Prodotta da Poste Restante (Dóra Csernátony, Lili Horvát) e realizzata nell’ambito di Biennale College, Január 2 è l’opera seconda della regista ungherese Zsófia Szilágyi. Un racconto micro-realista di una separazione, visto attraverso gli occhi della migliore amica della protagonista.
La trama
Klára (Zsuzsanna Konrád) ha deciso di lasciare il marito e di trasferirsi in un nuovo appartamento. La sua migliore amica, Àgi (Csenge Jóvári), l’aiuta nel trasloco mettendo a disposizione la sua macchina. Nel corso di una giornata, le due fanno avanti e indietro dalla casa vecchia a quella nuova per sette volte. Sette viaggi per chiudere un capitolo e cominciarne uno nuovo.
Január 2 – Il trasloco come passaggio della soglia
Il momento della separazione, e più precisamente quello del trasloco, raccontato nella sua essenzialità. In Január 2 non c’è spazio per il ripensamento e il sentimentalismo: è il momento di farsi forza e andare avanti. Klára è provata, ma non inciampa mai: ha ben chiaro cosa vuole portarsi dietro e cosa deve rimanere nella casa vecchia. L’appartamento in cui andrà a vivere andrebbe ristrutturato, ha macchie sui muri e gli interni rovinati; e per di più si trova nell’ VIII distretto, un quartiere malfamato e privo di verde. Anche questo però non la ferma: la donna ha già maturato la sua decisione. Ciò a cui si assiste sono solo le conseguenze, gli effetti di questa sua consapevolezza personale e relazione.
Nel corso del film intervengono anche altri personaggi: il fratello e i genitori di Klára, l’ex-marito con i suoi genitori, il migliore amico della coppia. Gli stati d’animo sono vari: c’è chi approva, chi è contrario, chi è preoccupato per i figli, chi cerca di sdrammatizzare. La bravura di Szilágyi sta nel riuscire a portare sullo schermo, far convivere e dialogare queste prospettive in modo ordinato e nondimeno naturale.
Január 2 – La scelta della prospettiva
Agì ci fornisce gli occhi per leggere tutto ciò. Tra le due donne non ci sono abbracci e nemmeno grandi discorsi; al limite una stretta di mano in un attimo di cedimento, niente di più. La ragazza con i capelli biondi e il cappellino felpato sembra fredda: carica e scarica in modo quasi automatico, distaccato. Ma se a un primo sguardo questo comportamento stona, poi si rivela per quello è realmente: il tentativo di infondere forza a un’amica in difficoltà. C’è sincerità, nell’amicizia di Klára e Agì, e tanto affetto.
È importante riconoscere il valore della parola, e anche quello della non parola. Szilágyi è una penna raffinata, che preferisce omettere che parlare troppo. I personaggi in scena lasciano intravedere appena il loro pensiero su quello che sta succedendo. Zoli, l’amico della coppia, esagera, dice una frase di troppo, ma se ne ronde conto subito e si scusa.
In Január 2 è meglio tacere che straparlare. Questo perché ogni viaggio, ogni scatolone caricato e scaricato rappresenta la perdita, la decostruzione di un pezzo della propria vita, in attesa di dargli un nuovo significato. È il racconto di un momento di incertezza totale, in cui la stessa Agì perde certezze. Si intuisce che il divorzio dell’amica sta avendo effetto anche su di lei, ma quale sia questo effetto non è dato saperlo.
Január 2 è il ritratto, quasi documentaristico, di una giornata particolare, fatta di tanti viaggi in macchina e grandi silenzi; una giornata faticosa, a livello sia fisico che psicologico, in cui la delusione si mescola al coraggio e la paura diventa sinonimo di crescita; una giornata in cui le prese di coscienza coincidono inevitabilmente con la perdita di ogni certezza.