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‘Blink Twice’: il pericolo di dimenticare
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3 mesi agoon
Zoë Kravitz debutta alla regia con Blink Twice, che vede protagonisti Channing Tatum, Adria Arjona e Naomi Ackie. L’esordio come filmmaker della giovane attrice e cantante Kravitz, che abbiamo visto precedentemente in Divergent, il più recente The Batman e la miniserie Big Little Lies, è decisamente notevole. Zoë Kravitz ha saputo cogliere con maestria le angolazioni e le inquadrature che riescono a mettere a disagio il pubblico. Il film, in sala dal 22 agosto, è distribuito in Italia da Warner Bros. Pictures.
Blink Twice la Trama
Il film narra la vicenda di un gruppo di amiche che incontrano l’affascinante Slater King, interpretato da Channing Tatum, celebre per essere il fondatore di una compagnia miliardaria. Quest’ultimo le inviterà nella sua isola privata per una vacanza dedita all’armonia, alla disintossicazione dalla tecnologia e al relax. Tuttavia, le protagoniste scopriranno molto presto che dietro il volto del miliardario si nasconde un’anima cupa e pericolosa.
Il titolo
L’origine del titolo proviene da un’espressione americana entrata nell’uso comune di tutti i giorni. “Blink twice if I’m in danger“, ovvero “Batti gli occhi due volte se sono in pericolo”, è la frase pronunciata dalla protagonista principale Frida, interpretata da Naomi Ackie nei primi 10 minuti del film, facendo riferimento all’affascinante Slater King.
Sebbene l’espressione sia al giorno d’oggi utilizzata in contesti di ironia e divertimento, il film lo riporta al suo stato di terrore originale.
Recensione NO SPOILER
Data la natura del film che presenta diversi colpi di scena, è molto difficile descrivere gli elementi più interessanti dell’opera senza rischiare di inciampare in spoiler. Evitando dunque di entrare nei dettagli, bisogna sapere che il film guarda in modo crudo e senza censure allo stupro e alla violenza sulle donne. Nel riportarlo sullo schermo, Kravitz non ha optato per mezze misure, mostrando le azioni peccaminose svolte dai protagonisti maschili.
Recensione SPOILER
Zoë Kravitz, nel creare un prodotto così ambizioso e audace, gioca costantemente con il pubblico.
Lo scopo primario del film va oltre la sorpresa e la suspense. Soffermandoci un momento su ciò che accade, alcuni di noi verranno portati a criticare l’ingenuità delle protagoniste. Infatti, sebbene il passato estremamente discutibile di Slater King ci venga mostrato all’inizio, tutte le ragazze decidono volontariamente di seguirlo su un’isola e di rinunciare ai loro telefoni. Nonostante siano spinte da una vita insoddisfacente e il desiderio di trovare fortuna e speranza, ciò non giustifica le loro azioni.
Ed è proprio qui che il pubblico sbaglia. Se dovessimo rivedere il film con uno sguardo più realistico e umano, capiremmo che Kravitz sta semplicemente raccontando una storia vera e vista mille volte, ma rappresentata su una scala molto più grande. Ripercorrendo i casi di violenza sulle donne, al giorno d’oggi, nessuno di noi criticherebbe “l’ingenuità” di una donna per essere stata vittima di violenza e molestie da parte di un uomo. La violenza dell’uomo non è solo ingiustificabile, ma anche immorale ed imperdonabile.
Di conseguenza, Kravitz ci sfida e lo fa con successo. Vicende che avvengono nella vita reale, se viste sotto una luce più ampia e cinematografica, ci portano a cambiare prospettiva sugli avvenimenti. Ma così non dovrebbe essere.
I simboli
In Blink Twice, la religione è un elemento visivamente ricorrente. Non viene nominata e non se ne parla nemmeno, ma la sua presenza è costante per tutto il corso del film. In una delle primissime scene, in una stanza bianca, dove sta avvenendo un ricevimento organizzato da Slater King, su una scalinata viene mostrata la pietà di Michelangelo. La statua che, di per sé, è dotata di una presenza e di un valore senza paragone, assume un’ulteriore importanza quando viene affiancata alle protagoniste Frida e Jess (Alia Shawkat).
Frida accoglie in modo amorevole la testa di Jess sul suo grembo, richiamando la figura della Madonna che tiene in braccio Gesù. Questa scena non solo è esteticamente sublime, ma è anche un avvertimento della sorte che Jess avrà.
Jess, Frida e le altre ragazze, una volta arrivate sull’isola, troveranno nelle loro camere il “Desideria”, un profumo che prende la fragranza dai fiori rossi presenti sull’isola. Si scoprirà in seguito la vera natura dei fiori, capaci di far dimenticare ciò che accade a chi li annusa. L’antidoto, invece, è il veleno del serpente, in grado di riportare a galla i ricordi. Al di là della dubbia relazione chimica tra il serpente e il fiore, il messaggio religioso è chiaro. Il serpente simboleggia il peccato originale, mentre il fiore, similmente alla mela, muta l’uomo nella sua natura più maligna, carnale, umana.
I simboli però sono sospesi in una sorta di limbo ed ambiguità: il fiore, arma di Slater King per soggiogare le sue vittime, sarà poi ciò che permetterà a Frida e Sarah di avere una rivincita sulla loro vita. Allo stesso tempo il serpente, ritenuto ordinariamente pericoloso, è invece l’unico mezzo per raggiungere la libertà.
Il finale
Nonostante si possa apprezzare la genialità del film in tutti i suoi dettagli ed elementi nascosti, il finale di Blink Twice non risulta perfetto.
Infatti, nella prima metà del film, la storia si sviluppa con un ritmo lento anche se incalzante. La seconda metà adotta invece un registro completamente opposto, risultando affrettata e lasciando poco tempo agli spettatori per comprendere appieno gli eventi che si susseguono. La vendetta di Frida, sebbene servita su un piatto molto freddo, potrebbe lasciare perplessi una parte degli spettatori.