Diretto da una coppia di giovani fratelli gemelli, Zoran e Ludovic Boukherma, e in concorso all’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Leurs enfants après eux prende ispirazione dall’omonimo romanzo di Nicolas Mathieu. Se gli adattamenti cinematografici possono essere sempre complicati e insidiosi, in questo particolare caso, ci troviamo dinanzi a un’opera a dir poco eccezionale ed emozionante.
Il merito va a una serie di fattori, tra cui senza dubbio la scrittura, che rende la narrazione semplice da seguire ma anche intrigante quel tanto che basta per non far mai calare l’attenzione. Nonostante i 144 minuti di durata – sì quest’anno la kermesse venziana ha puntato al minutaggio senza nessun tipo di esitazione – Leurs enfants après eux riesce a far immergere completamente, conducendo lo spettatore a vivere, di anno in anno, le esperienze del protagonista e a tornare indietro nel tempo.
A folle velocità negli anni Novanta
Gli anni Novanta e l’adolescenza sono le colonne portanti del progetto, sviluppato in un arco temporale di sei anni e ambientato nella provincia francese. Anthony (Paul Kircher) è un quattordicenne che passa le sue giornate estive in compagnia del cugino, tra una nuotata al lago e una corsa in bicicletta. Con la sua inseparabile giacca da moto, indossata senza maglia sotto, fa la conoscenza della bella Steph (Angelina Woreth), della quale si invaghisce immediatamente.
La vita non è sempre facile.
Quest’ultima, dal canto suo, gioca con Anthony, forte del fascino che esercita su di lui. Durante una festa, una rissa scampata dà avvio a una spirale di violenza inimmaginabile, che cambierà per sempre la vita di Anthony e di chi gli gravita intorno, compresi la madre Hélène (Ludivine Sagnier) e il padre Patrik (Gilles Lellouche).
Leurs enfants après eux mostra un altro tipo di coming of age
Partendo da una base letteraria evidentemente solida, i registi classe 1992 mettono in scena un coming of age più che apprezzabile, capace di sollevare differenti spunti di riflessione e di percorrere la strada delle emozioni, dalla prima all’ultima. La fase dell’adolescenza, si sa, è un terreno sempre fertile da esplorare, per quanto lo si sia fatto in tutte le salse. In Leurs enfants après eux non si rintracciano grosse novità, quanto piuttosto un intreccio di suggestioni che conducono a una visione più profonda.
Le cose sono cambiate.
Al di là dei primi grandi amori, delle chiacchiere tra amici e delle uscite di nascosto, la pellicola sembra soffermarsi in particolar modo sul rapporto dei padri con i rispettivi figli. Crescere in un ambiente violento, aggressivo, costringe i giovani a comportarsi di conseguenza, per lo più inconsapevoli di restituire ciò che hanno respirato durante la crescita. Sia Anthony che Hacine (Sayyid El Alami) agiscono con rabbia, cercano la vendetta, cavalcando quell’onda di crudeltà che non permette loro di scorgere, invece, le somiglianze tra l’uno e l’altro.
Registicamente e stilisticamente di impatto, con una colonna sonora che è un vero e proprio gioiello, Leurs enfants après eux affonda le sue radici in un realismo prezioso e potente. Un plauso va anche e soprattutto alle splendide performance attoriali, oltre che alla sensibilità e alla maturità degli autori, giovani in apparenza ma adulti nella sostanza.
*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.