Tra le novità di settembre di Netflix sicuramente merita una menzione Cobweb, opera prima di Samuel Bodin (ideatore della serie tv Marianne) prodotta da Seth Rogen ed Evan Goldberg. Un horror ben confezionato e ricco di colpi di scena che mette al suo centro l’istituzione famigliare in modo perturbante e mai conciliante, nonostante i tanti (forse troppi) déjà vu.
‘Cobweb’: la trama
Peter (Woody Norman) è un ragazzino che di giorno viene tormentato dai bulli a scuola e di notte viene svegliato da inquietanti rumori nella sua camera da letto. I suoi genitori (Lizzy Caplan e Antony Starr), però, non gli credono e anzi sembrano sempre più preoccupati dal comportamento del figlio. Che nascondano qualcosa?
Uno sguardo privilegiato
Quello tra horror e infanzia non è certo un connubio recente. Di bambini malefici o vittime del mostro di turno ne è piena la storia del cinema. Eppure è indubbio che, almeno da un decennio a questa parte, i prodotti di genere con al centro preadolescenti alle prese con eventi più o meno soprannaturali stiano vivendo un nuovo periodo d’oro. Da Babadook a Stranger Things, lo sguardo privilegiato dell’infanzia sull’orrore e sul mostruoso ha infatti dettato il passo per tanti film di genere contemporanei, forse affascinati dal modo unico dei suoi giovani protagonisti di stare sempre sul confine sottile tra ordinario e straordinario, quotidianità e soprannaturale.
Realtà perturbanti
Gioca consapevolmente su questa ambiguità anche Cobweb di Samuel Bodin, incursione nell’horror della premiata ditta Rogen-Goldberg che proprio nelle premesse del suo orrore e nel senso di perturbante che ne deriva ha i suoi principali punti di forza. Affidandosi interamente allo sguardo del suo piccolo protagonista, facendoci immedesimare nei suoi dubbi e nelle sue paure, il film mette infatti al centro della sua vicenda la famiglia e il suo rimosso, un mondo di menzogne e segreti nascosti (letteralmente) dentro le mura di un’apparenza borghese mai così labile.
L’eventualità che i suoi genitori possano nascondere segreti inconfessabili (non a caso il padre ha le fattezze del Patriota di The Boys, altra creatura della coppia di produttori) è infatti la molla che innesca tutta la vicenda di Cobweb, un susseguirsi di colpi di scena in cui la verità non è mai dove ci si potrebbe aspettare.
Immaginari di seconda mano
Ma se il meccanismo funziona, così come i personaggi contenuti al suo interno, ambigui e perturbanti al punto giusto, è nella risoluzione della sua intricata matassa che il film rischia di inciampare in un immaginario decisamente inflazionato, tra ambientazioni (Halloween, la casa gotica con tanto di campo di zucche), jumpscares e un mostruoso che definire debitore del J-horror è poco.
Un peccato perché Cobweb ha il coraggio di non essere mai conciliante, di non tirarsi mai indietro di fronte alla rappresentazione di un quotidiano realmente perturbante. Un senso di inquietudine che mal si concilia con un (idea di) horror oramai prevedibile.