In concorso nella sezione cortometraggi della Settimana Internazionale della Critica nell’ambito della 81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Sans Dieu è un corto di Alessandro Rocca, giovane regista (classe 1997) qui alla sua seconda opera dopo il corto Agosto in pelliccia, già vincitore di vari premi. Il film è stato scritto dallo stesso Rocca con Tommaso Ricci ed è stato prodotto dalla Destination Film.
Con Sans Dieu il regista firma il secondo capitolo di una breve trilogia che si chiuderà prossimamente (con Kràlik, ora in produzione), incentrata sui temi dell’amore e del conflitto; qui il contrasto scorre in inquietudini spirituali, sulla presenza o assenza di Dio nel mondo e nella natura, nella percezione e nel sentimento di due giovanissimi.
Tra sacro e profano
Giocare per i prati e correre per le campagne, nello scorrere candido dell’infanzia, apparentemente impermeabile a qualsiasi assillo o turbamento. Gabriel e Xavier trascorrono in questo modo le giornate, senza precludere qualche innocente trasgressione, la curiosità della sperimentazione proibita, come fumare una sigaretta. Ma in questa natura quasi incontaminata, ora contadina ora più selvaggia, si instilla un dubbio millenario, sull’evanescenza di Dio e del suo vuoto che è come un’impronta.
In questo modo, Sans Dieu compone in una sinfonia bucolica uno scorcio filosofico sulla crudeltà dell’esistenza che scorre nell’intelligenza dell’insicurezza, nella ricerca all’insegna del dubbio, nella non conciliazione con il creato. Un approccio che elude qualsiasi intellettualismo, ancorandosi alla forza metaforica delle immagini per contrasto (come i fiori recisi e poi ricomposti), alla dolcezza di due piccoli interpreti con carisma (Aaron Guey e Sebastiano Berti), al silenzio che si insinua nei pochi dialoghi, alla lettura aperta degli sguardi stupiti o affranti.
Un corto che intercetta la poesia della ricerca di risposte e sconfina, forse eccessivamente, nel mare ondivago della libertà di interpretazione, dove un’allegoria misteriosa vuole caricarsi di più significato rispetto a una presunta verità.