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‘Land’ L’esordio alla regia per Robin Wright su Netflix

Un viaggio introspettivo nella natura selvaggia

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Presentato al Sundance Film Festival nel 2021, Land, il primo lungometraggio diretto dall’attrice statunitense Robin Wright, è disponibile su Netflix.

Un viaggio introspettivo nella natura selvaggia.

Land interpretato e diretto da Robin Wright

Dopo aver lasciato la sua vecchia vita, Edee, una donna in lutto, prova a sopravvivere sulle Montagne Rocciose. Deve superare mille difficoltà, fino a quando un uomo la salva da una morte sicura.

Un passato luminoso, un presente cupo

Dopo aver diretto alcuni episodi di House of Cards, serie televisiva in cui interpretava il personaggio di Claire Underwood, con il quale si è aggiudicato il Golden Globe, Robin Wright firma la sua prima regia, ponendosi al centro di una vicenda amara.

La regista esordiente riserva per se stessa il ruolo da protagonista, vestendo i panni di Edee, che decide di dire addio alla sua vita in città, rifugiandosi in una casa, poco più di una capanna, circondata da alte montagne.

Edee getta il telefonino in un cestino di rifiuti e inizia il suo viaggio. Il motivo che l’ ha spinta a questa scelta viene accennato e poi svelato nel corso del film. In questo modo Robin Wright contrappone un passato luminoso e felice a un presente cupo e doloroso. I ricordi di una vita serena la rincorrono nei boschi. Evocativi bagliori di luce, in cui si riconoscono un uomo e un bambino. Questi giocano, sorridono e pescano, mentre lei prova a sopravvivere nella natura selvaggia.

Land: una prima parte priva di dialoghi

La donna esplora la sua nuova casa, sistema le provviste per il rigido inverno e spazza via la polvere dal pavimento di legno. In questo modo prova a sopravvivere al suo lutto, una tragedia familiare che le ha fatto percepire l’inutilità di un’esistenza priva dell’amore.

Nella prima parte di Land i dialoghi sono quasi assente, con la scena dominata dalla sola presenza di Edee. E probabilmente in questo momento il film esprime il suo massimo potenziale. Robin Wright, coadiuvata da Jesse Chatham, Erin Dignam e Liz Hannah nella scrittura del film, riesce a rendere il forte carattere della protagonista utilizzando la sola forza delle immagini.

Queste, insieme a una musica molto potente, come il brano  I’m on Fire di Bruce Springsteen, che accompagnano i titoli di testa, conducono lo spettatore nel viaggio introspettivo della protagonista.

Demian Bichir co – protagonista

Le mani di Edee ben presto iniziano a sanguinare a causa degli sforzi per procurarsi il cibo e la legna da ardere nel camino. La donna resta sola con il proprio dolore che fuoriesce dall’animo e prende forma sul corpo. Ogni giorno che passa le difficoltà aumentano. Edee perde i sensi e appare ormai senza speranza. Ma ecco entrare in scena Miguel che, insieme ad Aiawa, salva la protagonista di Land da morte sicura.

Con questi nuovi personaggi inizia la seconda parte del film e se Aiawa (Sarah Dawn Pledge) fa una breve apparizione, Miguel diventa un vero co – protagonista. Interpretato da Demian Bichir (Chupa) svela i segreti per sopravvivere nella natura selvaggia. Mostra come si costruisce una trappola, come si caccia un cervo e stimola Edee a ritrovare il sorriso.

È con il sostegno di Miguel, soprattutto, che lei riesce ad aprire la scatola dei ricordi dolorosi. Il suo viaggio introspettivo resta triste, ma finalmente viene illuminato dal sole che fa capolino tra le alte vette.

Miguel è il maestro, Edee l’allieva. Allo stesso tempo, però, i due personaggi sono posti sullo stesso piano, condividendo un tragico passato. Nel finale, infatti, il loro rapporto sembra sovvertire una gerarchia, d’altronde già labile.

Un pizzico di magia

Il viaggio nella solitudine, alla ricerca di una pace interiore, impossibile da trovare nel trambusto della città, si conclude in maniera circolare. Un itinerario segnato da tappe, con difficili prove da superare, mostrate con sagacia e un pizzico di magia che evoca la saggezza dei nativi americani.

Discreta la prima prova alla regia per Robin Wright, particolarmente per la parte iniziale del film. È vero che ricorda un po’ troppo Into the wild di Sean Penn, suo ex compagno. Ma è in questo punto che la regista riesce a evocare al meglio lo stato d’animo della protagonista. Interpretandola,  sfrutta e utilizza al meglio le proprie capacità recitative.

Peccato che nella seconda parte del film la potenza delle immagini perda forza. L’alternanza tra luce ombra, creata dalla fotografia, curata da Bobby Bukowski, si appiattisce in maniera troppo convenzionale. Lo stesso avviene per la vicenda, rallentata da dialoghi poco brillanti e poco ritmati.

 

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