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‘Di padre in figlio’, una vita in curva

Il tifo come liturgia, come rituale, come passione

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Di padre in figlio. Vita da tifosi, prodotto da Aesse Video in collaborazione con Rai Documentari, esplora il mondo delle Curve, dei tifosi e degli ultras fotografando gli aspetti sociologici e antropologici del tifo calcistico in quanto collante tra esseri umani, legame indissolubile che va oltre ogni cosa e unisce persone così tanto diverse, ma accomunate dalla stessa passione.

Un racconto che va in territori lontani dagli stereotipi della violenza e della politica per raccontare vicende umane e progetti extracalcistici. Storie di persone comuni e di personaggi famosi come Andrea Bocelli, Paolo Bonolis e Salvo Ficarra ci accompagneranno su e giù per lo Stivale da Genova a Palermo, passando per Monza, Bologna, Pisa e Roma. Alla scoperta di una delle più grandi passioni che gli italiani tramandano ai propri figli generazione dopo generazione. 

Nella vita puoi cambiare partner, sesso, religione o partito politico, ma la fede calcistica è una delle poche cose che non cambierai mai. Il tifo è appartenenza. È rito. È qualcosa che resiste al tempo, alle delusioni, alle tentazioni. Per questo i tifosi più appassionati non sono comuni spettatori di una partita di calcio, ma decidono di vivere in un territorio sacro: la Curva. 

Un luogo che sovverte per novanta minuti il concetto di stratificazione sociale. E allora in Curva il medico è accanto l’operaio, l’artigiano spalla a spalla con l’avvocato o con il tifoso “VIP”. Su quei gradoni sono tutti uguali. Sono tutti fratelli. Sono tutti lì, nell’estasi di un territorio sacro ed esclusivo che costituisce un’entità autonoma all’interno dello stadio. Per loro esiste soltanto un’eredità comune che molto spesso passa di generazione in generazione. Di padre in figlio, da sempre per sempre. 

La Curva come luogo di aggregazione

Se il calcio è stato, da sempre, un gioco di aggregazione e socialità, anche il tifo, parte dominante di questo sport, non è da meno. Il tifoso di calcio e, in particolare, il movimento ultras è stato spesso rappresentato per gli episodi più violenti che nel corso degli anni si sono susseguiti. In questo documentario, la storia cambia. La casa del tifoso, ovvero la Curva, diventa un luogo in cui non esistono nemici, in cui il tendere la mano e aiutare il prossimo per una passione comune supera ogni barriera.

Tante le storie di aggregazione e solidarietà. Dalla “Scuola di Tifo” di Genoa, in cui si insegna ai bambini, nel divertimento e attraverso laboratori nel dopo scuola, come si costruisce una coreografia, alla storia raccontata da Francesco, ragazzo disabile grande tifoso del Pisa che ha trovato nei suoi compagni di curva una vera e propria comunità. Ma anche tante famiglie unite dall’amore per la squadra o divise dalla stessa, come Debora, grande tifosa romanista e Alberto, grande tifoso laziale, marito e moglie uniti nell’amore ma separate nel tifo.

Un viaggio attraverso l’Italia

Attraverso il racconto di personaggi famosi e non, il documentario racconta le diverse realtà del tifo che attraversano lo stivale. Palermo, Roma, Genova, Bologna, Monza e tante altre ancora. Una “malattia” diffusa e che rende l’Italia uno dei paesi in cui il calcio è quasi ragione di vita, non un semplice sport. Un vero e proprio fenomeno culturale di cui parlare 24 ore su 24 e che anima milioni di appassionati di ogni età e di ogni generazione. Dalla grande città alle periferie. Dai grandi stadi, agli impianti di terza categoria. Mondi diversissimi ma accomunati da una costante sempre presente: i tifosi. Che siano 20, 100 o 80.000, il rumore, l’amore, la passione dimostrata rimane la stessa.

Il Documentario è rimasto l’unico genere capace di narrare, raccontare e disegnare cosa è questo sport per gli appassionati. Molte volte, il cinema ha cercato di sposarsi con il mondo del calcio, con, spesso, scarsi risultati. Il problema risiede nel cercare di ridare sul grande schermo, l’imprevedibilità tipica di una partita di pallone. Il genere documentaristico, invece, ponendosi come spettatore silenzioso che segue le gesta dei protagonisti senza intervenire, riesce a mettere in evidenza la bellezza, la poesia e non solo di questo sport e questo lungometraggio ne è la dimostrazione. Di padre in figlio, infatti, anche attraverso la parola di esperti, racconti si la nascita e lo sviluppo di un movimento storico come quello degli Ultras, ma indaga anche sull’evoluzione sociale che questo movimento occupa.

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