Luke è un pilota di motociclette, impiegato in uno spettacolo ambulante. Dovrebbe partire al seguito del carrozzone per una nuova meta, ma scopre di avere un figlio, Jason, nato da una breve relazione con Romina, una ragazza del posto. Resta, dunque, nella provincia dello stato di New York, per provvedere alla sua nuova famiglia e impedire che suo figlio cresca senza un padre, come è accaduto a lui…
Derek Cianfrance, ritorna al cinema dopo la parentesi di successo di Blue Valentine, selezionato al Sundance Film Festival 2010 e nella sezione Un Certain Regard del 63º Festival di Cannes, con Ryan Gosling e Michelle Williams, distribuito in Italia, due anni dopo rispetto l’America, precisamente lo scorso 14 febbraio. Con Blue Valentine, Cianfrance aveva stupito tutti, raccontando con estrema delicatezza, consapevolezza e un tono di malinconia, la straordinaria forza sentimentale del quotidiano, la potenza dell’amore quando l’amore non vince più sul resto. Ora torna con un film dalle ampie potenzialità, che ci racconta tre storie legate saldamente al loro ineluttabile destino. Come un tuono è un film suddivisibile in tre atti, una linea narrativa rappresentata sin dall’antichità dai poeti tragici, ripetuta nei secoli sul palcoscenico e sul grande schermo. Derek Cianfrance però forse forza un poco la mano, realizzando un film che nonostante dimostri le sue qualità di regista, col procedere, stanca, e verso il finale, si spegne inesorabilmente. Tre storie, quattro uomini e due generazioni che lottano per dimenticare gli errori del passato. Tutto inizia con la storia di Luke il bello, un motociclista acrobatico che si guadagna il pane, lavorando nelle fiere con il “globo della morte”, finché un giorno, scopre che, da una breve relazione con una donna, (Eva Mendes) è nato, il suo primo figlio. La vita di Luke prende immediatamente una piega diversa e per guadagnare abbastanza denaro per la sua ex e suo figlio, inizia a rapinare banche, finché, un giorno verrà beccato in flagrante e ucciso da un poliziotto in erba, Avery (Bradley Cooper). Luke il bello, era stato avvertito, che “chi corre come un fulmine si schianta come un tuono”, citando Gioventù Bruciata, e così è stato, ed ora il sipario si chiude su di lui, e le luci si proiettano su Avery. Tutto cambia, le ambientazioni, i personaggi e anche il ritmo, che dopo una prima fase adrenalinica, subisce una brusca frenata e la narrazione incede più lentamente. Se prima era la forza e l’energia del misterioso Luke a predominare nel film, nella seconda fase è il mondo calcolato e rigido del gelido Avery, il quale da poliziotto novellino, diventa una spia che denuncia la corruzione del suo dipartimento in cambio del posto da vice procuratore. Avery arriva a divorziare dalla moglie e la sua ambizione e tenacia lo portano a vincere le elezioni di procuratore. Mentre la carriera di Avery decolla, il figlio, viziato e problematico, diventa amico di un compagno di scuola, silenzioso e introverso. Il povero ragazzo, ignaro di tutto, è proprio il figlio di Luke il bello. Così i due adolescenti, cresciuti nell’ombra di una figura paterna assente, e inevitabilmente segnati, fin dalla nascita, dalle azioni compiute dai padri, instaurano una relazione pericolosa che presto li condurrà alla chiusura del cerchio, in una corsa a tutta velocità al di là dei pini (dal titolo originale The Place Beyond The Pines).
Come un tuono è dunque un film che vuole essere complicato, come complicata è del resto la vita di questi quattro uomini che in un modo o nell’altro sono legati da un passato sanguinoso che li costringe ad una vita di sensi di colpa senza mai trovar conforto o consolazione. L’impressione finale è che il film sia disintegrato, con una prima parte, costituita da un racconto, perfetto e la seconda da uno lento e noioso, che basta a dimenticare ogni emozione vissuta, per chiudersi senza particolari soprese.
D’altra parte non si può di certo non riconoscere che l’operazione di Cianfrance e degli altri sceneggiatori, non era per niente semplice e va dunque premiata per il coraggio di creare una struttura tripartita circolare con cambi di ritmo repentini che restano sempre coerenti alle personalità dei protagonisti di ogni storia. Una scelta originale che, corredata ad una regia, fotografia e colonna sonora competenti, risolleva le sorti di un film che si conduce in direzioni forse troppo prevedibili.
Dal 4 aprile al cinema.
Valentina Calabrese
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