Why war di Amos Gitai (Kippur, Eden) è l’ultima opera del regista israeliano, da sempre vicino alle tematiche belliche. Il film è prodotto da Agav Films, Agav Hafakot e Elefant Films, ed esordirà Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia il 31 agosto.
Il film è interpretato da Irène Jacob, Mathieu Amalric, Jérôme Kircher, Micha Lescot e Yaël Abecassis.
Una speculazione brillante, dove l’umanesimo rimane il riferimento, su come la guerra avveleni fin nel DNA la società, e che l’antidoto rimanga, nel tempo, la cultura.
Why war di Amos Gitai, la trama
Il nuovo lavoro composito di Amos Gitai prende il via dallo scambio epistolare trascorso tra Albert Einstein e Sigmund Freud. Il primo, nel 1932 fu invitato dalla Società delle Nazioni ad interrogarsi su di un tema pregnante, e scelse lo psicoanalista come suo interlocutore. Gitai coinvolge Mathieu Amalric e Jérôme Kircher ad interpretare i due grandi, ma questo non è che un tassello della composizione sperimentale e poetica creata da Gitai.
Why war, infatti, temporeggia su immagini documentarie di Israele oggi, sulle riflessioni di una Irène Jacob spettatrice di guerra, e con questo usa la drammatizzazione come forma ancestrale di placebo. La musica sigilla il dialogo misterioso che tra finzione e realtà, si perde nella disquisizione di ciò che risulta impossibile definire, ma soprattutto, giustificare.
L’uomo ha un bisogno innato di odiare e distruggere.

Irene Jacob in ‘Why War’ di Amos Gitai
Una riflessione sperimentale
Amos Gitai ci offre un prodotto peculiare, che in parte cerca di verbalizzare la guerra alternando il punto di vista della vittima e del carnefice, e anche quella dello spettatore. Perché ormai viviamo in un mondo in cui la guerra rappresenta, nostro malgrado, uno show, trasmesso quotidianamente dai mezzi di informazione.
Pertanto, lo scambio epistolare tra Einstein e Freud (raccolto e pubblicato con il medesimo titolo del film) è un pretesto, una miccia, per una riflessione molto più strutturata, a cui aggiunge inevitabilmente le immagini della sua Israele. Senza omettere un profilo di speculazione storica sulle radici, le origini di questa forma di scambio comunicativo autolesionista implacabile e fatale, che è la guerra.
Eppure, non si concede all’atrocità, ed esalta invece le parole e la presenza fisica di una sempre nostalgica e passionale Irène Jacob. Why war alterna il ballo, il canto ad una serie di inserti probabilmente definibili di teatro-danza, o di performance, alla recitazione e la presenza corporea della Jacob, la controparte umana alla distruzione. Viva nella sua anima, nella sua commozione, nella sua carnalità.
Il messaggio risuona nelle parole dei due grandi pensatori Freud e Einstein, le cui lettere sono una parte importante di questo film sperimentale non facile, ma onesto: Gitai si approccia a questi due grandi pensatori con un film che è da una parte un omaggio, e dall’altra una disperata supplica. La risposta che ne ottiene, nelle parole e nella sua seguente riflessione, è che la vera e unica alternativa è la cultura.
Di cui Amos Gitai continua ad essere un illuminato divulgatore.