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Biennale del Cinema di Venezia

‘Allégorie Citadine’: il mito della caverna visto con gli occhi di un bambino

Alice Rohrwacher torna alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 con l'artista francese JR per presentare fuori concorso il frutto della loro ultima collaborazione. Un cortometraggio poetico e politico che mescola perfettamente cinema e arti visive

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Allegorie Citadine

Nella sezione Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 arrivano anche i cortometraggi. Lo scorso 1 settembre Alice Rohrwacher e l’artista francese JR hanno presentato in anteprima il loro Allégorie Citadine, frutto della loro ultima collaborazione dopo Omelia Contadina (2020). Mescolando lo stile registico della cineasta italiana e le modalità artistiche ed estetiche di JR, il risultato è un esperimento delicato e affascinante che, in poco meno di mezz’ora, riesce a trasportare in un mondo di illusioni reali. 

La rilettura del mito della caverna platonico

Allégorie Citadine è una rilettura del celebre mito della caverna di Platone che, in questo caso, è raccontato e interpretato attraverso gli occhi di un bambino. Lo sguardo che ci accompagna nel viaggio di riflessione filosofica ed esistenziale di questo cortometraggio è proprio quello del piccolo protagonista, che osserva il mondo con una fascinazione e un’innocenza che gli permettono di scoprire anche una realtà nascosta: quella dell’immaginazione. È soltanto attraverso il suo sguardo così particolare che il bambino riesce a strappare, non solo metaforicamente, lo strato di carta che separa la realtà superficiale da quella più profonda e a trovare, così, la meraviglia nascosta. 

Una liberazione collettiva

Come racconta Platone nel mito, quando l’uomo liberato esce dalla caverna e scopre la realtà del mondo vorrebbe tornare dai suoi compagni di prigionia per rivelare loro la sua scoperta. Ma i prigionieri, abituati al mondo della caverna, rischierebbero di non credergli e addirittura di ucciderlo se lui tentasse di liberarli.

Anche in Allégorie Citadine nessuno sembra riuscire a sentire o a vedere il bambino che si materializza sulle pareti delle città e che li richiama nel tentativo di mostrare la sua rivelazione. 

Ma quando finalmente i passanti iniziano progressivamente a fermarsi davanti allo squarcio sul muro aperto dal protagonista, la verità viene rivelata. Tutti collaborano per distruggere quello strato di carta che li separa dalla realtà immaginaria ma vera che vedono comparire lentamente sul muro. Perché, come dice il bambino, “Non ci si può liberare da soli”. 

Allégorie Citadine e lo sguardo immaginario 

Il grande merito di un progetto come questo cortometraggio é quello di sapere mescolare sapientemente cinema e arti visive, lo stile di Alice Rohrwacher e quello di JR. Le suggestioni e le influenze di entrambi si compenetrano con armonia in una riflessione filosofica originale e profonda che rivela uno sguardo delicato e attento da parte dei registi.

Allégorie Citadine rivela un potere di fascinazione raro e delicato, in grado di svelare come la bellezza e la meraviglia possano nascondersi ovunque, se solo siamo in grado di cercarle, di vederle e di crearle. Per questo, l’immaginazione è una cifra distintiva dello sguardo che ci guida nel cortometraggio – e nel cinema di Alice Rohrwacher – attraverso immagini e visioni fantastiche ed oniriche, ma non per questo meno reali. Perché, come recita il piccolo protagonista, “Forse non basta affermare che le immagini sono illusioni finché le catene che ci legano sono reali”. 

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