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‘Joker: Folie à Deux’: Phoenix stupisce ancora

Al cinema l’atteso sequel di Joker

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Presentato in concorso all’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, arriva in sala Joker folie à deux, il sequel di Joker, vincitore del Leone d’Oro nel 2019.

Diretto da Todd Phillips con Joaquin Phoenix e Lady Gaga protagonisti, il film è  distribuito da Warner Bros.

Il sequel di Joker

In Joker: Folie à Deux ritroviamo Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) esattamente dove lo avevamo lasciato nel primo capitolo: dopo ben sei omicidi commessi, tra cui uno che aveva visto il celebre conduttore Murray Franklin (Robert De Niro) morire in diretta televisiva, Joker viene arrestato. Arthur continua a essere bullizzato anche tra le mura della prigione dalle guardie e dagli altri criminali. Un giorno, per scherno, uno dei suoi carcerieri lo conduce a un coro per internati dove conosce Lee (Lady Gaga). Ed è subito amore. Certo, non un amore come gli altri.

Joker Folie à Deux si apre con un simpatico siparietto animato in pieno stile Looney Toones, i cartoon firmati dalla Warner Bros. con la famosa scritta finale “That’s all Folks”. Il prologo sembra suggerire una versione del Joker più simile al personaggio originario della DC Comics e, in parte, in questo secondo capitolo Joker ci appare meno “oscuro” con qualche scena comedy che richiama la sua natura fumettistica.

Joker nasce come nemesi di Batman, un personaggio destinato a morire subito, salvato dai riscontri favorevoli tra i lettori. Phillips effettua un’operazione contraria: Batman sparisce completamente e Joker resta protagonista assoluto.

Joker: Folie à Deux, follia a suon di musica

La colonna portante di questo attesissimo sequel è, senza dubbio, la musica: Arthur e Lee interagiscono cantando, reinterpretando vecchi classici, come The World Needs Now, Bewitched Bothered And Bewildered, That’s Entertainment, Send in the Clowns, solo per citarne alcuni.

Arthur Fleck qui non è solo il reietto, l’uomo invisibile che soffre di disturbi psichiatrici ma è l’entertainer, lo showman. Incarna un’idea di rivoluzione radicale che sovverte le regole. Parafrasando una battuta de Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan è “colui che vuole vedere bruciare il mondo” (e, in questo, la piromane Lee è la sua compagna ideale). Ma è anche e soprattutto un uomo innamorato che, ovviamente, vive questo sentimento attraverso il filtro della sua mente deviata.

Joker e Lee, in una sorta di follia condivisa, immaginano scenari visionari in cui vivono il proprio amore, al chiaro di luna o sotto i riflettori.

La svolta sentimentale in questo secondo capitolo ha sì fatto emergere lati inediti del personaggio del Joker ma ha anche privato il film di quell’oscurità e di quella visceralità che ha reso il primo film di grande impatto, come hanno dimostrato gli straordinari incassi al botteghino.

Cosa è mancato in questo secondo capitolo? In primis, una storia d’amore veramente coinvolgente; in seconda analisi, a nostro avviso, Lady Gaga in questa versione inedita di Harley Quinn, che non regge il confronto con Phoenix, ancora una volta magistrale nel ruolo che gli è valso l’Oscar. Si nota troppo il dislivello tra la prima che, essenzialmente, fa nel film ciò che fa nella vita, ossia la performer (seppur straordinaria), e il secondo, un attore sul quale si può costruire un’intera sceneggiatura. C’è una scena memorabile in cui Joker canta al telefono alla sua amata If You Go Away che, da sola, vale la visione del film.

Il ritorno trionfale di un attore premio Oscar

Phoenix è penalizzato dalla presenza di Gaga che, pur non rubandogli mai la scena, sposta l’attenzione da Arthur Fleck, la sua vicenda personale, a un romance senza passione.

Il personaggio di Joker è talmente complesso che non necessita di comprimari; le scene del processo, in cui Gaga è ridotta a mera comparsa, lo dimostrano ampiamente. Phoenix è in grado di “colorare” il Joker di nuove sfumature; la sua disperazione è ancora tutta lì in quella risata che è un pianto capovolto, quando, svestiti gli “abiti di scena”, rimane solo Arthur, mentre la sua maschera da clown catalizza l’attenzione, genera scompiglio, ammirazione, emulazione. E Fleck finalmente viene visto, anche se quello non è il suo vero volto.

Il Joker di Phoenix, prendendo le distanze dal fumetto, aveva restituito al personaggio di fantasia una dimensione umana, intercettando le emozioni più profonde dello spettatore. Per questo, sebbene fosse un folle criminale, il pubblico è entrato in empatia con lui, instaurando una connessione, oltre il giudizio morale.

L’ineffabilità del Joker

A Phillips va il merito di aver saputo giocare con i generi, da un musical “jukebox”, come lui stesso lo ha definito, alla commedia, dal legal thriller al dramma.

I rimandi al primo capitolo sono inevitabili, c’è un reiterare di immagini che richiamano il Joker del 2019 e ci sono le noti strazianti del premio Oscar Hildur Guðnadóttir, contrappunto musicale della metamorfosi di Arthur Fleck nel bagno della metropolitana quando assume le sembianze del Joker, librandosi in una danza insieme struggente e catartica.

Realizzare il sequel di un film di successo è sempre un rischio e uno azzardo; Phillips e Phoenix sono stati coraggiosi nell’accettare la sfida, ma cosa ha aggiunto Joker: Folie à Deux alla narrazione principale? Forse la conclusione, amara e spiazzante, che There is no Joker (Non c’è nessun Joker): il Joker non esiste perché è uno, nessuno, centomila, è ognuno di noi. Il Joker non è che la proiezione illusoria, come lo sono le scene romantiche del film, di una fantasia che ci salva da noi stessi, ci protegge dall’indifferenza del mondo e dall’insensatezza della vita. That’s all Folks.

 

Editing: Martina Volpato

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