«Guardatevi attorno, siamo ancora tra voi». Due proiezioni da 3 ore e mezza ciascuna per lasciarsi coinvolgere dalla visione di M. Il figlio del secolo, il progetto più ambizioso di Sky Studios, come lo stesso Nils Hartmann afferma in conferenza stampa. Si tratta di un vero e proprio kolossal che ripercorre le tappe dell’ascesa al potere di Benito Mussolini dalla fondazione dei Fasci di combattimento fino al momento immediatamente successivo al delitto Matteotti in una chiave assolutamente singolare che, aderendo pedissequamente ai fatti storici, ne potenzia i connotati semantici (ideologia, cultura e pratiche) e le caratteristiche personologiche dei personaggi, offrendo un’esperienza cinematografia impossibile da dimenticare.
Tratto dal romanzo premio strega di Antonio Scurati, diretto dal blasonato regista britannico Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione, Anna Karenina, Cyrano ecc.), sceneggiato da Stefano Bises (uno dei migliori sceneggiatori italiani in circolazione, noto per Gomorra, Esterno notte, Adagio, New Pope ecc.) e Davide Serino, con cui aveva già precedentemente lavorato, M. Il figlio del secolo si avvale di un cast d’eccezione, tra cui brilla Luca Marinelli nelle vesti del dittatore, Francesco Russo in quelle dell’amico e consigliere Cesare Rossi, Barbara Chichiarelli come Margherita Sarfatti, intellettuale ed amante di Mussolini e molti altri ancora. Incredibilmente significativo il lavoro di sound design di Angelo Bonanni, nonchè le musiche di Tom Rowlands (Chemical Brothers), che contribuiscono a rafforzare il clima di terrore che pervade l’intera serie.
In anteprima assoluta fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2024, M. Il figlio del secolo sarà disponibile su Sky e Now nel 2025.
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La sinossi ufficiale di M. Il figlio del secolo
Un ritratto moderno e graffiante di Mussolini e della sua ascesa politica, dalla fondazione dei Fasci di Combattimento fino all’imposizione della più feroce dittatura che l’Italia abbia conosciuto.
M. Il figlio del secolo episodi 1 – 4: un tripudio di sensi
«La sapiente brutalità degli uomini forti». Benito Mussolini introduce da sé il racconto rompendo senza indugi la quarta parete e rivolgendosi allo spettatore in rapporto diretto. Si capisce sin da subito che si tratta di una serie contemporanea, se per essa intendiamo un modo di fare cinema agile, ritmato e di immediata spettacolarità che ha il guardare in camera del suo protagonista come punta di diamente di un sostrato ricco di idee brillanti e ben realizzate. Popolare innanzitutto nella sua premessa – dunque democratica e antifascista come rimarca lo scrittore Antonio Scurati nella conferenza stampa di presentazione della serie -, M. Il figlio del secolo nei suoi primi 4 episodi è l’apogeo di tutti i mezzi cinematografici moltiplicati alla massima potenza: la serie convince immediatamente per estetica (visiva e sonora), soluzioni di messa in scena, performance degli attori e un mix intelligentemente bilanciato tra ricostruzione filologica degli avvenimenti e resa artistica globale.
Frutto di un encomiabile lavoro di trasposizione realizzato dagli sceneggiatori, che rispetta i toni e il dipanarsi della Storia senza rinunciare a guizzi di scrittura catchy (alcune citazioni post moderne sono già dei cult) e di raffinata sensibilità, la visione dei primi 4 episodi lascia il pubblico di stucco, mentre assiste all’alternarsi di momenti sagaci ad altri indubitalmente drammatici, come d’altronde furono. L’uso della musica e del suono amplifica le immagini e il loro senso per simiglianza o per differenza, diventando protagonista tra i protagonisti della scena, specialmente quando emerge contemporaneamente alle sequenze di violenza inaudita delle camicie nere e ai discorsi di Mussolini.
M. Il figlio del secolo: dal criminale allo stratega fino all’uomo futurista
Luca Marinelli, che per 7 mesi ha dovuto “sospendere il giudizio per intepretare il dittatore”, è visivamente coinvolto quando in conferenza stampa afferma che
tutta la mia famiglia è antifascista, io sono antifascista. È stata una delle sfide più dolorose della mia carriera. Era la maniera più onesta per raggiungere il personaggio. Capire perchè un passo ha seguito un altro. Anche se per me è incomprensibile. Ho ragionato su altro: per esempio sull’essere un criminale che ha scelto di fare quello che ha fatto. Senza l’ispirazione di Joe Wright e gli attori comprese le comparse non avrei fatto un passo.
