In attesa dei verdetti del Concorso, venerdì 6 Settembre, presso la Casa della Critica, sono stati assegnati i Premi Fedic della Federazione Italiana dei Cineclub, un prestigioso appuntamento giunto alla sua 32a edizione e instancabilmente animato da uno dei decani della critica cinematografica italiana, Paolo Micalizzi.
Il Premio Fedic viene attribuito a un film italiano, presente in qualsiasi sezione della Mostra, che meglio riflette la libertà creativa dell’autore, valutata da una giuria di quindici persone (critici cinematografici, attori, registi, operatori culturali) presieduta da Ferruccio Gard, per quanto riguarda i lungometraggi, e una di undici persone, presieduta da Carlo Griseri, per quanto riguarda i cortometraggi. Un’iniziativa che segue una lunga giornata, quella di giovedì 5 settembre, in cui si è svolto il Forum Fedic, che ha presentato le molteplici attività di un’associazione piena di fermento, tra proiezioni, dibattitti, riviste, libri, sotto la direzione del presidente Lorenzo Caravello.
La giuria dei lungometraggi ha attribuito il Premio Fedic a Vittoria, di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, in concorso nella Sezione Orizzonti Extra, con la seguente motivazione: “Tratto da una storia vera, la vicenda umanamente intensa e toccante pone due genitori con tre figli a scegliere fra affetto e realismo, fra la difesa dell’armonia della famiglia e del matrimonio o l’ascolto di un sogno che invita la mamma ad adottare una bambina”.
La giuria ha, inoltre, assegnato una Menzione Speciale al film Familia di Francesco Costabile, presentato nella Sezione Orizzonti, con la seguente motivazione: “Familia senza la G, dal latino famulus, la casa di padroni e servi, come quella abitata da un uomo violento e dalla moglie e due figli. Un convincente film, severa denuncia del patriarcato, in un toccante percorso tra malvagità, orrore e tentata rinascita della famiglia”
La giuria cortometraggi, invece, ha conferito il Premio Fedic a Playing God di Matteo Burani, presentato nella Sezione Sic – Settimana Internazionale della Critica, perché trattasi di “Un corto dalla qualità estetica eccellente, che trova la giusta forma per raccontare, non senza ironia, la tematica esistenziale della condizione umana. Il regista usa la tecnica in modo originale, arrivando sottopelle al pubblico, trasmettendo il dolore dell’incompiutezza, della ricerca di una impossibile perfezione”.