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Visioni dal mondo

‘Tack’: le veliste rompono il silenzio sugli abusi e la Grecia vira verso il #MeToo.

Grazie al coraggio di un’atleta, Sofia Bekatorou, anche in Grecia si è scoperchiato il vaso di Pandora e tante altre donne hanno denunciato gli abusi subiti, spacciati per rapporti consensuali, portando alla sbarra uomini influenti, molestatori seriali di ragazze e bambine. Dal processo al cambio delle leggi, la Grecia ha rotto il muro del silenzio. Al Festival 'Visioni dal mondo'.

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Se è vero che lo sport agonistico insegna alle atlete la disciplina e l’esercizio della volontà, non insegna però a difendersi e a denunciare le molestie e gli abusi sessuali cui vengono sottoposte, spesso ancora minorenni, ragazze e bambine (che dai 10-11 anni partecipano alle trasferte sportive) da parte dei loro allenatori e mentori, figure che dovrebbero educarle e tutelarle.

Pioniera del movimento #MeToo in Grecia, è stata la velista Sofia Bekatorou, vincitrice della medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004, la quale nel 2021 ha trovato la forza di denunciare un alto dirigente della Federazione ellenica della vela presso cui la giovane si allenava da sempre per aver abusato di lei quando aveva 21 anni: questo evento ha catalizzato un’ondata di cambiamento sociale senza precedenti nel Paese scatenando una reazione a catena e dando così l’avvio al movimento #MeToo in Grecia.

La decisione di denunciare pubblicamente l’abuso ha ispirato e dato forza a tante altre sportive, studentesse ed artiste in Grecia, che poco a poco hanno iniziato a denunciare a loro volta i loro violentatori e molestatori. Per raccontare questa storia, con grande delicatezza e forza al tempo stesso, è stato realizzato il docu-film Tack (che significa ‘virata’, nella vela e nella decisione di denunciare), prodotto dalla Fondazione Onassis e diretto dalla regista Vania Turner, raccontato dalla voce stessa delle due principali protagoniste di una storia complessa e dolorosa ma, come tutte le storie raccolte dal #MeToo di tutto il mondo, necessaria e doverosa.

Tuck: trasmettere ad altre donne il coraggio di uscire dal silenzio

Presentato in anteprima al 26° Festival Internazionale del Documentario di Salonicco, il docu-film Tack, diretto da Vania Turner, è stato presentato al 10° Festival Internazionale del documentario Visioni dal Mondo e racconta la storia di un cambiamento, di un processo ineludibile, quello avviato in Grecia da Sofia Bekatorou, che si batte oggi per la giustizia ed i diritti delle donne, raccogliendo le confessioni di tante vittime rimaste invisibili e silenti.

In particolare una notte Sofia viene contattata da Amalia, un’altra campionessa di vela contagiata dalle coraggiose storie di altre atlete confidatesi grazie al #MeToo in Grecia, che trova il momento giusto per raccontare le violenze subite da parte di una figura influente, aggiungendo che vorrebbe denunciare questa persona ma che teme per le conseguenze.

Sofia, parla a lungo con la giovane atleta – che confida di essere stata abusata dal suo allenatore quando aveva solo 10-11 anni – e la convince a rompere il proprio silenzio. Sofia, oggi quarantenne, promette di restare al fianco di Amalia, che dovrà affrontare un lungo e doloroso processo personale e giudiziario, in cerca di giustizia per gli abusi subiti quando era appena una bambina, e difendersi dalle bugie dell’accusato che parla di rapporti consensuali e di promesse di matrimonio.

Un processo doloroso ma necessario, per non essere ancora vittime

Da qui l’opera diventa un vero e proprio docu-film processuale, dove i momenti di aula sono mostrati attraverso disegni e tecniche grafiche in bianco e nero che riportano i dialoghi svoltisi in aula, con i tentativi dell’accusa e dell’accusato di mettere in difficoltà Amalia e di farla sentire in colpa, secondo una ben nota tecnica che tende a ri-vittimizzare le donne abusate, a sminuire la loro fiducia in sé stesse sperando di intaccare la loro determinazione a procedere.

La regista inquadra le due donne nei loro momenti di incontro, di dubbio, di ansia pre-processuale, di tensione durante il processo, come se la vita fosse sospesa fino a quel giorno, in cui un giudice deciderà il destino del loro carnefice, colpevole o innocente, finché la loro dignità non sarà ripristinata da un riconoscimento ufficiale. Il procedimento giudiziario può significare la fine di un incubo per chi è stato in silenzio per tanti anni e potrà aprire la strada a leggi più severe per gli abusanti e riforme legali per sostenere le vittime di violenza, spesso tendenti ad isolarsi dopo il trauma subito.

Tack è un documentario profondamente intimo – racconta la regista – che segue due donne e atlete  (Sofia, 43 anni e Amalia, 22) le cui vite si incrociano mentre cercano giustizia. Le strade di Sofia e Amalia si incrociano quando Amalia si rivolge a Sofia, due volte medaglia olimpica che condivide la sua straziante esperienza di violenza sessuale da parte di un uomo potente all’interno della Federazione ellenica di vela. Da quel momento in poi, inizia una battaglia legale contro l’ex allenatore di Amalia e le due donne affrontano procedimenti legali complessi e dolorosi.

Le loro vite nel film corrono parallele: ho iniziato a filmare Sofia mentre diventava un simbolo nazionale e ho incontrato Amalia poco dopo aver preso la difficile decisione di portare in tribunale il suo aggressore. In questi due anni, e soprattutto durante il processo, la mia macchina fotografica è diventata una sorta di deposito dei loro pensieri e siamo diventate molto vicine. Concentrarmi su di loro mi ha permesso di iniziare un’esplorazione profonda di traumi complessi, rivelando il profondo impatto che hanno sulle vittime e sui loro cari. Mi ha anche permesso di andare oltre la vita delle protagoniste per raccontare la storia di un sistema di giustizia penale distrutto e per mostrare come le piccole città finiscano per isolare e stigmatizzare le vittime, compresi i bambini.”

Contro la violenza di genere: le attività della Fondazione Onassis

La Fondazione Onassis è attivamente impegnata nelle questioni attuali e cruciali della nostra epoca, attraverso la sua presa di posizione nei confronti dell’attualità e le sue variegate attività artistiche e sociali. Il 25 novembre 2020, l’episodio della serie Society Uncensored intitolato “8 donne discutono: patriarcato, sessismo e violenza di genere nella società greca” è stato caricato su Onassis Channel su YouTube e ha portato Sofia Bekatorou a condividere la sua testimonianza personale sotto forma di commento, fornendo essenzialmente la scintilla per il movimento greco #MeToo.

Un anno dopo, il 13 maggio 2021, la medaglia d’oro olimpica ha condiviso una discussione con Afroditi Panagiotakou, direttore della cultura della Fondazione Onassis, al 6° Delphi Forum economico sulla violenza di genere e su come ogni donna può rompere il silenzio in Grecia oggi. Nel settembre 2023, la Fondazione Onassis e Sofia hanno co-organizzato, in collaborazione con l’organizzazione Rete europea antiviolenza e “VIMA KINO”, Centro di Salute Mentale, “Safe Steps”, un programma educativo che incoraggia i bambini e gli adolescenti a muovere i primi passi sicuri nella società greca. Come film, Tack integra le azioni e i valori sopra menzionati della Fondazione Onassis, aspirando a dare a ogni persona che ha subito violenza la possibilità di alzare la propria voce e alla fine cambiare la trama della propria storia.

 

  • Anno: 2024
  • Durata: 96'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Grecia
  • Regia: Vania Turner

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