conosco molti italiani che, come me, fanno cinema e vivono all’estero. Oggettivamente, si lavora meglio; soggettivamente, c’è una sorta di frustrazione nel non riuscire a fare il proprio mestiere in Italia. Quello che senti manca nel nostro Paese è la riconoscibilità, soprattutto da parte della politica, di individuare nel linguaggio cinematografico uno strumento sociale, uno strumento per far crescere la cultura, non solo intrattenimento.

Che prospettive vedi per le prossime edizioni dell’Euganea Film Festival?

Vedo una manifestazione in crescita, una rassegna che si sta consolidando all’interno del panorama dei Festival di cinema ambientale (in Veneto è già il più importante). Immagino anche una progettualità più ampia. L’idea è, nei prossimi anni, di allargare ulteriormente l’Euganea Film Festival. Aumentare l’itineranza della fase prefestivaliera, lavorando con eventi per tutta l’estate, al di là dei sette giorni canonici in cui si concentra il corpo principale della proposta cinematografica.

Euganea Film Festival

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