La sua performance lo consacra come uno dei migliori attori viventi. Si fa notare da subito per la sua capacità di aderire al personaggio senza farlo mai del tutto, conservando uno spazio di creatività che come un vaso comunicante dà linfa al personaggio storico rendendolo cinematografico e quindi multidimensionale. Nei primi quattro episodi Mussolini si staglia come eccezionale affabulatore, inderogabilmente violento ed ispiratore di violenza, opportunista, insicuro e per questo circodantesi di persone più colte e lungimiranti di lui. La sua abilità di affascinare, in primis l’orda di reduci di guerra spesso senza arte né parte e poi il popolo affamato e stanco da carestie, malattie e salari inesistenti, si scontra con una sensazione di repulsione generata nello spettatore, a cui mai si abitua ma che sente sempre come nuova e vivida. La rottura frequente e insistente della quarta parete, in un chiaro rimando alle modalità attuali del fare i politici, evoca lo spettro del fascismo come eminenza grigia che striscia in mezzo a noi, chiamando il pubblico a mobilitare le coscienze.
M. Il figlio del secolo: «io sono come le bestie»
Nel volume 1 della serie, in linea con le prime tappe della sua ascesa al potere, Mussolini non è mai solo. Il suo rapporto con Margherita Sarfatti, una delle donne più colte ed emancipate in un’epoca in cui poco o nulla era consentito alle donne, è reso in tutta la sua morbosità come una relazione di potere e calcolo reciproco, di amore tradito e sciagurato, fuggito da lei e “cannibalizzato” da lui in un lento percorso di venerazione del sé di Mussolini. Anche la corrispondenza con Cesare Rossi non si sottrae a meccanismi di grande tossicità. In conferenza stampa Francesco Russo, a tal proposito, afferma che «Cesare soffriva di una costante sindrome di Stoccolma nei confronti di Mussolini. In questo senso, io attore esco dal personaggio ed entro in una metafora. Cesare rappresenta la voce del popolo, chi ha subito il fascino del dittatore». Vale lo stesso per la moglie Rachele (Benedetta Cimatti), serva furibonda sempre in attesa del “tempo migliore della loro vita”. Sono loro ad accompagnarlo nel percorso di affermazione della violenza delle violenze.
Io sono come le bestie, sento il tempo che viene. E questo non è ancora il mio tempo.
M. Il figlio del secolo parte 2: Mussolini in tutte le sue debolezze e malvagità
Negli ultimi quattro episodi della serie di Joe Wright toni e soluzioni di messa in scena cambiano, senza che la direzione artistica rinunci agli slanci generatrici di stupore della prima parte. La resa drammaturgica vira verso una tenuta più crespuscolare, in linea con la disintegrazione morale che divampa sullo schermo. Non a caso il prodotto dedica un intero episodio al delitto Matteotti, coerentemente con la dissoluzione dello Stato che vi seguì e che ha nel rapimento e massacro del politico il suo indichiarabile cominciamento.
Luca Marinelli si trasforma ulteriormente, diventa un animale da palcoscenico. Smette di parlare direttamente al pubblico, si svincola dai suoi consiglieri più fidati, lascia che la violenza si liberi completamente e si manifesta in tutte le sue indicibili contraddizioni. I due livelli – storico e cinematografico – finiscono per combaciare: la Storia si fa cinema.
Cosa importa se sono l’uomo che odiavo da ragazzo. Ho tradito tutti, anche me stesso.
Mussolini si svela come un mentitore della peggior specie; dalla finzione come pratica passa alla menzogna come modo di agire nel mondo. Quando entra in Parlamento afferma non solo l’ineluttabilità di un destino che conosciamo tutti, ma anche l’incredulità che lascia spazio alla collusione. Questa seconda parte sembra un incubo ad occhi aperti, in grado di incutere terrore e sgomento senza nessun interrogativo, solo il silenzio.
Mi avete follemente odiato perché mi amavate ancora.
Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli