‘Settima arte’. Fu questa la definizione coniata dal critico Ricciotto Canudo nel 1921 per definire la cinematografia. Due parole che mai come in questo caso possono essere così consone all’argomento trattato. Arte vs. Guerra – Banksy e C215 a Borodyanka è un documentario diretto da Michele Pinto.
Una testimonianza di coloro che hanno vissuto e vivono il conflitto dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Un ritratto della città di Borodyanka, a circa 50 chilometri da Kiev, dove si incrociano le vite di amici e familiari delle vittime, sopravvissuti e giovani restauratori.
Verrà presentato alla 10° edizione del Festival Internazionale del Documentario Visioni dal Mondo di Milano.
“Arte vs. Guerra – Banksy e C215 a Borodyanka”: il documentario di Michele Pinto
Quando il 24 febbraio 2022 la Russia invade l’Ucraina, la città di Borodyanka subisce una distruzione quasi totale. In mezzo a questo scenario desolante, il celebre street artist francese C215 e l’enigmatico Banksy portano un messaggio di speranza attraverso le loro opere.
C215, con le sue bombolette spray, dipinge carri armati russi, uccelli sulle pareti bombardate e ritratti di figure emblematiche della storia ucraina. Banksy, con il suo tratto leggero e poetico, raffigura una ginnasta che esegue un volteggio sulle macerie e un bambino che abbatte un gigante, simbolo della lotta di Davide contro Golia. Arte vs. Guerra – Banksy e C215 a Borodyanka non è solo una cronaca di distruzione, ma una celebrazione della resilienza umana e della capacità di trovare luce anche nei momenti più oscuri.
Una speranza futura tracciata con l’arte
La funzione del cinema è quella di raccontare una storia, trasmettere un messaggio e toccare alcuni temi attraverso le immagini. Michele Pinto con questo documentario tratta l’attualità storica. Ci fa immergere in un viaggio che riguarda ognuno di noi. É la ricerca di un’umanità persa che trova uno spiraglio di luce attraverso le storie di sopravvissuti e abitanti della città di Borodyanka. Si vuole trovare una risposta alle atrocità commesse, senza riuscire a farlo. La narrazione rappresenta una speranza e un rilancio per il futuro.
Il filo rosso è tracciato dagli artisti che danno il titolo al documentario: Bansky e C-215. Entrambi con la loro arte e la loro visione vogliono lanciare un messaggio lasciando un segno. Far capire di essere presenti, dare un sostegno mediante opere che si fondono con il paesaggio presente, diventando tutt’uno con la popolazione. Impatto visivo, protesta e dolcezza. Tre elementi distintivi che prendono vita sugli edifici della città.
“Lavorare su un anonimo che diventa improvvisamente speciale”
Gianluca Marziani, critico e curatore d’arte contemporanea sulle opere di C215
C215, pseudonimo di Christian Guémy, ridisegna l’identità del paese cancellata dalla guerra. Patrioti, gente comune e volti della cultura. Come quello della poetessa Lesja Ukraïnka, una figura importante per la resistenza culturale del paese del diciannovesimo secolo.
Il restauro delle opere d’arte come sinonimo di rinascita
Esiste un’analogia significativa tra le opere d’arte da salvare attraverso il restauro e un paese trafitto dalle schegge della guerra che cerca di rinascere. Difendere l’arte ha un valore morale, una forma di attenzione verso l’identificazione del paese.
Murales, graffiti che agiscono sul presente e guardano al futuro, per restare nel passato. A far sopravvivere la concretezza del messaggio, un gruppo di restauratori e restauratrici italiane dell’azienda Rea (Restauro e arte): Alessandro Cini, Paola Ciaccia e Maria Colonna. Professionisti che cercano di preservare la memoria della guerra attraverso l’arte. L’obiettivo è quello di non rendere le opere d’arte un lavoro effimero, ma arrivare a una realizzazione di una struttura permanente.
L’arte non può risolvere i danni della guerra, ma assume un connotato importante nella società. Aiuta a denunciare, porta speranza, fiducia, voglia di rinascere e continuare. É un silenzioso urlo nel cuore di Borodyanka.