Evento Speciale della 21° edizione delle Giornate degli Autori, Kora segna il ritorno a Venezia della regista portoghese Cláudia Varejão. Già GdA Director’s Award nel 2022 con Lobo e cão, quest’anno Cláudia Varejão porta all’attenzione del pubblico il suo stato di frustrazione:
Stiamo vivendo una tragedia umana senza precedenti. Abbiamo fallito come specie e come società. Come essere umano, come cittadina e anche come regista, mi sento responsabile. Kora è nato gradualmente da questa sensazione di essere troppo piccola e, al tempo stesso, dalla frustrazione di far parte di qualcosa che non mi rappresenta. Questo film è il mio sguardo, politico e affettivo, sul momento storico che sto vivendo
Autoritarismi, guerre, discriminazioni: un’oppressione, un’angoscia, una sofferenza che costringe molte persone a scappare dalla propria terra, ad abbandonare la propria famiglia, ad intraprendere viaggi in balia di incognite, dolore, umiliazioni, alla ricerca di una vita normale, come ai più è dato vivere.
Kora è una finestra interiore su 5 donne che sono in salvo, in Portogallo. Come un puzzle, le singole storie vengono ricostruite attraverso due chiavi di racconto:
Voce
La macchina da presa si avvinghia alle sue protagoniste, rivelate mai per intero, ma concentrandosi sull’occhio, sulle mani, sulla schiena, sulla bocca… E su un’azione che accompagna la voce di ciascuna. Una voce sempre fuori campo, che instrada lo sguardo in un doppio binario temporale: quello attuale, che cattura una individualità fatta di particolari, così attentamente rivelati da divenire vividi, essi stessi necessari pezzi di ricomposizione di un presente stabile, sereno. Quello della separazione-scissione, di un passato che si sovrappone nel nostro immaginario, riscostruito nell’ascolto.
Fotografia
Un mezzo molto caro alla regista, negli studi di fotografa intrapresi. Rivelata in un bianco e nero intimo e avvolgente, che dà identità a ciò su cui visivamente si concentra. Un simbolo, anche, in un mondo bulimico di immagini da smartphone, tornato in Kora alle sue origini di identità materica ed emotiva: la fototessera è il legame con ciò che si era e ciò che si è, un resoconto istantaneo, un legame della memoria da portare come una reliquia vivente.
Un diario preziosissimo, Kora, un’opera intima ma molto potente come testimonianza umana, capace di raggiungerci direttamente, di rivelarci quel pizzico di verità scevra da qualunque mediazione. Comprendiamo cosa significhi essere discriminati, vivere nella guerra, abbandonare il proprio Paese, ricostruire una vita altrove, raccogliendo i pezzi di ciò che resta.
La memoria assume un valore centrale, in Kora: ciò che dona al passato, alle persone che hanno vissuto, la vera immortalità. Esse stesse diventano entità in grado di comunicare con chi è in vita. Chi resta porta dentro di sé ciò che chi non c’è più ha lasciato nel corpo, nei caratteri, nella forza e determinazione, nel dolore, nella gioia, nei ricordi.
Cláudia Varejão
Partecipa al Programma di creazione artistica istituito dalla Fondazione Calouste Gulbenkian in collaborazione con la German Film und Fernsehakademie di Berlino e l’Accademia internazionale cinematografica di São Paulo. Studia fotografia presso l’AR.CO di Lisbona.
Nella veste di regista, è autrice della trilogia di cortometraggi Fim-de-Semana (2007), Um dia frio (2010) e Luz da manhã (2012). Ama-san (2016), suo primo lungometraggio, ha ricevuto decine di premi in tutto il mondo. Ha diretto No escuro do cinema descalço os sapatos (2016), O ofício da ilusão (2020) e Amor Fati (2020).
Nel 2022 con Lobo e cão si è aggiudicata il premio per il miglior film delle Giornate degli Autori (GdA Director’s Award).
Porta avanti anche una carriera di fotografa, tenendo corsi e workshop in diverse scuole di cinema e d’arte.
Le Giornate degli Autori a Venezia, sul modello della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, confezionano un circuito di un visivo di qualità improntato all’indipendenza espressiva, produttiva, alla ricerca, all’innovazione, alla originalità.